Nome
d’arte Doris Brilli.
I
casi del maresciallo Ernesto Maccadò
di
Andrea Vitali
Garzanti
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg.
272
ISBN
9788811601692
Prezzo
Euro 18,60
Lo
scandalo
“Cavallo
vincente non si cambia”
e Andrea Vitali ha fatto proprio questo motto, perché in tutti
i suoi romanzi segue uno schema prefissato e ben collaudato. Infatti
scrive due storie agli inizi apparentemente senza nulla in comune,
poi le vicende procedono parallele, cominciando ad avvicinarsi
all’incirca da metà
dell’opera per convergere su un’unica linea nelle ultime
pagine. E così è anche questo il caso di Nome
d’arte Doris Brilli
che inizia quasi in sordina con la bellanese Desolina Berilli fermata
a Milano a Porta Ticinese in seguito a una lite in pubblico con un
giornalista del Popolo d’Italia, il giornale diretto dal
fratello del Duce. E’ inutile dire che, ragioni a parte, il
pericolo di un intervento del potente Arnaldo Mussolini fa decidere
la polizia di rimandare a Bellano la signorina, appassionata di
teatro e di operette, con buone doti canore e di recitazione, tanto
che si esibisce al momento in spettacolini di quart’ordine con
il nome d’arte di Doris Brilli. Contemporaneamente, al paese
natale troviamo il vicedirettore del cotonificio, perito industriale
Delmerio Passanò, tirchio come uno scozzese, alle prese con i
tentativi di maritare con un buon partito la figlia Giannetta. In
mezzo, o meglio ancora vicenda nelle vicende, abbiamo il maresciallo
Maccadò, di fresca nomina e di altrettanto fresco matrimonio,
uomo dotato di intelligenza, a differenza dei carabinieri delle
barzellette, e anche non privo di umanità, quasi una garanzia
per il buon esito del romanzo. Prende corpo così una commedia
degli equivoci, che vedrà coinvolti anche altri personaggi,
invenzioni fortunate dell’autore, che fra una tabacchiera che
scompare per poi riapparire, il pericolo, che si rivelerà
infondato, che uno dei protagonisti sia affetto da tubercolosi,
pranzi con intenti matrimoniali e tutta una serie di situazioni
comiche arriverà a tambur battente alla fine con la scoperta
di quello che ancor più all’epoca (siamo nel ventennio)
si sarebbe potuto definire un grosso scandalo. E’ inutile che
aggiunga altro, perché non voglio far cadere la suspense che è
una delle caratteristiche positive di questo romanzo che accompagna
il lettore dall’inizio alla fine con il consueto garbo proprio
di Vitali, consentendo di trascorrere alcune ore in una sorta di
gradevole evasione.
Dopo
aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco,
Andrea
Vitali
si
laurea in medicina all'Università Statale di Milano ed
esercita la professione di medico di base nel suo paese
natale.
Scrittore
molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il
procuratore,
ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio
letterario Piero Chiara con L'ombra
di Marinetti,
ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una
finestra vistalago (Premio
Grinzane 2004).
Nel
2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La
figlia del Podestà; nel
2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway.
Tra
i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La
leggenda del morto contento e Zia
Antonia sapeva di menta.
Nel 2012 Galeotto
fu il collier e Regalo
di nozze.
L'anno successivo escono Le
tre minestre,
lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di
Ilide ce n'è una sola.
Nel 2014 Quattro
sberle benedette, Premiata
ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto,
signorina!;
nel 2015 La
ruga del cretino,
scritto con Massimo Picozzi, Le
belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi
benedetti, Un amore di zitella (tutti
editi da Garzanti). Nel 2016 Nel
mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le
mele di Kafka (Garzanti)
e Viva
più che mai (Garzanti).
Da
ricordare che con il romanzo Almeno
il cappello (edito
nel 2009 da Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il
Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei
letterati ed è stato finalista al Premio Strega.
I
suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti, sono stati tradotti in
molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.
Renzo
Montagnoli
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