Piccole
storie, Lettere e bottoni in piazza
di
Giovanni Piubello
a
cura di Mario Artioli e Vladimiro Bertazzoni
Sometti
Editoriale
www.sometti.it
Narrativa
racconti
Pagg.
256
ISBN
978-88-7495-114-0
Prezzo
Euro 15,00
Un
artista molto versatile
Pubblicati
nell’ambito del progetto “Per ricordare Giovanni
Piubello” i romanzi (Matti
beati e Gli ubbidienti) con il primo volume del
cofanetto a lui dedicato, dati alle stampe con il secondo volume i
racconti, divisi in due raccolte omogenee, e le poesie, si sarebbe
potuto pensare che sarebbe rimasto ben poco, e invece la prolificità
di questo artista ha imposto ai curatori di procedere con un terzo
volume. Nello stesso sono ricompresi racconti di tema vario nati dal
dialogo giornaliero in piazza delle Erbe con ortolani, giornalai,
ambulanti del mercato cittadino del giovedì, con lo scaccino
della concattedrale di Sant’Andrea (al riguardo di quest’ultimo
è veramente spassosa la narrazione di “Spogliarello in
Sant’Andrea”, una vicenda per nulla oscena o blasfema).
Si potrebbero definire Piccole storie e così le hanno
intitolate i due curatori dell’opera omnia Mario Artioli e
Vladimiro Bertazzoni. Forse si tratta di racconti non così
belli come quelli delle raccolte omogenee, ma pur tuttavia sono il
sintomo di una capacità dell’autore di spaziare con la
creatività in campi assai vari e diversi; peraltro più
d’uno di questi è senz’altro riuscito benissimo,
in particolare “Tutti al ricovero?” sul non facile tema
della destinazione, per gli ultimi giorni della loro vita, di non
pochi anziani, fra cui figura anche il padre, in una narrazione più
malinconica che ironica, affettuosa e dolente nel parlare della
dipartita del proprio genitore, un racconto che ci svela l’animo
autentico di Piubello, spesso rinchiuso nella corazza di una innata
timidezza.
Il
terzo volume però si intitola non solo Piccole storie,
ma anche Lettere e Bottoni in piazza. Vediamo di che si
tratta: le lettere sono quelle della corrispondenza con i lettori
della rivista letteraria “Bancarella”, una pubblicazione
fortunata, protrattasi per dieci anni con la quale Piubello regalò
ai lettori pagine di indubbio gusto, precise informazioni librarie,
dando ampio spazio ai giovani ed esercitando quell’attività
che lui definiva con termine, quanto mai appropriato, di
“apostolato”. Ci sono risposte, a volte secche, altre più
accomodanti, secondo il tenore della lettera ricevuta, a chi gli
inviava poesie e racconti per avere il suo giudizio o il suo
conforto, ma c’è anche altro, come ironiche riflessioni
e anche aforisma, di cui uno talmente riuscito che non posso fare a
meno di riportare di seguito: “L’uomo ha creato la Legge,
per garantire secondo giustizia se stesso e il prossimo suo. E in un
momento di esaltazione romantica ha dichiarato che la Legge è
uguale per tutti. Balle. <<Anche la pioggia è uguale per
tutti>> dice Brocchieri, <<ma chi ha l’ombrello non
si bagna>>”.
Da
ultimo ci sono i Bottoni in piazza, non racconti, non lettere, ma una
narrazione quasi sempre breve, come brevi sono gli scambi di battute,
soventi divertenti, e che si chiudono con un tono ora malinconico,
ora ilare. A spiegare di che si tratta faccio prima a riportarne uno,
necessariamente corto per ovvi motivi:” Cartolina del Vladimiro
da Monaco. <<Salutoni agli amici del portico. Mia moglie, a
Mantova, ha fatto Alessio. Non lo sai?>>. No. A Mantova, le
notizie di Mantova, non le possiamo sapere che attraverso i canali
internazionali.”
Questo
terzo volume, che completa la raccolta degli scritti di Giovanni
Piubello (ma non esaurisce il cofanetto, perché ce n’è
un quarto che è in pratica una sua biografia) finisce con il
darci una visione completa dell’artista, dotato di una
versatilità non comune, appassionato come pochi di
letteratura, divulgatore della stessa, amante della cultura per il
piacere di sapere, insomma tutte caratteristiche che fanno
dell’autore di origini veronesi un autentico intellettuale, non
salottiero, ma portato a uno scambio continuo di conoscenza.
Se
anche questo libro è utile per comprendere la personalità
di Piubello, è altrettanto vero che di per sé presenta
motivi di sicuro interesse, tanto da essere ampiamente meritevole di
lettura.
Giovanni
Piubello (San Bonifacio, 24 giugno 1921 –
Mantova, 16 giugno 1983) trascorse
l'infanzia nel paese natale, e si trasferì a Mantova nel 1928
dove conseguì il diploma di perito industriale, ma volle
diventare scrittore, libraio ed editore.
La
sua prima opera, pubblicata in proprio, fu Zingara e
poi diede alle stampe numerosi volumetti di racconti, prose, lettere
in piazza e A
proposito di gobbi,
in versi.
Nel
1967 l'editore Rizzoli pubblicò il romanzo Matti
beati,
con il quale vinse il premio nazionale Duomo. Il romanzo è
autobiografico e racconta l'infanzia dello scrittore nel paese di San
Bonifacio (Sambonifacio), descrivendo un quadro suggestivo della vita
contadina e di paese negli anni Venti, in un contesto di sostanziale
povertà vissuto tuttavia con allegria.
Il
successo fu di breve durata e Piubello continuò a stampare in
proprio, nelle Edizioni
di Bancarella,
le sue storie, le sue lettere e i suoi dialoghi con lettori veri o
presunti.
Fu
straordinario osservatore della vita cittadina nella sua patria
d'adozione, e fu amato dai mantovani che trovavano nella bancarella
sotto i portici Broletto un dimesso ma profondo uomo di cultura.
Renzo
Montagnoli
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