Il
bell’Antonio
di
Vitaliano Brancati
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
romanzo
Pagg.
278
ISBN
9788804685388
Prezzo
Euro 13,00
Dal
trono alla polvere
Con
Il bell’Antonio
Vitaliano Brancati affronta una tematica tanto cara agli italiani e
maggiormente apprezzata nel mezzogiorno d’Italia, perché,
a voler essere del tutto sinceri, in ogni maschio si cela, frenato,
oppure solo vagheggiato, l’istinto del galletto, con alcuni che
poi diventano autentici sciupafemmine e delle continua prova della
loro virilità fanno l’unico scopo di un’esistenza
dietro la quale c’è quasi sempre il vuoto. Il
protagonista, Antonio Magnano, è un giovane di una bellezza
straordinaria che entra nei sogni di tutte le donne che lo incontrano
e anche di non pochi uomini. Gli si attribuiscono conquiste in serie,
si vagheggiano rapporti di alcova in cui il kamasutra potrebbe essere
il breviario di questo sacerdote dell’amore. Un grande
seduttore, quindi, quel che si dice un tombeur
des femmes
e che a un certo punto finisce oggetto di un matrimonio architettato
dal padre che nel voler sistemare bene il figlio con la ricca e bella
ereditiera Barbara spera così anche di avere un’eventuale
valvola di salvezza nel caso che un suo
grosso
investimento non vada a buon fine. Ebbene si celebrano le nozze,
tutte le donne di Catania (la storia si svolge nella città
siciliana durante il ventennio) invidiano la sposa e tutto andrebbe
bene, se non fosse che dopo un po’ di tempo Barbara
si
accorge di qualcosa che non funziona, che quel marito, peraltro assai
affettuoso, non consuma il matrimonio e quindi apriti cielo, anche
perché si deve procedere all’annullamento del sacramento
da parte della Sacra Rota, affinché lei possa sposare il
ricchissimo duca di Bronte. Anche se non si volesse dare scandalo,
anche se si volesse tacere l’impotenza di Antonio,
l’annullamento del matrimonio e le conseguenti nozze non
possono che diventare di dominio pubblico, e così in un Italia
in cui la virilità era da considerarsi il miglior biglietto da
visita, e al tempo stesso il minimo requisito per essere un perfetto
fascista, il bell’Antonio precipita dal trono nella polvere.
Sulla base di ciò che ho scritto verrebbe da pensare che lazzi
e allusioni erotiche dovrebbero essere ben spalmate nell’opera,
ma se è pur vero che c’è un certo sipirito
goliardico, una certa verve tipicamente sicula, non potrei parlare di
comicità, perché il romanzo è invece intriso di
grottesco, imperniato come è sul dramma personale di Antonio
Magnano, che si trincera in un non voler comprendere la sua
condizione e che finirà poi per confessare questa sua
disgrazia allo zio Ermenegildo, l’unico che sembra in grado di
capirlo.
C’è
invece una comicità indiretta, e che è una vera e
propria satira, nelle diatribe in casa Magnano e nel fraseggio,
sovente in dialetto, dei cittadini catanesi, che sembrano trovare
quasi un sollievo nell’apprendere che il giovane Magnano non
era lo sciupafemmine di cui si vagheggiava e che in fondo si
invidiava. La gente non comprende la tragedia di un uomo che si sente
meno uomo, quelli che prima lo adulavano ora lo prendono quasi in
giro, insomma c’è una emarginazione che finisce con il
minare l’equilibrio psichico di un individuo che poco a poco si
convince che per lui la vita non ha più senso.
Il
romanzo mi è piaciuto, è ben scritto, graffia il giusto
senza eccessi, insomma è senz’altro da leggere.
Vitaliano
Brancati,
scrittore
italiano. Compì gli studi a Catania e si trasferì a
Roma per svolgervi l'attività letteraria e giornalistica.
Suggestioni di problematiche esistenziali e di un già
invadente erotismo appaiono nel romanzo "Singolare avventura di
viaggio" (1934). In quell'anno Brancati aveva maturato la sua
crisi politica che lo portò a ripudiare tutti i suoi scritti
giovanili, improntati alla mitologia fascista dell'azione. Tornò
a Catania e si dedicò all'insegnamento collaborando nel
frattempo al settimanale "Omnibus".
La
nuova stagione letteraria si era aperta con "Gli anni perduti"
(1938). Seguirono i romanzi di successo "Don Giovanni in
Sicilia" (1941), "Il bell'Antonio" (1949),
l'incompiuto "Paolo il caldo" (postumo, 1954).
Ma
l'opera di Brancati ha un notevole rilievo anche nel cinema e nel
teatro. Il suo capolavoro novellistico, "Il vecchio con gli
stivali" (1944), denuncia dell'antifascismo ufficiale, poi
trasposto in film ("Anni difficili") generò un
filone cinematografico di satira politica, inizialmente osteggiato
dalla censura che si accanì ancor più duramente contro
il teatro di Brancati. Il divieto di rappresentazione del suo miglior
lavoro teatrale, "La governante" (1952), dramma di
omosessualità femminile celata dall'ipocrisia, ispirò a
Brancati un pamphlet, "Ritorno alla censura" (1952), in cui
lo scrittoere rivendicò i diritti civili del teatro e ribadì
la sua poetica del comico, fedele ai grandi modelli del realismo
classico ottocentesco.
Da:
"Enciclopedia
della Letteratura",
Garzanti, 2003
Renzo
Montagnoli
|