Il
Capo.
La
Grande Guerra del generale Luigi Cadorna
di
Marco Mondini
Edizioni
Il Mulino
Storia
Pagg.
388
ISBN
9788815272843
Prezzo
Euro 26,00
Dalla
gloria alla polvere
Il
cognome Cadorna richiama immediatamente il nome di una località,
ora in Slovenia, chiamata Caporetto, perché è
inevitabile l’associazione fra la figura del comandante in capo
e il tragico evento della celebre ritirata, con gli austriaci e i
tedeschi che nei pressi di quella località sfondarono le
nostre linee e che in pochi giorni non solo ripresero il territorio
che avevamo conquistato nelle undici sanguinose battaglie
dell’Isonzo, ma addirittura minacciarono la sorte stessa
dell’Italia, spingendosi fino al Piave, che divenne così
il baluardo dell’estrema difesa. Il generale Luigi Cadorna fu
lo sconfitto di Caporetto, ma questo fatto fu il frutto di una
strategia militare dello stesso che portò a questi inevitabili
conseguenze. Desideroso di essere padrone non solo della propria
vita, ma anche di quella altrui condusse una guerra d’aggressione
all’Austria in modo sconsiderato, con continui attacchi
frontali che portarono a limitati successi territoriali a prezzo di
centinaia di migliaia di morti. E’ vero che anche sul fronte
occidentale le battaglie degli anglo-francesi con i tedeschi erano
pur sempre scontri frontali, ma l’ottica con cui erano avviate
appariva diversa, nel senso che ambo i contendenti cercavano in tal
modo di dare la spallata decisiva, mentre il nostro Cadorna aveva una
visuale più ristretta, alla ricerca di una vittoria
significativa, ma non determinante. Quell’accanirsi sul Carso,
quel cercare di conquistare l’arido e impossibile altopiano
della Bainsizza danno l’idea di una strategia limitata, volta
magari a cogliere un successo prestigioso, ma comunque non tale da
porre fine al conflitto.
Marco
Mondini con Il Capo
fornisce un ritratto del comandante in modo puntuale e rigoroso,
sulla base dei documenti della commissione d’inchiesta
successiva ai fatti Caporetto e sempre contestualizzando l’operato
del generale con l’epoca e la situazione dello stato italiano
in cui Cadorna non era altro che il rappresentante di una generazione
di militari di carriera permeati dalla convinzione che l’Italia
fosse un paese debole e che avesse bisogno dell’indispensabile
disciplina; a ciò si deve aggiungere che questi “signori
della guerra” erano ossessionati dal passato certamente non
glorioso, soprattutto da quell’infausta terza guerra di
indipendenza che ci vide sconfitti per terra e per mare. L’immagine
che risulta non è quella di un incapace, bensì quella
di un uomo inadatto all’incarico ricevuto, come del resto
comprovato dal giudizio della citata commissione d’inchiesta,
che parla di un accentratore, tetragono alle critiche e ai punti di
vista altrui, irremovibile nelle proprie certezze e convinto della
propria infallibilità, incapace di ammettere i propri errori.
Questa specie di dio ovviamente non aveva nessuna considerazione per
i suoi sottoposti, considerati carne da macello, era continuamente
teso ad affermare un principio di rigida obbedienza da imporsi con il
terrore, con frequenti condanne a morte e decimazioni.
E’
un libro di indubbio interesse e che aggiunge un altro prezioso
tassello al mosaico della nostra storia, risultando anche un prezioso
contributo per comprendere quelle che furono le cause originarie
della ritirata di Caporetto.
Marco
Mondini
fa
parte del direttivo dell’Historial de la Grande Guerre di
Péronne e del board editoriale di «1914-1918 online. The
International Encyclopedia of the First World War». Tra i suoi
volumi più recenti: Tutti
i giovani sui vent'anni, una storia di alpini dal 1872 a
oggi (Mondadori,
2019), Il
Capo. La Grande Guerra del generale Luigi Cadorna (Il
Mulino, 2017, premio Friuli Storia), I
luoghi della Grande Guerra (2015), La
guerra italiana. Partire, raccontare, tornare 1914-1918 (Il
Mulino, 2014).
Renzo
Montagnoli
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