Dove
un’ombra sconsolata mi cerca
di
Andrea Molesini
Sellerio
Editore Palermo
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
292
ISBN
9788838939211
Prezzo
Euro 15,00
Crescere
in fretta
Strano
titolo quello dell’ultimo romanzo di Andrea Molesini, talmente
strano che mentre leggevo ogni tanto mi chiedevo il significato.
Giunto al termine del libro l’autore veneziano ha soddisfatto
la mia curiosità in una Nota al testo e così ho
appreso che quel Dove un’ombra sconsolata mi cerca è
la traduzione di un verso della poetessa russa Anna Achmatova, che
aggiunge:” Ogni tentativo di presentare le proprie memorie
in forma coerente equivale a un falso. Nessuna memoria umana è
predisposta in modo da ricordare tutto in una sequenza continua.”.
In questo modo si spiega la struttura dell’opera che alterna
capitoli di epoche non successive, ma salta da un periodo antecedente
la seguente guerra mondiale ad anni assai più recenti, per
tornare poi a quelli drammatici del secondo conflitto, proprio di
chi, giunto a una certa età, cerca di riordinare i suoi
ricordi che affiorano a sprazzi e quasi mai in un preciso e continuo
ordine temporale.
Ciò
premesso devo dire che Andrea Molesini mostra una spiccata preferenza
per quelle trame che hanno come palcoscenico la laguna della sua
Venezia nel corso di una guerra e con protagonista principale non
tanto un uomo adulto, quanto un bambino, al più un
adolescente. Naviga sempre bene in questo schema che gli è
congeniale e lo fa con mano sicura, inserendo sempre una punta di
suspense che non può che giovare a una narrazione già
di per sé interessante. In questa sua ultima opera troviamo
così la vicenda di Guido, un bambino veneziano, figlio di un
ufficiale della Regia Marina che in effetti è un agente
segreto e che si fa chiamare Comandante, un uomo pragmatico, che si
diletta a costruire mappamondi, e che è abituato a prendere
decisioni, anche drammatiche, portato più per le materie
scientifiche che per quelle letterarie, a differenza della moglie,
che vede il mondo attraverso una lente poetica che la porta, per
esempio, a chiamare i fiocchi di neve “farfalle fredde”.
Se i ricordi degli anni del fascismo ante guerra sono tutto sommato
sporadici, molto più frequenti sono quelli del periodo
bellico, in special modo dall’8 settembre 1943 al 25 aprile
1945; il motivo è che il padre di Guido e Guido stesso,
rimasti rispettivamente vedovo e orfano, sono membri attivi della
Resistenza, anzi il Comandante ne è il capo in Laguna. Non c’è
miglior occasione dei pericoli di una guerra e dentro essa di un
conflitto civile per accelerare la crescita di un ragazzino; e
infatti Guido in quel non lungo lasso di tempo sboccerà
all’età adulta, conoscendo l’amore, le angosce di
chi si sente braccato, il dramma di un’amicizia che verrà
interrotta da un’esecuzione. Intorno a lui si agitano altri
personaggi, tutti ben definiti, quali il nostromo Tobia, la vecchia e
saggia zingara Sussurro, la bella nera Maria, il sacerdote tabagista
don Rino, la desiderabile Francesca, il maestro Gorlato, la domestica
Concetta con le sue Ave Marie, l’equivoca Madame la Petasse, il
maggiore tedesco Werner che sta con i partigiani perché
consapevole dell’imminente fine del Terzo Reich, il Comandante
stesso, ma soprattutto Scola, il grande amico la cui tragica fine
inciderà sulla sua vita per sempre. Questo è
indubbiamente un romanzo di formazione, ma non solo, perché è
anche un’opera in cui l’autore pone a confronto la
bellezza della natura con la follia degli uomini, il peso del potere
che a volte costringe a prendere decisioni ingiuste, ma necessarie, i
conflitti che possono nascere fra padre e figlio e che diventano
talora insormontabili, il tradimento, subdolo e inspiegabile, insomma
un insieme di situazioni, di stati d’animo, dipinti con rara
maestria sullo sfondo di una laguna che è insieme rifugio e
fonte delle nostre paure.
E’
leggera la mano di Molesini, anzi direi meglio leggiadra, visto che
non è infrequente l’innesto di una vena poetica in
quello che, secondo me, è il più bel romanzo scritto
dall’autore, tanto da consigliarne vivamente la lettura.
Andrea Molesini ha
pubblicato Non
tutti i bastardi sono di Vienna,
che nel 2011 ha vinto, tra gli altri, il Premio Campiello e il
Premio Comisso,
tradotto in inglese, francese, tedesco, spagnolo e molte altre
lingue, La
primavera del lupo (2013)
e Presagio (2014),
tutti e tre editi da Sellerio, nonché La
solitudine dell’assassino
(2016) edito da Rizzoli.
Renzo
Montagnoli
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