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  Editoriali  »    »  Terremoto, dal dolore alla rabbia, di Ferdinando Camon 08/09/2016
 

Terremoto, dal dolore alla rabbia

di Ferdinando Camon



 

"L'Arena" 29 agosto 2016 
 
 
 Il procuratore capo di Rieti e la procura di Ascoli Piceno aprono ufficialmente un’indagine sulle case crollate nel terremoto, per “disastro colposo”. Imbocchiamo una strada che ci riempie di vergogna e di collera: questo terremoto finirà come tutti gli altri, con le accuse ai costruttori e ai controllori di non aver fatto bene il loro lavoro. Di aver usato materiali scadenti per risparmiare. Di aver finto i collaudi senza farli veramente. Ormai siamo famosi nel mondo per questi trucchi. Il mondo ci ama, ricorda i nostri morti nei concerti, nei giornali, nelle tv, ma ci disprezza. Avevamo delle colpe in Irpinia, all’Aquila, in Emilia-Romagna, saltano fuori colpe anche qui in Amatrice e dintorni? Quel che vediamo dovrebbe muoverci alla pietà per l’ecatombe di morti, all’ammirazione per il coraggio dimostrato nei soccorsi, ma il sentimento che comincia a prevalere adesso è un altro: la collera. Perché si raccolgono solo adesso i pezzi dei muri e si guarda cosa contengono? Non bisognava farlo quando avveniva la costruzione? Qui ci sono anche costruzioni pubbliche, pagate con i soldi di tutti, non si doveva controllarle in corso d’opera? Queste costruzioni, una volta terminate, sono state approvate da una commissione di collaudo. Se i materiali non erano idonei (poco cemento o poco ferro), se c’era una sproporzione nei pesi (pilastri leggeri, tetti pesanti), vuol dire non solo che i lavori sono stati truccati, ma che i controlli sono stati falsati. Vista la quantità dei morti, di che cosa possono essere accusati costruttori e controllori? Di truffa o di strage? Naturalmente, aspettiamo le indagini. Ma non è giusto che siano tardive e lunghe. Quand’era presidente Pertini ci fu un terremoto con distruzioni e morti, Pertini corse a vedere, vide i muri sbriciolati come se fossero stati incollati con lo sputo, chiese spazio nel tg1 e domandò: “Perché i costruttori non sono in prigione?”. Non è giusto che centinaia di famiglie siano travolte dal lutto e quelli che possono essere colpevoli o complici non vengano fermati. Come ha parlato Mattarella? Dalla diversità di linguaggio si misura la diversità caratteriale dei due capi di Stato. “Signora, lei ha il diritto di essere arrabbiata” risponde Mattarella a una donna che lo prega a mani giunte. Ma se quello è un diritto, dev’essere esaudito. Da chi può. I vigili del fuoco han consegnato alla procura di Ascoli una perizia che, dicono i giornali, può portare a indagare i vertici delle amministrazioni comunali, compresi i sindaci: se non sono corrotti (non oso pensarlo), sono incapaci. Ma ditemi voi: onestamente, per i morti che differenza fa?


www.ferdinandocamon.it





 
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