Ed
ebbero la luna
di
Alessandro Damiani
Nota
dell’Editore
Prefazione
di Fabio Russo
Postfazione
di Nelida Milani
Edit
La casa editrice degli italiani di Croazia e Slovenia
Pagg.
291
ISBN
9789532301182
Prezzo
Euro 10,00
Un’autobiografia
ideologica
E’
strana la vita e porta spesso a inusuali scoperte, magari dovute a
casi fortuiti, ma sempre scoperte sono, perché altrimenti
nulla si sarebbe potuto sapere di fatti e/o di personaggi. Conosco da
diverso tempo (una conoscenza solo internettiana) Sandro Damiani,
prima abitante a Spalato e successivamente a Fiume, entrambe due
graziose cittadine croate sulla base delle impressioni che ho
ritratto vedendo alcuni documentari televisivi sulle stesse. Ebbene,
dopo saltuari scambi di opinioni in cui mi ero fatto solo l’idea
che Sandro Damiani fosse il direttore di una compagnia teatrale,
questi mi ha dato alcuni cenni della figura di suo padre, approdato
in territorio jugoslavo nell’estate del 1948, proveniente dalla
natia Calabria, per unirsi nella guerra civile greca alla guerriglia
comunista appoggiata da Tito. E’ ovvio che l’esperienza
terrena di Alessandro Damiani va oltre, ma per evitare una doppia
informazione invito a leggere la sua breve biografia riportata in
calce. Che fosse giornalista ormai lo sapevo, quello che ignoravo è
che fosse anche scrittore, almeno fino a quando il figlio Sandro non
me ne ha parlato, invitandomi anche alla lettura di una sua opera,
questo “Ed ebbero la
luna” finanziato
dall’Unione Italiana e dal Ministero degli Affari Esteri della
Repubblica Italiana. Si tratta di un romanzo che ha vinto nel 1980
l’Istria Nobilissima per la narrativa e che rivela una penna
dallo stile indubbiamente particolare, tutto proteso allo scopo
dell’opera che ha una natura ibrida, nel senso che da un lato è
un vero e proprio romanzo e dall’altro è un saggio
storico, in cui tuttavia confluiscono discipline anche diverse, come
la sociologia e la politologia. Ammetto che la lettura all’inizio
mi ha un po’ sconcertato, perché l’opera, ben
aderente a un determinato periodo storico e a un evento
indimenticabile quale è stato il rapimento Moro, poco a poco
assume le caratteristiche della metafora, quasi a stemperare da un
lato la realtà in cui la mente umana che ha vissuto quel
periodo potrebbe risultare troppo influenzata dal ricordo e
dall’altro per dare spazio a riflessioni che vanno ben oltre il
contingente. L’impressione che ho ritratto da una non facile
lettura (ma gratificante comunque) è che si tratti
dell’autobiografia ideologica dell’autore e se diamo uno
sguardo alla sua pur breve biografia possiamo ben comprendere quante
speranze, quante delusioni e quanti ripensamenti hanno arricchito, ma
anche travagliato, la sua esistenza. In una visione apocalittica
dell’Europa che la relega a terra di sconfitte, un deserto di
rovine tipico di una civiltà millenaria che ha distrutto se
stessa, c’è tutto il percorso ideologico del
protagonista che lo conduce a essere critico senza diventare ostile,
a comprendere la realtà del momento, integrandosi in essa,
nell’essere uomo fra gli uomini – quindi pragmatico - e
nel dare corpo al suo desiderio di partecipazione su basi oggettive.
