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  Recensioni  »  Piccole storie, Lettere e bottoni in piazza, di Giovanni Piubello, edito da Sometti 27/03/2019
 
Piccole storie, Lettere e bottoni in piazza

di Giovanni Piubello

a cura di Mario Artioli e Vladimiro Bertazzoni

Sometti Editoriale

www.sometti.it

Narrativa racconti

Pagg. 256

ISBN 978-88-7495-114-0

Prezzo Euro 15,00


Un artista molto versatile


Pubblicati nell’ambito del progetto “Per ricordare Giovanni Piubello” i romanzi (Matti beati e Gli ubbidienti) con il primo volume del cofanetto a lui dedicato, dati alle stampe con il secondo volume i racconti, divisi in due raccolte omogenee, e le poesie, si sarebbe potuto pensare che sarebbe rimasto ben poco, e invece la prolificità di questo artista ha imposto ai curatori di procedere con un terzo volume. Nello stesso sono ricompresi racconti di tema vario nati dal dialogo giornaliero in piazza delle Erbe con ortolani, giornalai, ambulanti del mercato cittadino del giovedì, con lo scaccino della concattedrale di Sant’Andrea (al riguardo di quest’ultimo è veramente spassosa la narrazione di “Spogliarello in Sant’Andrea”, una vicenda per nulla oscena o blasfema). Si potrebbero definire Piccole storie e così le hanno intitolate i due curatori dell’opera omnia Mario Artioli e Vladimiro Bertazzoni. Forse si tratta di racconti non così belli come quelli delle raccolte omogenee, ma pur tuttavia sono il sintomo di una capacità dell’autore di spaziare con la creatività in campi assai vari e diversi; peraltro più d’uno di questi è senz’altro riuscito benissimo, in particolare “Tutti al ricovero?” sul non facile tema della destinazione, per gli ultimi giorni della loro vita, di non pochi anziani, fra cui figura anche il padre, in una narrazione più malinconica che ironica, affettuosa e dolente nel parlare della dipartita del proprio genitore, un racconto che ci svela l’animo autentico di Piubello, spesso rinchiuso nella corazza di una innata timidezza.

Il terzo volume però si intitola non solo Piccole storie, ma anche Lettere e Bottoni in piazza. Vediamo di che si tratta: le lettere sono quelle della corrispondenza con i lettori della rivista letteraria “Bancarella”, una pubblicazione fortunata, protrattasi per dieci anni con la quale Piubello regalò ai lettori pagine di indubbio gusto, precise informazioni librarie, dando ampio spazio ai giovani ed esercitando quell’attività che lui definiva con termine, quanto mai appropriato, di “apostolato”. Ci sono risposte, a volte secche, altre più accomodanti, secondo il tenore della lettera ricevuta, a chi gli inviava poesie e racconti per avere il suo giudizio o il suo conforto, ma c’è anche altro, come ironiche riflessioni e anche aforisma, di cui uno talmente riuscito che non posso fare a meno di riportare di seguito: “L’uomo ha creato la Legge, per garantire secondo giustizia se stesso e il prossimo suo. E in un momento di esaltazione romantica ha dichiarato che la Legge è uguale per tutti. Balle. <<Anche la pioggia è uguale per tutti>> dice Brocchieri, <<ma chi ha l’ombrello non si bagna>>”.

Da ultimo ci sono i Bottoni in piazza, non racconti, non lettere, ma una narrazione quasi sempre breve, come brevi sono gli scambi di battute, soventi divertenti, e che si chiudono con un tono ora malinconico, ora ilare. A spiegare di che si tratta faccio prima a riportarne uno, necessariamente corto per ovvi motivi:” Cartolina del Vladimiro da Monaco. <<Salutoni agli amici del portico. Mia moglie, a Mantova, ha fatto Alessio. Non lo sai?>>. No. A Mantova, le notizie di Mantova, non le possiamo sapere che attraverso i canali internazionali.”

Questo terzo volume, che completa la raccolta degli scritti di Giovanni Piubello (ma non esaurisce il cofanetto, perché ce n’è un quarto che è in pratica una sua biografia) finisce con il darci una visione completa dell’artista, dotato di una versatilità non comune, appassionato come pochi di letteratura, divulgatore della stessa, amante della cultura per il piacere di sapere, insomma tutte caratteristiche che fanno dell’autore di origini veronesi un autentico intellettuale, non salottiero, ma portato a uno scambio continuo di conoscenza.

Se anche questo libro è utile per comprendere la personalità di Piubello, è altrettanto vero che di per sé presenta motivi di sicuro interesse, tanto da essere ampiamente meritevole di lettura.




Giovanni Piubello (San Bonifacio, 24 giugno 1921 – Mantova, 16 giugno 1983) trascorse l'infanzia nel paese natale, e si trasferì a Mantova nel 1928 dove conseguì il diploma di perito industriale, ma volle diventare scrittore, libraio ed editore.

La sua prima opera, pubblicata in proprio, fu Zingara e poi diede alle stampe numerosi volumetti di racconti, prose, lettere in piazza e A proposito di gobbi, in versi.

Nel 1967 l'editore Rizzoli pubblicò il romanzo Matti beati, con il quale vinse il premio nazionale Duomo. Il romanzo è autobiografico e racconta l'infanzia dello scrittore nel paese di San Bonifacio (Sambonifacio), descrivendo un quadro suggestivo della vita contadina e di paese negli anni Venti, in un contesto di sostanziale povertà vissuto tuttavia con allegria.

Il successo fu di breve durata e Piubello continuò a stampare in proprio, nelle Edizioni di Bancarella, le sue storie, le sue lettere e i suoi dialoghi con lettori veri o presunti.

Fu straordinario osservatore della vita cittadina nella sua patria d'adozione, e fu amato dai mantovani che trovavano nella bancarella sotto i portici Broletto un dimesso ma profondo uomo di cultura.


Renzo Montagnoli










 
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