A
ottant’anni se non muori t’ammazzano
di
Ferdinando Camon
Apogeo
Editore
Pagg.
92
ISBN
9788899479701
Prezzo
Euro 12,00
L’amore
per la vita non ha età
E’
indubbio che l’attuale pandemia abbia colpito all’improvviso
la popolazione del pianeta, con una scia di morti soprattutto fra le
persone anziane, più deboli fisicamente, ma anche spesso
vittime di una selezione forzata che ha indotto i medici, in assenza
di adeguate strutture di terapia intensiva, a privilegiare i più
giovani per le maggiori aspettative di vita, ma anche per i minori
costi.
Fra
i vecchi c’è stata quindi una vera e propria ecatombe e
Ferdinando Camon, che giovane di certo non è essendo nato nel
1935, è insorto, un po’ per tutelare chi come lui
potrebbe rientrare fra i perdenti della selezione, un po’, anzi
soprattutto, per rivendicare il diritto alla vita indipendentemente
dall’età. Ha scritto così questo libriccino (ha
solo 92 pagine), che non ha per fortuna le caratteristiche di un
pamphlet, ma è il frutto di osservazione dei comportamenti
umani in epoca di Covid 19. In un certo senso e in scala ridotta si
riallaccia al suo riuscito Tenebre su tenebre, perché
l’esame da un punto di vista dell’analisi del
comportamento umano è precisa e anche tagliente. Infatti é
veemente la sua difesa della vita di una persona anziana, che non è
assolutamente detto che vegeti dopo gli ottant’anni, ma che
ancora ha il piacere di esistere e che può dare tanto
all’umanità. Il tema e lo sviluppo però vanno ben
oltre gli effetti del morbo e la falcidia dei vecchi e così in
queste pagine si ripercorrono i giorni della pandemia dall’epoca
in cui si decise la chiusura pressochè totale a quella della
riapertura, con osservazioni e riflessioni per nulla scontate. Se
puntuali sono le disamine dei provvedimenti, spesso gli effetti sono
descritti con una punta di ironia che, senza nulla togliere
all’efficacia di quanto deciso, ne smussa l’indispensabile
carattere imperativo. E così inevitabili sono i fenomeni di
chi cerca di evitare la forzata clausura, dalla donna che portava a
spasso la tartaruga ai cani costretti a uscire più volte al
giorno, oltre il necessario. Un paragrafo a parte, questa volta
dolente, è poi dedicato ai medici e ai sacerdoti morti
nell’adempimento delle loro funzioni, spesso appellati come
eroi, ma non come quelli di un tempo che cadevano combattendo, perché
questi di oggi vengono a mancare lavorando, insomma un eroismo
occasionale del militare contrapposto a quello continuativo del
personale sanitario. Eppure per questi che umilmente rischiano ogni
giorno non ci sono medaglie, né ricompense, come se il loro
fosse un atto dovuto e anche rimetterci la vita rientrasse nello loro
normali funzioni. E infine, pur nella difesa della vita, Camon ha un
occhio di riguardo per chi muore, per quelli (erano tanti, circa 500
al giorno) che si sono spenti nel loro letto di dolore senza il
conforto della presenza dei familiari, impossibilitati addirittura a
vedere il loro congiunto da defunto.
La
resurrezione, perché così può essere chiamata,
cioè la fine della reclusione in casa, apre lo spiraglio a
nuove speranze, ma il riaffacciarsi al mondo esterno dell’anziano
non solo non è scevro da rischi, ma talvolta presenta anche
degli inconvenienti. Ritrovare gli amici è come ricominciare a
dove ci si era fermati prima, ma in questa strage all’appello
manca sempre qualcuno, della cui scomparsa ci si accorge solo ora, il
che rende triste la ripresa e fa capire quanto labile sia
l’esistenza, ritornando nuovamente il pensiero a quel morbo che
ancora è ben presente.
Graffia
questo libro ed è bene che sia così, perché, in
questi frangenti, agli anziani non resta che una protesta tanto più
sterile quanto più urlata; se invece si toccano i punti
chiave, le storture, le magagne, le manchevolezze, ironizzando, si
raggiunge lo scopo che è quello di ricordare che l’amore
per la vita non ha età.
Ferdinando
Camon é nato
nel 1935 in un piccolo paese della campagna veneta. Il suo primo
romanzo, uscito con una prefazione di Pier Paolo Pasolini, è
stato subito tradotto in Francia per interessamento di Jean-Paul
Sartre. Nei suoi libri Camon ha raccontato la crisi e la morte della
civiltà contadina (nei romanzi "Il quinto stato",
"La vita eterna", "Un altare per la madre",
Premio Strega, "Mai visti sole e luna", Premio Stazzema, e
nelle poesie "Liberare l’animale", Premio Viareggio,
e "Dal silenzio delle campagne"), la crisi che si è
nominata terrorismo ("Occidente"), la crisi che porta in
analisi ("La malattia chiamata uomo", "La donna dei
fili", "Il canto delle balene") e lo scontro di
civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari ("La
Terra è di tutti"). I suoi romanzi più recenti
sono "La cavallina, la ragazza e il diavolo" (2004, Premio
Giovanni Verga) e "La mia stirpe" (2011, Premio
Vigevano-Mastronardi). Nel 2019 è uscito da Ediesse "Tentativo
di dialogo sul comunismo", con Pietro Ingrao. Nello stesso anno
Guanda ha pubblicato "Scrivere è più di vivere".
È tradotto in venticinque paesi. Le sue opere sono pubblicate
anche in edizioni per ciechi, in Italia e in Francia. Nel 2016 gli è
stato assegnato il premio Campiello alla Carriera.
Renzo
Montagnoli
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