La
stanza delle mele
di
Matteo Righetto
Feltrinelli
Editore
Narrativa
Pagg.
240
ISBN
9788807034909
Prezzo
Euro 18,00
Peccato
per la seconda parte
Strano
libro La stanza delle mele, strano perché
secondo me passa da una condizione di atmosfera magica, quasi
surreale, a una contemporaneità marcata, che ha squarciato
quel velo di mistero e di fiabesco che così bene era stato
realizzato.
La
vita di questa famigliola, due nonni e i tre nipoti orfani, in
particolare di uno, Giacomo, ha un profumo di antico, di tradizioni,
di coesistenza con la natura rara a incontrarsi. E poi c’è
la passione del ragazzino per l’arte di scolpire il legno,
diffusa sulle Dolomiti, ma che per lui rappresenta anche l’evasione
dalla dura realtà di ogni giorno, che lo vede spesso punito,
non di rado con bastonature, dal nonno che non gli vuol bene,
supponendolo frutto di una relazione extraconiugale. A ciò si
aggiunga il mondo di una piccola comunità montana, con le
leggende, con la religiosità sempre bigotta e il misticismo
riscontrabile nel paesaggio, tutti elementi assai pregevoli e ben
resi, al punto che avrei preferito che il romanzo finisse con la
morte della nonna, e non ci fosse una seconda parte proiettata in un
tempo attuale, così lontano da quello della prima, dove tutto
era apparentemente fermo con l’immutabilità dei
sentimenti, dei rapporti familiari, nella dura fatica di ogni giorno.
Secondo
me il mistero dell’uomo trovato impiccato da Giacomo nella
notte del temporale sarebbe dovuto rimanere tale, nell’incertezza
che fosse esistito veramente e non fosse stato invece creduto come il
parto della fantasia di un ragazzino, inviato dal nonno nel bosco a
riprendere la roncola che il vecchio aveva dimenticato.
Con
la seconda parte l’alone di magia così ben realizzato si
è sciolto come neve al sole, dando luogo a sviluppi della
vicenda tutto sommato scontati. Si è cercato in particolare di
vedere una condizione psicologica che attanagliava Giacomo ormai da
tempo adulto e che solo con la scoperta della verità avrebbe
impresso alla sua vita quella completezza invece mancante. Ne valeva
la pena? Secondo l’autore evidentemente sì, secondo me
invece no per i motivi che ho prima esposto. Beninteso non è
che il romanzo sia da buttare, perché si lascia anche
piacevolmente leggere, ma dispiace vedere gettato alle ortiche il
piccolo capolavoro della prima parte.
Matteo
Righetto
(Padova, 29 giugno 1972) è
docente di Lettere, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti).
Ha esordito con Savana
Padana (TEA,
2012), seguito dai romanzi La
pelle dell’orso (Guanda,
2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, Apri
gli occhi (TEA,
2016, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo)
e Dove
porta la neve (TEA,
2017). Per Mondadori ha scritto la “Trilogia della Patria”
e, insieme a Mauro Corona, il “sillabario alpino” Il
passo del vento (2019).
La sua trilogia è diventata un caso letterario internazionale
con traduzioni in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna,
Canada, Australia, Germania, Olanda. Per il teatro ha scritto Da
qui alla Luna,
prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e portato in scena da Andrea
Pennacchi, e per il web L’anno
dei sette inverni.
Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO. Per
Feltrinelli ha scritto I
prati dopo di noi (2020)
e La
stanza delle mele (2022).
Renzo
Montagnoli
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