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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Miracolo di Natale 22/12/2009
 

Miracolo di Natale

 

di

 

Renzo Montagnoli

 

 

 

Nevica a falde fitte, il panorama all'intorno sembra zuppo di panna, ma Francesco e Giuvà procedono imperterriti per la loro strada. Ogni tanto si fermano a guardare ed è allora che il cane sembra annusare l'aria.

- Che c'è Giuvà?

- Aspiro il profumo della neve.

- Ma, scusa Giuvà, la neve è profumata?

- Non ti so dire, ma il mio fiuto percepisce qualche cosa, come un aroma lontano.

- Sarà quello della rosticceria.

- No, mi ricorda ben altro, un intenso effluvio di fiori celesti.

- Non ricordo dei fiori di colore celeste che profumino.

- Sono i fiori del cielo.

- Eh dai  Giuvà, non cominciare a fare il filosofo.

E ripartono, mentre Francesco si toglie con le mani la neve dal cappotto e il cane se la scrolla di dosso.

Camminano, camminano, seguendo una stella, quella più luminosa che occhieggia loro dal cielo, e più questa diventa visibile, più cala il buio. Chissà dove porta quella strada, prima deserta, ma che ora si anima di pastori con le greggi, di contadini con la zappa in spalla, di donne dal sommesso vociare.

Ormai è sera inoltrata e una fiumana di gente cammina, sembra senza una meta, ma tutti volgono gli occhi all'insù e seguono la stella.

- Dove andiamo, Giuvà?

- Non so, ma sento che dobbiamo andare.

- Anch'io. Lo sai che domani è Natale?

- Sì, il giorno in cui gli umani devono essere più buoni, devono allentare le catene ai cani, devono dar mangiare agli affamati. Devono… dovrebbero…, ma tutti i giorni.

- Lo sapevo che oggi hai l'estro del filosofo.

- No, tutto ciò che è bene non è filosofia, come il messaggio di quello che è nato più di duemila anni fa.

- E' stato un grande e solo che l'avessero ascoltato, il mondo sarebbe diverso.

Di colpo smette di nevicare e il cielo si squarcia in un blu punteggiato di stelle.

- Ecco i fiori celesti!

- Ma quelle sono le stelle e poi sono gialle.

- Il colore non c'entra, sono i fiori del cielo e ognuno è un buono che ci ha lasciato per vivere l'eternità nell'infinito.

- Dici davvero?

- Sì.

Francesco si ferma e sembra cercare qualche cosa fra quelle luci.

- Sai Giuvà, la penso sempre, non te l'ho mai detto, ma mi manca.

- Anche a me, padrone.

- In una di quelle c'è lei, allora?

- Sì, perché era buona, talmente buona che è volata subito lassù, senza bussare alla porta del Paradiso.

Riprendono la marcia, Francesco si asciuga gli occhi che si bagnano pure a Giuvà.

Lontana s'alza una musica, una nenia di venti morbidi di primavera, un gorgheggio di usignoli, il mormorio di un fiume che lento va alla foce.

Scende dall'alto e avvolge i pellegrini che affrettano il passo.

Ecco là, in fondo alla strada, una capanna di paglia, un asino e un bue, un uomo e una donna e nella greppia ancor non si nota, ma s'indovina, un'aureola d'amore.

Tutti si affrettano, tutti s'inchinano, tutti vedono il bimbo appena nato; i visi si illuminano, la gioia prorompe, c'è chi prega, c'è chi supplica.

Francesco non dice nulla, è in ginocchio, guarda il bimbo e guarda le stelle, alza gli occhi, poi li abbassa. Gesù gli sorride e quando guarda in su, là in fondo c'è la sua stella, il volto di lei che abbozza un bacio. E' un attimo solo, forse è solo un sogno, ma Francesco e Giuvà si stringono in quella comune visione.

La notte di Natale è sempre magica e anche questa volta si è realizzato il miracolo. Sotto il cielo trapuntato di fiori un uomo e il suo cane ritornano a casa con il dono più bello che abbiano mai ricevuto.  

 

 

 

 

 
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