Delatori.
Spie
e confidenti anonimi: l´arma segreta del regime fascista
di
Mimmo Franzinelli
Edizioni
Feltrinelli
Storia
Pagg.
460
ISBN
9788807723681
Prezzo
Euro 15,00
Chi
ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto
Chi
è il delatore? Il dizionario Treccani così dice: "Chi
per lucro, per vendetta personale, per servilismo verso chi comanda o
per altri motivi, denuncia segretamente qualcuno presso un´autorità
giudiziaria o politica, soprattutto qualora eserciti abitualmente
tale attività.". Quindi si
tratterebbe di omuncoli, almeno nella maggior parte dei casi, e sono
personaggi sempre esistiti, ma che fioriscono in modo incredibile
durante le dittature. Delatori ci sono stati nell´Unione Sovietica,
specialmente all´epoca di Stalin, nella Germania nazista e
nell´Italia fascista. Poche volte questi individui sono mossi da
ideali, perché prevale l´invidia e la sete di denaro; sotto le
dittature sono essenziali per il regime, tanto più che presentano il
vantaggio per chi comanda di poterli ricattare perché ben di rado
riescono a mantenere l´anonimato. Franzinelli si occupa di questa
categoria che durante il fascismo si era sviluppata in modo
incredibile; ricchi e poveri, laureati e quasi analfabeti, persone in
vista e sconosciuti, insomma un campionario variegato di persone di
notevole bassezza morale ha aiutato la dittatura per cattiveria, per
invidia e anche per il vil denaro. Il fenomeno delle delazioni
scoppiò, arrivando a livelli incredibili a partire dall´anno 1926
allorché uscirono nuove leggi liberticide per chi esprimeva il suo
dissenso o si lamentava dell´andazzo. I provvedimenti contro gli
ebrei poi furono la classica ciliegina sulla torta, con migliaia di
israeiiti oggetto di delazioni, visto che ai tradizionali motivi si
aggiungeva anche quello razziale. Si segnalava anche per avanzamenti
di carriera, per evitare la galera per reati comuni, per avere un
trattamento di riguardo qualora arrestati per motivi politici. Il
regime era contento, perché così poteva stringere il cappio intorno
al collo degli oppositori e tutti vivevano in una specie di timore
indotto dalla possibilità di essere oggetto di delazione. Mimmo
Franzinelli scopre con questo testo un comportamento vergognoso di
tanti italiani e se è vero che non pochi aiutarono gli ebrei e i
partigiani, è altrettanto vero che tanti li denunciarono
all´autorità di polizia.
Insomma
non si trattò di casi sporadici, ma i delatori furono una
moltitudine, fra cui non pochi insospettabili sia per l´attività
svolta, sia perché ben capaci di nascondere il viscido tipico di
questi soggetti. Erano utili al regime, come si è detto, e allora è
lecito chiedersi che accadde quando il regime finì, nei modi che
tutti ben sappiamo. Nei giorni immediatamente successivi alla
liberazione avvenne la punizione di alcune spie, quasi sempre
condannate a morte con successiva immediata esecuzione. Penso sia
superfluo dire che non poche volte si trattò di giustizia sommaria,
visto che il reo non veniva a essere definito tale dopo un rito
processuale della magistratura, ma in verità, pur a fronte di
eccessi e magari di errori, furono gli unici casi di punizioni,
perché trascorso il primo periodo dopo la liberazione in cui gli
animi erano ancora esacerbati, subentrò la fase di normalizzazione,
che si tradusse anche nel decreto legislativo luogotenenziale che,
per i reati commessi dopo l´8 settembre 1943, istituì le corti
straordinarie d´assise che operavano nei capoluoghi di provincia e
che fino alla loro abolizione alla fine del 1947 celebrarono circa
ventimila processi. Circa l´esito degli stessi molto dipendeva
dalla storia dei magistrati che le componevano, così poteva capitare
che chi giudicava svolgesse analoga attività nei giorni della
repubblica di Salò, con prevedibili risultati. Poi larga parte delle
sentenze finirono per essere annullate dalla corte di Cassazione o
rinviate a corti d´assise di altra provincia. Il colpo di grazia fu
poi l´amnistia del 22 luglio 1946 per reati comuni, militari e
politici commessi dopo l´armistizio, interpretata in modo
largamente estensivo da magistrati cresciuti in epoca fascista. Si
venne così a concretizzare il famoso motto " Chi ha avuto ha
avuto, chi ha dato ha dato", con tutti che vissero felici e
contenti, meno ovviamente le povere vittime, un copione che ben
conosciamo.
Mimmo
Franzinelli ha parlato con la consueta capacità del fenomeno dei
delatori, sulla base di un vastissimo materiale che dà la misura del
problema; ne è uscito un saggio di pregevole fattura, in cui viene
ben descritto un tassello della nostra storia che dimostra ancora una
volta, ammesso che ce ne fosse bisogno, che il fascismo non è finito
il 25 aprile 1945 e che il non aver fatto i conti con il nostro
passato consente di poter ricadere negli stessi errori.
Da
leggere, senz´altro.
Mimmo
Franzinelli (Cedegolo,
1954) studioso del fascismo e dell´Italia repubblicana, componente
del comitato scientifico dell'Istituto Nazionale per la Storia del
Movimento di Liberazione "Ferruccio Pari", è autore di
numerosi libri, fra cui: per Bollati Boringhieri, I
tentacoli dell´Ovra (1999,
premio Viareggio 2000), Rock
& servizi segreti (2010)
e Autopsia
di un falso. I Diari di Mussolini e la manipolazione della
storia (2011);
per Mondadori, L´amnistia
Togliatti (2006), Il
delitto Rosselli (2007), Beneduce.
Il finanziere di Mussolini,
con Marco Magnani (2009), Il
Piano Solo (2010), Il
prigioniero di Salò (2012), Tortura (2018);
per Rizzoli, La
sottile linea nera (2008).
Con Feltrinelli ha pubblicato: La
Provincia e l´Impero. Il giudizio americano sull´Italia di
Berlusconi,
con Alessandro Giacone (2011), Delatori.
Spie e confidenti anonimi: l´arma segreta del regime fascista (UE
2012), Il
Giro d'Italia. Dai pionieri agli anni d'oro (Feltrinelli,
2013), - per gli Annali della Fondazione Feltrinelli - Il
riformismo alla prova. Il primo governo Moro nei documenti e nelle
parole dei protagonisti (ottobre 1963-agosto 1964),
con Alessandro Giacone (2013) e Fascismo
anno zero (Mondadori
2019).
Renzo
Montagnoli