Ninfa
dormiente
di
Ilaria Tuti
Longanesi
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg.
380
ISBN
9788830451551
Prezzo
Euro 18,60
Troppa
carne al fuoco
Il
primo romanzo di Ilaria Tuti che
ho letto è stato l’ultima opera di questa narratrice
friulana e si tratta di Fiore
di roccia, un riuscito omaggio
al duro e pericoloso lavoro delle portatrici nel corso della Grande
Guerra. L’impressione che ne ho ricavato è stata
positiva, tanto che l’ho giudicato buono e non un capolavoro a
causa di una certa discontinuità logica, presente in tutte le
parti, meno in quella finale. Poi, come i gamberi sono andato a
ritroso e ho letto Ninfa
dormiente, lavoro di
tutt’altra natura, un thriller per intenderci dove si trova di
tutto: dal bellissimo disegno di una ninfa addormentata realizzato
con il sangue a una valle, per certi versi misteriosa, la Val Resia,
abitata da popolazioni di origini slave in cui si svolge buona parte
del romanzo, il tutto avvolto da un alone di mistero e condito da
scomparse e uccisioni di esseri umani in modo decisamente
sanguinario. E’ un’indagine difficile e pericolosa quella
che conducono il commissario Teresa Battaglia e il suo aiutante
l’ispettore Massimo Marini, in un ambiente paradisiaco quale
può essere una valle alpina, ma anche ostile, teso a
conservare un segreto con qualsiasi mezzo; a ciò si aggiungono
le problematiche personali dei due poliziotti e che occupano una
parte non trascurabile del romanzo che, se da un lato procede con la
giusta tensione che si richiede per un thriller, dall’altro
s’ingarbuglia sempre di più con l’introduzione di
riti sciamanici e di
cerimonie sacrificali con aspirazioni anche esoteriche, però
mai concretizzate. In tutta sincerità devo ammettere che
l’opera mi ha avvinto perché non c’è di
meglio di un mistero irrisolto che, ogni tanto, si crede di aver
svelato, ma che subito riprende corpo, per attirare di nuovo
l’attenzione del lettore. Tuttavia, mano a mano che si procede
diventa sempre più difficile districarsi fra realtà e
turbe psicologiche, tanto più che l’origine del tutto
risale al 20 aprile 1945 e si perpetua negli anni successivi in un
guazzabuglio di morti ammazzati perché non parlino e di altri
che invece spariscono perfino dalle tombe del cimitero. Francamente,
pur sempre più teso a conoscere la verità tanto che ho
accelerato il ritmo di lettura, piano piano mi è venuto il
sospetto che la soluzione avrebbe potuto rivelarsi una delusione,
come poi è effettivamente
stato. E così la torta
troppo arricchita e troppo lievitata si è sgonfiata come un
pallone e ci si chiede come sia possibile che l’omicida sia
quello che viene rivelato e soprattutto come faccia il commissario
Battaglia a intuire chi sia il serial killer, salvando in modo
fantasioso se stessa e il suo ispettore. E’ un peccato, anche
perché mi è stato riferito che il precedente romanzo
con protagonista sempre lo stesso
commissario, vale a dire Fiori
sopra l’inferno, è
molto bello; a voler essere sinceri non è che Ninfa
dormiente sia brutto, perché
allo scopo di interessare per qualche ora il lettore riesce assai
bene, ma alla fine la delusione prevale su tutto e quindi ci si
rammarica per quel che poteva essere buono e che invece si rivelato
appena discreto.
laria
Tuti vive
a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato Economia.
Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice
per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran
Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori
sopra l'inferno,
edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d'esordio. Ha
scritto anche: Ninfa
dormiente (Longanesi,
2019) e Fiore
di roccia (Longanesi,
2020).
Renzo
Montagnoli
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