Il
generale di Diocleziano.
Il legato romano – Guido Cervo – Piemme –
romanzo storico – Pagg. 400 – ISBN 9788856677294
– Euro 18,90
Un
protagonista indimenticabile
Ero
ancora un bambino quando lessi Ivanhoe e per me fu una
folgorazione, perché ritrassi l’impressione di essere
entrato nella storia, con l’aggiunta di una mia fantasia
personale che mi portava a vedere, secondo i miei gusti, le pagine
che così sapientemente aveva scritto Walter Scott. Da allora
questo genere è rimasto il mio preferito e posso dire che fra
le mie letture è preponderante. Inoltre, ogni volta che inizio
a leggere un romanzo storico provo ancora la stessa emozione della
prima volta, a maggior ragione se so che l’autore è uno
di quelli che non mi tradirà, che non mi spaccerà per
grande storia un raccontino banale e insulso, e fra questi validi
narratori figura Guido Cervo che ho avuto modo di conoscere con
un’opera di narrativa di notevole pathos, quei Ponti della
Delizia che parla della drammatica ritirata di Caporetto; poi
l’ho apprezzato per la sua imparzialità nel descrivere
la tragedia della guerra civile dopo l’8 settembre 1943
(Bandiere rosse, aquile nere) e infine ha continuato ad
affascinarmi con la serie del Teutone, la
trilogia del cavaliere dell’Ordine Teutonico Eustachius von
Felben ambientata nel XIII secolo. Per
completare la mia conoscenza di questo romanziere sono rimaste solo
le opere del legato romano e Il generale di Diocleziano
è la prima che ho esaminato. Al riguardo ritengo
doverosa una premessa, cioè desidero mettere in risalto
l’indubbia capacità di Cervo di creare personaggi con
cui si entra facilmente in empatia e Valerio Metronio Stabiano,
appunto il legato romano, è uno di questi. Uomo tutto di un
pezzo questo gallo-romano abituato a vincere tutte le battaglie non è
un genio, né un superuomo, è semplicemente un essere
umano, dotato di indubbie qualità, che emerge per intelligenza
e rettitudine, tanto che mi viene da dire che potrebbe essere il
fratello che abbiamo sempre desiderato avere. Questo soldato
apparentemente in disarmo e che conduce una vita da aristocratico
nella sua bella villa viene richiamato per debellare prima la rivolta
dei Bagaudi, che soffocherà riportando l’ordine, e poi
l’invasione dei Burgundi, che verranno inevitabilmente e
irrimediabilmente sconfitti. Queste campagne verranno svolte con
forze ridotte, fra le quali spicca una legione, quella tebana, in
precedenza assoggettata alla decimazione essendo costituita per una
parte non trascurabile da convertiti al cristianesimo. I militi
superstiti, ivi compresi alcuni cristiani che ob torto collo hanno
sacrificato agli dei, desiderosi di riscattare il loro onore
diventeranno la forza migliore a disposizione di Valerio Metronio. La
descrizione dei luoghi, la capacità nel ricreare atmosfere
sono proprie dell’autore e non poco contribuiscono al successo
di un romanzo che si fa apprezzare anche per la caratteristica di
avvincere il lettore, dall’inizio alla fine.
Mi
preme inoltre evidenziare come l’autore abbia curato in modo
particolare gli indispensabili riferimenti storici al punto perfino
di indicare con l’originario nome latino le città
interessate alla vicenda, opportunamente riportando all’inizio
l’attuale corrispondente denominazione, in modo da aiutare il
lettore a identificare esattamente sulla carta geografica le zone di
svolgimento della storia che nelle sue linee essenziali corrisponde a
ciò che effettivamente avvenne.
Concludo
dicendo che Il Generale di Diocleziano mi ha talmente
convinto che ho in animo di leggere anche i precedenti tre romanzi
del Legato romano.
.
Guido
Cervo
vive e lavora a Bergamo. È autore di romanzi di successo,
tutti pubblicati da Piemme, tra cui "La trilogia del Legato
romano", che ora viene riproposta, nel suo primo volume, in una
nuova versione, la serie Il Teutone e due romanzi che affrontano i
tragici conflitti mondiali del Novecento: Via dalla trincea e
Bandiere rosse, aquile nere...
Renzo
Montagnoli
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