La
bastarda degli Sforza
di
Carla Maria Russo
Edizioni
Piemme
www.edizpiemme.it
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
365
ISBN
978-88-683-6804-3
Prezzo
Euro 10,90
Una
vera e propria tigre
Figlia
naturale del depravato Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di
Lucrezia Landriani, moglie di un uomo di corte, Caterina Sforza
(Milano, 1463 – Firenze, 28 maggio 1509) si fece notare fin da
giovane per il suo carattere ribelle e per la sua passione per le
armi (quest’ultima verrà poi trasmessa al figlio
Ludovico di Giovanni de’ Medici, più conosciuto con il
nome di Giovanni dalle Bande Nere). Divenne signora di Imola e
contessa di Forlì, dapprima con il marito Girolamo Riario,
nipote di Papa Sisto IV, e, dopo l’uccisione di questi in una
congiura cittadina, in qualità di reggente del figlio
primogenito Ottaviano. Fu proprio nella veste di reggente che di
distinse in modo particolare, comandando a tutti gli effetti e
dimostrando una fermezza eccezionale. Dopo un secondo matrimonio con
il giovane Giacomo Feo, che finì pure lui vittima di una
congiura, Caterina sposò l’ambasciatore della Repubblica
di Firenze Giovanni de’ Medici, detto il Popolano, membro di
una ramo collaterale della nota famiglia fiorentina. Anche il terzo
marito, tuttavia, morì, questa volta però per malattia.
Divenuta così nuovamente vedova si trovò al centro
delle azioni volute da Alessandro VI, il famoso Borgia, per la
conquista dell’Italia; in particolare dovette fronteggiare
l’alleato esercito francese calato in Italia e che già
aveva sottomesso Milano, poi ripresa dagli Sforza grazie agli
Austriaci. Lo scontro vero e proprio però avvenne con il
figlio del Papa, il Valentino, che, posta sotto assedio e infine
occupata Imola, rivolse la sua attenzione a Forlì, dove
Caterina, asserragliata nella fortezza di Ravaldino, tenne a lungo
testa agli aggressori, fino alla capitolazione e la successiva
prigionia a Roma fino al 30 giugno
1501, quando, liberata dai francesi di passaggio per la conquista del
Regno di Napoli, si ritirò a Firenze nelle proprietà
del marito Giovanni e lì si spense il 28 maggio 1509.
Personaggio indubbiamente interessante, battagliero, in un’epoca
densa di avvenimenti come quella del pontificato di Alessandro VI,
assunse al ruolo di eroina non solo agli occhi del popolo che le
diede il soprannome di Tigre,
ma anche di suoi illustri contemporanei, fra i quali il Machiavelli.
E proprio Caterina Sforza è la protagonista del bel romanzo
storico La bastarda degli
Sforza, scritto con felice
estro da Carla Maria Russo. La narratrice, che si è avvalsa di
ampie e meticolose ricerche storiche, è stata brava nel
riproporci un mondo in cui l’essere donna significava
normalmente essere schiava dell’uomo, e non importava che si
trattasse di una popolana e di una nobile. In particolare il libro
riesce a trasmettere l’immagine di un personaggio che, dietro
la finezza dei lineamenti e la dolcezza dello sguardo come appare nel
suo presunto ritratto “La dama dei gelsomini” di Lorenzo
di Credi, cela un carattere indomito, forte e deciso ad affermarsi,
un’autentica Signora a tutti gli effetti di uno Stato, anche se
piccolo, come infatti ebbe a dimostrare. Ho l’obbligo però
di muovere un appunto, perché la narrazione si interrompe
improvvisamente quando Caterina riesce a riparare nella fortezza di
Ravaldino, lasciando i figli e i familiari alla mercé del
Valentino. E’ vero che in una breve nota Carla Maria Russo si
impegna solennemente a scrivere il seguito della storia, ma ho avuto
netta l’impressione di una porta che mi fosse stata sbattuta in
faccia. Posso comprendere le esigenze dell’editore, ma resta il
fatto che questo comportamento è censurabile e che influisce
non poco sul giudizio complessivo dell’opera.
Da
leggere, comunque.
Carla
Maria Russo,
vive e lavora a Milano. È appassionata di ricerca
storica e adora le biblioteche, dove trascorre parecchio tempo.
Divora libri e fa abuso di cioccolato (fondente). Per
Piemme ha pubblicato La
sposa Normanna, Il
cavaliere del giglio,L’amante
del doge, Lola
nascerà a diciott’anni e La
regina irriverente.
Renzo
Montagnoli
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