Occhi di zagara
di Paola Sarcià
Prefazione di Patrizia Garofalo
Copertina originale
di Don Franco Patruno
Elaborazione grafica
di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio Letterario
www.ilfoglioletterario.it
ilfoglio@infol.it
Collana Autori Contemporanei Poesia
diretta da Fabrizio Manini
Poesia silloge
Pagg. 120
ISBN: 978 - 88 - 7606 - 182 – 0
Prezzo:
€ 12,00
Il poeta traduce in versi le sue emozioni, siano esse liete oppure
tristi, ma il percorso che più esalta questa ricerca in se stessi è di
frequente motivato dalla sofferenza, un dolore spesso muto, che non traspare,
ma che alligna nell'animo, corrosivo, a volte quiescente, ma sempre pronto a
colpire. E allora, quando più si avverte, è indispensabile lenirlo con uno
sfogo che fa nascere versi spesso struggenti, per quanto temperati da un
naturale pudore.
In Paola Sarcià, in questa sua opera
prima Occhi di zagara, il dolore si fa verbo, si fa parola, fluisce dall'animo
fino al foglio, che imprime e scava, una sorta di specchio liberatorio in cui
confrontarsi, svelenire l'animo, mantenere traccia di una sofferenza che va,
viene, scompare, ma che tenderebbe sempre a ritornare se non fosse intervenuto
il potere salvifico della poesia, un'ancora di salvezza in cui farlo confluire.
Sono rimasta
aggrappata
con
unghie
insanguinate
allo
scoglio
di un
amore.
Oppure
Ho gridato
contro
un cielo
di
stelle svanite
contro
una luna
sparsa su
una pelle
di
dolore.
Ho pianto
su una
sedia
al
centro
di una
stanza
le gambe
rannicchiate
il volto
stuprato
dalle tue
menzogne
C'è un motivo di fondo che si ripete, un senso di sfiducia,
accompagnato da un intenso desiderio d'amore, un'insoddisfazione con radici
antiche che reclama di essere placata.
Tuttavia non manca la possibilità di un rifugio nel sogno,
un'astrazione della mente che serve a stemperare, se non a far cessare il
dolore.
Densa
cala la
notte
involucro
scuro
sulla pelle
oltre le
nubi
danzo
tra le
stelle
Infatti il poeta ha la possibilità di
evadere la realtà con un'irrealtà che costituisce però solo l'uscita di
emergenza da una situazione di disagio interiore quando la stessa diventa
insostenibile.
Ma tutto è inutile, quando domina l'indifferenza, quando siamo
solo ombre in una moltitudine di gente inconsapevole della propria esistenza.
Silenzi
di
solitudini
di anime
ad un
crocevia
vicine
distanti
nel loro
immenso
vuoto
Come dice giustamente
Patrizia Garofalo nella sua bella prefazione, la
poetessa marchia a fuoco se stessa senza pietà, in una sorta di accettazione
del proprio stato, senza odio, senza timore, una condizione indispensabile per
continuare.
Quanto ho scritto
lascerebbe presupporre una difficoltà di lettura, dovuta alla naturale ritrosia
di ognuno di noi ad accettare la sofferenza degli altri, ma non è così, perché
quello che per l'autore è dolore per noi che leggiamo diventa malinconia,
grazie a quel pudore che ha stemperato lo sfogo espresso in versi.
Paola Sarcià, nata il 18 ottobre 1962 a Bologna, dove ha
vissuto fino a ventitré anni, risiede a Ferrara dal 1986; è docentedi
inglese presso il Liceo Classico Sperimentale Ludovico Ariosto di Ferrara.
Scrive poesie dal 2003 e ha partecipato al Premio nazionale Valeria di Rieti
2004 con la poesia “Silenzi” giunta all'ottavo posto.
Ha partecipato al Premio
Letterario Città di Monza 2005 con la poesia “Di un silenzio…” che è stata
pubblicata sull'Antologia del Premio letterario Città di Monza 2005. La stessa
poesia “Di un silenzio…” è stata anche selezionata per l'Antologia del Premio
Marguerite Yourcenar 2006 ed è stata premiata con il
Premio d'Onore alla IV edizione del Premio Letterario Internazionale Archè “Anguillara Sabazia Città d'Arte” 2006. La poesia “S'infrange il
viaggio” è stata selezionataper l'Antologia del
Premio Marguerite Yourcenar 2007, e la poesia “Notte”
è stata selezionata per l'Antologia del Premio Città di Monza 2007.
L'autrice è voce recitante in
presentazione di libri e spettacoli di teatro.