Il
sole è cieco
di
Curzio Malaparte
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg.
LI-164
ISBN
978804407484
Prezzo
Euro 6,20
Un
nemico che non lo era
Strano
personaggio Curzio Malaparte, capace di grandi entusiasmi, ma di
altrettanto grandi disillusioni, fascista della prima ora, ma poi nel
corso della seconda guerra mondiale diventato ben contrario al
regime, al punto di diventare, dopo l’8 settembre 1943,
cobelligerante con gli Alleati (come del resto non pochi italiani,
pronti a seguire lo spirare del vento). In questo secondo conflitto,
a cui partecipa con il grado di capitano dopo l’esperienza da
interventista della Grande Guerra, avviene la trasformazione, perché
le decisioni di Mussolini incidono profondamente sulle sue scelte
passate, già messe in dubbio con il periodo trascorso al
confino, da cui era uscito solo grazie all’amicizia con
Galeazzo Ciano, all’epoca ancora in auge. Infatti è solo
allora che maturano i suoi libri più famosi; peraltro è
in questo periodo che nasce l’idea di mescolare la nuda
realtà con l’immaginazione, di cui tanto si avvarrà
con Kaputt e La pelle, e ciò grazie alla
stesura di Il sole è cieco, edito a puntate
sulla rivista Tempo e ampiamente rimaneggiato dalla censura,
che non poteva, in epoca fascista, tollerare una aperta critica alla
nostra aggressione a una Francia, già sconfitta dalla
Germania. La famosa pugnalata alla schiena si riflette nella mancanza
di entusiasmo delle truppe, chiamate a combattere i francesi,
soprattutto di quelle alpine, di cui Malaparte faceva parte con il
grado di capitano ed è appunto il capitano il protagonista del
romanzo, in pratica Malaparte stesso. I poveri soldati, che non
verranno mai meno al loro dovere, si sentono chiamati a combattere in
una guerra che non sentono, contro fratelli che stanno al di là
del crinale dei monti, già sconfitti da altri e ora
addirittura vilipesi da un Mussolini sadicamente opportunista. Se la
figura del milite italiano non bellicoso stona con la propaganda del
regime, la critica a quella guerra appare più sfumata,
probabilmente nel timore di incorrere in strali ben oltre i veli
della censura. Ne esce così un’opera che, se non riesce
a realizzare completamente gli scopi prefissati, tuttavia figura come
propedeutica dei ben più noti romanzi Kaputt e La
pelle. La narrazione, se si fa apprezzare per le stupende
descrizioni dei paesaggi montani, tuttavia appare strutturata in modo
imperfetto, con pochi dialoghi e una verbosità che non agevola
la lettura, anzi apporta una costante pesantezza mai più
riscontrata nelle opere successive. Eppure non mancano pregi, sia
negli intenti, che nella realizzazione, come si diceva appunto per
l’abilità nel descrivere i panorami e nel far nascere
un’atmosfera rarefatta. Inoltre resta una testimonianza di
valore non solo letterario della guerra combattuta su un fronte che,
nonostante fosse secondario, già metteva in luce la
disorganizzazione dell’esercito italiano, senza dimenticare la
mancanza di entusiasmo della truppa, che non capiva i motivi di quel
conflitto e che provava vergogna per la pugnalata inferta a un nemico
morente e visto come ostile solo dalla follia di Benito Mussolini.
Da
leggere, pertanto.
Curzio
Malaparte
(Prato, 9 giugno 1898 – Roma, 19 luglio 1957). Il
suo vero nome era Kurt Erich
Suckert. È stato uno scrittore, giornalista e ufficiale
dell’esercito italiano.
Ha
scritto numerosi libri, fra i quali Viva
Caporetto!, Maledetti
toscani, Benedetti
italiani, Kaputt
e La pelle.
Renzo
Montagnoli
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