Maigret
e l’affittacamere
di
Georges Simenon
Edizioni
Adelphi
Narrativa
romanzo giallo
Collana
Gli Adelphi. Le inchieste di Maigret
Pagg.
164
ISBN
9788845917240
Prezzo
Euro 10,00
Una
simpatica ragazzona
Era
da un po’ che non leggevo un giallo di Simenon con protagonista
Maigret, così quando ho potuto mettere le mani su Maigret
e l’affittacamere
non mi sono tirato indietro, anzi mi sono detto che era la lettura
ideale per il mio primo giorno alle terme, sdraiato comodamente sul
lettino, all’ombra degli alti fusti del parco e nel silenzio di
un luogo in cui normalmente prevale la natura.
E’
stato così e non mi sono pentito della scelta, perché
se la suspence
non è certamente di quelle che tengono con il fiato sospeso,
tuttavia per situazioni, trama e personaggi mi sono trovato di fronte
a un’opera godibilissima. Già il pensare che, per
indagare sul tentativo di omicidio dell’ispettore Janvier,
Maigret, orfano della moglie accorsa ad assistere la sorella in
Alsazia, si adatta a soggiornare in una stanza di una affittacamere,
una sorta di ragazzona stagionata e bene in carne, peraltro assai
simpatica, muove subito a un inizio di sorriso, più evidente
poi quando la familiarità fra i due ingombranti personaggi
presenta delle velate allusioni sessuali, in una sorta di tenzone che
lascia ampio spazio a ogni personale fantasia. Non è che
l’aspetto investigativo sia trascurabile o moscio, ma forse più
che in altri casi è secondario, preferendo Simenon insistere
sulla descrizione degli attori principali e secondari, ricreando come
sa solo fare lui delle atmosfere del tutto particolari. Poi, alla
soluzione il commissario arriva quasi all’improvviso, con una
di quelle sue intuizioni che lo differenziano da tutti gli altri
investigatori; tuttavia, non c’è compiacimento nell’aver
risolto il caso, anzi c’è una nota di pietà nei
confronti di chi direttamente e indirettamente si è macchiato
di un crimine. Questa umanità di Maigret, che ho già
avuto modo di trovare in altri episodi, chiude il libro, lasciando un
sapore amaro e portando a riflettere sul fatto che il delitto in
genere non paga mai e se uno non è proprio un delinquente
incallito finisce con l’essere pervaso da un rimorso che la
confessione riesce solo in parte a lenire.
Da
leggere, quindi, senza dubbio.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato
centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a
Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più
grande e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo
ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon
dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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