Questo mi sembra di comprendere che sia lo scopo principale
dell’opera, per quanto Damiani inserisca tante e tali
motivazioni di notevole portata che singolarmente potrebbero già
essere la chiave di un romanzo. E se ciò può comportare
un’ulteriore difficoltà di lettura, viste le diverse
riflessioni che vengono imposte, è pur vero che l’autore
dimostra in tal modo di non essere imperativo, ma di lasciare a chi
legge il privilegio di trarre le conclusioni che più gli
aggradano, e questo è un ulteriore elemento di valore
dell’opera, uno di quei libri che nel consigliarne la lettura è
opportuno anche aggiungere che sarà necessario più
volte prendere in mano, per successive, anche parziali, riletture,
perché i concetti espressi sono veramente numerosi.
Alessandro
Damiani (Sant’Andrea
Apostolo dello Ionio, 26 agosto 1928 – Fiume, 17 ottobre 2015)
è stato un giornalista e scrittore della Comunità
Nazionale Italiana in Croazia. Gli
esordi giornalistici del Damiani risalgono al 1946 quando,
diciottenne, collabora con Umanità
Nova,
l'organo dell'Anarchia italiana.
Arriva
in Jugoslavia nell'estate
del 1948 con
un gruppo di giovani volontari italiani, coll'intento di unirsi alla
guerriglia comunista nella guerra
civile greca,
appoggiata dalla Jugoslavia di Tito.
A
seguito della rottura tra Tito e Stalin,
la Jugoslavia chiude però i confini con tutto l'est europeo e
toglie il proprio appoggio all'DSE (Esercito
Democratico Greco), guidato dal comandante Vafiadis: quest'ultimo
venne arrestato a Mosca, ed il suo posto venne preso del generale
Zachariadis. La maggior parte delle migliaia di giovani volontari
confluiti da ogni parte d'Europa ritorna quindi nei rispettivi Paesi,
salvo un'aliquota di essi che venne perseguitata
dai titoisti jugoslavi.
Alcune centinaia divengono invece dei sostenitori del dittatore e
rimangono in Jugoslavia. Vi rimane pure il ventenne Damiani, che si
stabilisce a Fiume e
nel 1948,
entra nella compagnia di prosa del Dramma
Italiano[1],
dove conosce Piero
Rismondo,
all'epoca direttore e regista del complesso teatrale ed in seguito
tornato in Austria,
da dove era fuggito durante la guerra.
Nel 1950 Damiani
sposa Olga Stancich (nata Stančić, nel 1916, nella Fiume
ungherese), già cantante e doppiatrice di Marlene Dietrich.
Nel 1957,
deluso dall'esperienza jugoslava, fa ritorno in Italia.
Dopo
nove anni trascorsi nel mondo del giornalismo[2],
questa volta deluso dall'Italia se ne torna definitivamente in
Jugoslavia coll'intento di contribuire alla salvaguardia del
patrimonio linguistico-culturale italiano nell'area istro-quarnerina.
Abbraccia le posizioni di Eros
Sequi,
secondo cui - a fronte delle pressioni nazionaliste panslave,
sostituitesi ben presto nella Jugoslavia di Tito, agli ideali del
socialismo, ed in assenza di adeguate attenzioni da parte dell'Italia
- "bisogna salvare il salvabile", per evitare che del
retaggio italiano nell'area non rimangano che vaghi ricordi.
Redattore
del periodico Panorama e
del quotidiano La
Voce del Popolo,
insegnerà giornalismo alla Facoltà di Italianistica di
Pola dell'Ateneo fiumano e alla Scuola media superiore italiana di
Fiume. Collabora con Tv-Capodistria e col mensile fondato da Pietro
Calamandrei, "Il Ponte", di Firenze.
Pubblica
saggi e libri sulla cultura italiana dell'Istria e di Fiume, romanzi,
commedie, varie antologie di poesie.
Gran
parte dei suoi lavori sono tradotti in croato ed alcuni anche in
sloveno.
1^ Il
Sandro Damiani che negli anni Novanta/Duemila sarà direttore
della compagnia è suo figlio.
2^ Tra
gli altri, collaborerà con Il
Pensiero Nazionale diretto
da Stanis
Ruinas.
Fonte
Wikipedia
Renzo
Montagnoli
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