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  Recensioni  »  Tentativo di dialogo sul comunismo, di Ferdinando Camon e Pietro Ingrao, edito da Ediesse 15/03/2019
 
Tentativo di dialogo sul comunismo

di Ferdinando Camon e Pietro Ingrao

a cura di Alberto Olivetti

Edizioni Ediesse

www.ediesseonline.it

Saggistica politica

Pagg. 168

ISBN 978-88-230-2171-6

Prezzo Euro 15,00


Un confronto serrato


Pietro Ingrao è l’uomo politico che ha visto, nella sua lunga vita, l’ascesa e poi la caduta del comunismo, un’ideologia che per lui ha rappresentato una vera e propria fede, in una inossidabile coerenza che lo ha portato a superare e probabilmente anche a digerire bocconi amari come la rivolta di Ungheria e la primavera di Praga, duramente represse da quel paese che rappresentava e ha rappresentato il tentativo di mettere in pratica l’ideologia marxista. Lo sfaldamento del suo partito, che a un certo punto ha deciso di ricostituirsi abbandonando nella denominazione il termine “comunista” ormai diventato scomodo e che per Ingrao ha rappresentato sicuramente un dolore tale da comportare anche lacrime, ha finito, complice anche l’età, per portare questa figura di primo piano in un esilio volontario, a rinchiuderla in un bozzolo intorno al quale ha costruito una barriera onde impedire che almeno la speranza di una rinascita non potesse venire meno.

In questo contesto nessuno meglio di lui avrebbe potuto fornire la spiegazione sul fallimento della realizzazione dell’ideologia comunista e così Ferdinando Camon ha provato a intervistarlo. Ci sono stati tre incontri durante i quali sono state poste domande e sono state ricevute risposte, ma il libro che le avrebbe dovute riportare nella loro integrità è uscito solo da pochissimo e postumo, perché all’epoca non ne volle la pubblicazione proprio Ingrao, che lamentò la difficoltà di spiegare bene i concetti con un’intervista e non con un saggio ponderato. E’ merito del dottor Alberto Olivetti, condirettore della collana Carte Pietro Ingrao della Ediesse aver riscoperto le pagine di quell’intervista e di averle ritenute meritevoli di essere date alle stampe. Io, per quanto contrario al comunismo, e comunque a ogni ideologia che per imporsi abbia bisogno della forza, togliendo la libertà, avevo tuttavia sempre apprezzato la coerenza del politico laziale, ma dal tono delle risposte alle domande sempre incalzanti di Camon, e anche dal loro contenuto, ho ritratto l’impressione di un individuo complesso, cosciente degli errori imperdonabili commessi nell’applicazione pratica della sua ideologia e ciò nonostante irremovibile, abbarbicato come un glicine al pensiero che la colpa dei fallimenti non fosse propria dell’idea, ma della sua traduzione in pratica, senza tener conto che ci possono essere idee in apparenza valide, ma del tutto impraticabili. Messo a volte alle strette si arrampica sugli specchi non tanto per difendere se stesso, ma i tanti anni di militanza, onde evitare di considerare la sua una vita gettata al vento. Eppure, pur avendo acclarato che Pietro Ingrao in fondo non era così coerente, dalla lettura di questa intervista ho potuto constatare in quest’uomo una virtù ormai rara: la fede in un’idea, quella comunista, la cui realizzazione, almeno in prospettiva, avrebbe dovuto assicurare a tutti una vita serena, a ognuno quanto gli sarebbe stato necessario e un lavoro atto allo scopo. Si tratta indubbiamente di utopie, ma ciò che mi ha colpito è quel credere, pur fra tanti tentennamenti, più dell’uomo che del politico Ingrao. In un’epoca in cui sembra che non esistano più ideologie e nemmeno idee, ma si seguono i suonatori di piffero che procedono per slogan, ecco, in un’epoca falsa e vuota, un essere umano che ancora spera in un’ideologia, per quanto sbagliata essa sia, è merce rara, è un seme che sotto terra aspetta che passi la bufera per affacciarsi fulgidamente sul mondo.

Da leggere, senza dubbio.




Ferdinando Camon è nato in provincia di Padova. In una dozzina di romanzi (tutti pubblicati con Garzanti) ha raccontato la morte della civiltà contadina (Il quinto statoLa vita eternaUn altare per la madre – Premio Strega 1978), il terrorismo (OccidenteStoria di Sirio), la psicoanalisi (La malattia chiamata uomoLa donna dei fili), e lo scontro di civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). È tradotto in 22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La cavallina, la ragazza e il diavolo (2004). Nel 2016 ha vinto il premio Campiello alla Carriera.


Pietro Ingrao (Lenola, 30 Marzo 1915 – Roma, 27 settembre 2015) nel 1936, in seguito all'aggressione franchista alla Repubblica spagnola, diviene membro attivo dell'organizzazione clandestina comunista. 
Alla cacciata dei nazifascisti da Roma, entra nell'esercito di Liberazione. Deputato del Pci dal 1948 al 1992, è stato presidente della Camera dal 1976 al 1979. È stato parlamentare per dieci legislature. 
Direttore del quotidiano «l'Unità» nella prima metà degli anni Cinquanta, è anche autore di numerosi saggi, tra i quali ricorderemo Masse e potereLe cose impossibiliAppuntamenti di fine secolo (con Rossana Rossanda e altri) e di alcune raccolte di poesie tra cui Il dubbio dei vincitori Variazioni serali.
Nel 2011 pubblica un pamphlet dal titolo Indignarsi non basta, che risponde al fortunatissimo libello di Stéphane Hessel Indignatevi!
In seguito escono Le cose impossibili. Un'autobiografia raccontata e discussa con Nicola Tranfaglia (Aliberti 2011), Un sentimento tenace. Riflessioni sulla politica e sul senso dell'umano (Imprimatur 2013, con Goffredo Bettini), La «Tipo» e la notte. Scritti sul lavoro (1978-1996) (Ediesse 2013), Crisi e riforma del Parlamento. Con un Dialogo epistolare sulle istituzioni con Norberto Bobbio e un saggio di Luigi Ferrajoli (Ediesse 2014), Masse e potere crisi e terza via (Editori Riuniti Univ. Press 2015).



Alberto Olivetti, professore di Estetica, Università di Siena. Membro del consiglio scientifico del Centro studi e iniziative per la riforma dello Stato - Archivio Pietro Ingrao. Direttore della Collana Carte Pietro Ingrao insieme a Maria Luisa Boccia.


Renzo Montagnoli

 
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