Ucraina.
Il genocidio dimenticato (1932-1933)
di
Ettore Cinnella
Della
Porta Editore
Storia
Pagg.
302
ISBN
9788896209172
Prezzo
Euro 18,00
Morire
di fame
Molti
non ne saranno nemmeno a conoscenza, altri avranno una vaga idea,
altri ancora, pochi in verità, sanno esattamente di che si è
trattato e che cosa rappresenti l’Holodomor, termine strano che
deriva dall’unione di due parole in lingua ucraina, holod
(fame, carestia) e moryty (uccidere, affamare). In pratica con questo
vocabolo si identifica la volontà di far morire di
fame, una crudeltà inaudita, incredibile, eppure verificatasi
nell’Unione Sovietica negli anni 1932 e 1933, in particolar
modo in Ucraina. Quanti furono i morti? Si tratta di una cifra
difficilmente quantificabile, ma che nel libro Cinnella fa ascendere
a non meno di sei milioni, di cui quattro milioni nella sola Ucraina,
e il resto soprattutto in Kazachistan. Come è possibile però
che così tanta gente sia morta per fame? Ci fu veramente
intenzionalità? Ucraina
il Genocidio dimenticato
risponde a queste domande. In particolare i prodromi della tragedia
risiedono nella volontà di Stalin di procedere a tappe forzate
nella realizzazione del comunismo e quindi in campo agricolo nella
collettivizzazione delle colture e degli allevamenti. In un paese in
cui i contadini erano passati da poco dalla figura di servi della
gleba propria dell’epoca zarista a quella di piccoli
proprietari delle terre destinate all’agricoltura l’imporre
di colpo l’abbandono di questa attività in proprio per
prestare pressoché gratis la stessa in un kolchoz o in un
sovkhoz non poteva che portare a una forte opposizione; fra l’altro
proprio negli anni 1932 e 1933 ci fu un minor raccolto e della
circostanza trasse profilo il dittatore georgiano per privare della
totalità dei prodotti della terra e degli allevamenti questi
ribelli che in tal modo nulla avevano da mangiare. Il libro, scritto
da uno storico e sulla base di dati inoppugnabili, descrive questa
immensa tragedia, con la gente che, colpita da inedia, lentamente
moriva, oppure, impazzita, si dava al cannibalismo, uccidendo e
cucinando i propri congiunti. Il mondo in parte sapeva, ma nulla fece
per portare soccorso a questi infelici, tanto più che il
governo sovietico faceva di tutto per nascondere questa orrenda
verità, mostrando ai rari visitatori stranieri cittadini sazi
e soddisfatti, una vera e propria rappresentazione teatrale. Poco a
poco, decimati dalla fame, persa perfino la volontà di
rivendicare un’entità nazionale, gli agricoltori ucraini
si assoggettarono, andando a lavorare nelle fattorie statali per poco
e niente e accontentandosi di vivere con la casa rurale, un piccolo
appezzamento di terreno e qualche animale per “gentile”
concessione del regime sovietico. La storia dimostrerà che
mentre i sovkhoz producevano ben poco, le piccole proprietà
portarono sui mercati rionali prodotti che costavano di più di
quelli di stato, ma in quantità e qualità superiori,
tali da permettere di vivere ai cittadini dell’Unione
Sovietica.
Quindi
Cinnella con il libro ci fornisce le risposte ai due quesiti,
spiegando esaurientemente come questa immane tragedia sia potuta
avvenire e nel contempo fornendo le prove dell’intenzionalità,
perché se è vero che Stalin nulla fece per determinare
la carestia, al contrario mise in atto una politica di sequestri dei
generi alimentari al fine di concretizzare il piano economico basato
sul passaggio accelerato al collettivismo; avrebbe potuto andare in
soccorso, come gli era stato più volte richiesto, ma ha sempre
preferito immettere sul mercato internazionale la gran parte del più
ridotto raccolto per acquisire da un lato la valuta estera necessaria
per acquisire i macchinari indispensabili per la realizzazione di una
forte industria, e dall’altro per affamare gli agricoltori e
renderli umili e disinteressati lavoratori delle fattorie collettive.
Questo è stato l’Holodomor, una strage di stato e quindi
si è trattato di un vero e proprio genocidio. Sulla
base della documentazione emersa dopo il crollo dell'URSS, il libro
ricostruisce quei drammatici avvenimenti e spiega le motivazioni che
spinsero Stalin a prendere decisioni così spietate.
E’ probabilmente da quegli anni di
orrore che gli ucraini, tesi a rivendicare la propria identità
nazionale, cominciarono a odiare il potere centrale di Mosca e per
estensione i russi, tanto che all’epoca dell’invasione
tedesca, nella speranza anche di poter così ottenere
l’indipendenza, molti diventarono collaboratori dei nazisti, e
non pochi addirittura si arruolarono nelle famigerate SS. Ciò
può anche spiegare lo spirito di resistenza che anima gli
ucraini che si oppongono con tutte le loro forze all’attuale
invasione russa. Del resto le esperienze del passato si manifestano
sempre nel presente ed è per questo anche che si studia la
storia, che si è sempre detto che è maestra di vita,
ma, visti i continui errori, c’è da dubitare sulle
capacità di apprendimento degli allievi.
Da
leggere per sapere e comprendere il perché del presente.
Nato
a Miglionico (Matera) nel 1947, Ettore
Cinnella è
stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha insegnato
molti anni Storia contemporanea e Storia dell’Europa Orientale
all’Università di Pisa. Dopo il crollo del regime
comunista nell’URSS, ha lavorato spesso a Mosca nell’ex
Archivio centrale del partito comunista (oggi Archivio statale russo
di storia politico-sociale, RGASPI). Ha scritto saggi di storia
contemporanea, storia della storiografia, letteratura greca, storia
della Russia e dell’Unione Sovietica. I suoi ultimi libri sono
1905. La vera rivoluzione russa
(2008), Carmine
Crocco. Un brigante nella grande storia (2010
e 2016), 1917. La Russia verso
l’abisso (2012), L’altro
Marx (2014), Ucraina
1932-1933. Il genocidio dimenticato (2015),
tutti usciti per i tipi di Della Porta editori.
Renzo
Montagnoli
|