Il
tenente del diavolo
di
Maria Fagyas
Elliot
Edizioni
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
383
ISBN
9788861928350
Prezzo
Euro 22,00
Non
solo thriller
Arrivati
all’ultima pagina si è portati inevitabilmente a
classificare Il tenente del diavolo come un thriller di
ambiente militare, un thriller psicologico di notevole interesse,
anche se non credo che il principale piano di lettura sia
rappresentato dai disperati sforzi del capitano Kunze, magistrato
militare, per incastrare il tenente Dorfrichter, sospettato di aver
avvelenato con il cianuro un collega, il capitano Mader, nonché
di aver tentato di porre in atto la stessa fine per altri nove
ufficiali dello stato maggiore austriaco. Maria Fagyas, figlia di un
tenente ungherese deceduto nel corso della prima guerra mondiale, è
molto abile nell’addentrarsi in un ambiente tutto sommato
chiuso alle donne e in cui predomina una morale maschilista,
congiunta sovente ad aspirazioni bellicose, a conflitti sognati e
facilmente vinti (ma solo sulla carta). La vicenda di questo
ufficiale non promosso al rango di capitano, ma soprattutto non
assurto alla carica di componente dello stato maggiore, nonostante le
sue eccelse capacità, è veramente riuscita, con un
continuo gioco fra il gatto (Kunze) e il topo (Dorfrichter), ma con
un non raro scambio di ruoli, perché il presunto reo è
dotato di una forte personalità, di un’intelligenza
ragguardevole ed è in grado di tenere testa a chi conduce le
indagini, rifiutandosi inizialmente di confessare, il che lo
porterebbe direttamente al capestro. Peraltro, pur ammettendo che
l’accusato sia in grado di esercitare un certo ascendente con
il suo fascino su Kunze, che in gioventù non è stato
immune da esperienze omosessuali, resta il fatto che l’azione
dell’inquisitore è mossa unicamente dal desiderio di
pervenire alla verità, verità che nonostante il
dissennato sostegno di casta verrà fuori, portando tuttavia,
in una sorta di compromesso, a una condanna pesante, ma senza che sia
una sentenza di morte. Il conflitto esistente fra accusato e
accusatore va ben oltre lo schema dialettico della tenzone fra
imputato e magistrato, ma evidenzia un insanabile contraddizione di
base che vede da un lato Dorfrichter convinto assertore della guerra
che vorrebbe fosse condotta con metodi moderni e il pacifismo, spinto
all’antimilitarismo, di Kunze, non tanto un’eterna lotta
fra male e bene, quanto invece un concetto di essere umano
radicalmente diverso alla radice. Può forse apparire simpatico
il personaggio dell’accusato e in fondo detestabile quello del
capitano, ma non si deve dimenticare che il primo è nato per
fare la guerra, il secondo per perseguire chi delinque, una bella
differenza fra chi giustifica in ogni caso l’omicidio per cause
di guerra e chi invece cerca, sempre e solo, di pervenire a
comprendere ciò che realmente sia accaduto e chi sia il
colpevole.
Il
tenente del diavolo scorre liscio, le pagine si leggono
velocemente, la tensione non viene mai meno in un’opera che non
è solo mero motivo di svago, ma che invita a riflettere sul
significato delle parole guerra e pace, su un senso del dovere che
nel caso del capitano va oltre ogni lusinga o minaccia dei potenti.
Peraltro
la Fagyas è riuscita a descrivere bene l’atmosfera di
fine Belle epoque, in un impero asburgico che sta implodendo non solo
sotto la spinta dei popoli che chiedono maggiori autonomie, ma anche
perché la decadenza si manifesta in tutte le sue
caratteristiche, con una società di pubbliche virtù e
di vizi privati, in cui puttanieri e puttane trascinano una squallida
esistenza fatta di corna assiduamente reiterate.
Questo
romanzo, che trae spunto da un fatto accaduto veramente, merita
indubbiamente di essere letto.
Maria
Helena Fagyas nacque
nel 1905 a Budapest. Suo padre, Géza Fagyas, tenente
ungherese, morì durante il primo conflitto mondiale. Nel 1925
Maria si trasferì a Berlino, dove sposò Ladislau
BusFekete, drammaturgo e regista viennese. Nel 1937 i due emigrarono
negli Sati Uniti, a Hollywood – dove il marito fu assunto dalla
MGM come commediografo – e divennero cittadini americani nel
'47. Scrisse in quegli anni con i nomi di Mary Helen Fay e Mary
BushFekete. Fu, inoltre, autrice di opere teatrali e traduttrice. Nel
1963 uscì il suo primo romanzo, La quinta donna, ambientato
durante la rivolta a Budapest del 1956. Alla morte del marito viaggiò
in Europa per stabilirsi infine a Palm Springs, dove morì nel
1985. Il tenente del Diavolo è considerato il suo capolavoro.
Renzo
Montagnoli
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