Certe
fortune.
I
casi del maresciallo Ernesto Maccadò
di
Andrea Vitali
Garzanti
Libri
Narrativa
Pagg.
416
ISBN
9788811601722
Prezzo
Euro 19,00
Noia,
e nulla di più
Pur
ammettendo che alcune volte (poche in verità) i romanzi di
Andrea Vitali mi hanno divertito, consentendomi di trascorrere
spensieratamente alcune ore, non ho di certo mai rilevato qualità
particolari che possano definire l’autore bellanese un artista
di eccelse doti, anzi mi sono sempre espresso con giudizi assai meno
entusiasti, evidenziando che mi trovavo di fronte a un artigiano
della penna. In effetti le sue opere non colpiscono di certo né
per particolari qualità stilistiche, né per contenuti
che portino a un accrescimento culturale; vanno bene come svago, per
far passare il tempo senza doversi arrovellare il cervello e magari
anche con un certo
piacere. Ma se viene meno questa funzione minore, casca l’asino,
come si suol dire, perché allora la lettura diventa faticosa
per la noia che ti prende a fronte di parole
masticate e rimasticate, all’impressione che si sia scritto per
fare un certo numero di pagine, alla sempre più marcata
convinzione di aver già più volte letto di certe
situazioni, arrivando perfino a svilire uno dei pochi personaggi
veramente riusciti, vale a dire il maresciallo Maccadò. Certe
fortune sembrano esserci solo per l’autore che, nonostante
tutto, continua a vendere, ma per un lettore appassionato e attento
trovarsi per le mani un romanzo dove gli incastri, che un tempo
riuscivano abbastanza bene, ora appaiono spaiati, uno scritto in cui
viene persa
per strada, addirittura fin dall’inizio, l’idea che
dovrebbe fare da fil rouge, mentre si cercano inutilmente situazioni
che, se non strappano una risata, almeno consentano
un sorriso, è quanto di più deprimente ci possa essere.
L’unica conclusione certa è che, dopo essermi annoiato
con altri suoi romanzi, di cui nulla ho scritto, per evitare
stroncature che non mi piacciono
mai, questo è stato la
classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e di conseguenza è
più che certo che non leggerò più altro di
Andrea Vitali.
Dopo
aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco,
Andrea
Vitali
si
laurea in medicina all'Università Statale di Milano ed
esercita la professione di medico di base nel suo paese
natale.
Scrittore
molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il
procuratore,
ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio
letterario Piero Chiara con L'ombra
di Marinetti,
ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una
finestra vistalago (Premio
Grinzane 2004).
Nel
2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La
figlia del Podestà; nel
2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway.
Tra
i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La
leggenda del morto contento e Zia
Antonia sapeva di menta.
Nel 2012 Galeotto
fu il collier e Regalo
di nozze.
L'anno successivo escono Le
tre minestre,
lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di
Ilide ce n'è una sola.
Nel 2014 Quattro
sberle benedette, Premiata
ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto,
signorina!;
nel 2015 La
ruga del cretino,
scritto con Massimo Picozzi, Le
belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi
benedetti, Un amore di zitella (tutti
editi da Garzanti). Nel 2016 Nel
mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le
mele di Kafka (Garzanti)
e Viva
più che mai (Garzanti).
Da
ricordare che con il romanzo Almeno
il cappello (edito
nel 2009 da Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il
Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei
letterati ed è stato finalista al Premio Strega.
I
suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti, sono stati tradotti in
molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.
Renzo
Montagnoli
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