Riflessioni
sul “copione”
di
Maria Carmen Lama
Molto
probabilmente ogni uomo sin da quando comincia a sentire interesse
verso una donna, si costruisce a poco a poco un copione che gli serve
come semplificazione dei suoi approcci. È una costruzione che
procede nel tempo e che, a seconda dei risultati di volta in volta
raggiunti, l’uomo migliora in qualche parte meno adeguata fino
a rendere il copione stesso sofisticato, ricco, quasi perfetto. Il
seduttore, o l’aspirante tale, nella sua classica
insignificanza, ne è il prototipo.
Il
copione prevede diverse fasi, che vengono aggiustate gradatamente
anche mentre il dialogo “interessato” è in corso,
e tutte le fasi hanno lo scopo della “conquista”.
È
come se qualcuno andasse in cerca di qualcosa che anche altri
ricercano e dovesse dimostrare, prima di tutto a se stesso e poi
anche agli altri cercatori, che delle cose cercate lui ne ha trovate
più di tutti, che le sue sono le migliori, e che, quindi…
lui è stato il più bravo!
Questa,
chiamiamola così, procedura
di conquista serve
moltissimo, all’uomo che la mette intenzionalmente in atto, ad
accrescere a dismisura la sua autostima: ecco, io sono bravo, bello,
intelligente, e non può essere diversamente, altrimenti non ci
sarebbe stato per me un così grande numero di conquiste delle
cose che ho cercato.
Nella
ricerca dei funghi, per esempio, so che ci si distanzia con una certa
dose di superiorità dagli altri cercatori quando si trovano
più funghi e addirittura non si svela mai il luogo dove si
sono trovati in così tanta quantità, per evitare che
qualcun altro possa superare il primato nel portarsi via i funghi
migliori e in grande quantità.
Ora,
però, la donna non è né una cosa né un
fungo prelibato, né niente altro che un essere umano che ha
un’anima sensibilissima (qui ci sarebbe da scrivere un
trattatello per spiegare il perché dell’affinarsi nel
tempo di questa sensibilità, che fa parte ormai dell’archetipo
collettivo, v. Jung); e oltre all’anima, ha un’intelligenza
acuta (non sto generalizzando, ma parlo delle donne migliori
soltanto…), ha uno sguardo sulle cose che è unico,
personale, ha sentimenti ed emozioni che spesso superano in intensità
la sua stessa immaginazione, ha un modo di osservare il mondo e di
riflettere su tutto quel che apprende del mondo e degli esseri umani
e degli esseri viventi e non, che è declinato al femminile.
Ha
desideri, progetti, visioni del presente e del futuro che a volte la
sorprendono per l’audacia con cui la sua mente formula tutte
queste cose. Si pone di fronte agli altri esseri umani nella
condizione di stupore per quello che sente da loro, sia in parole e
discorsi, sia in atmosfere e sensibilità, e questo sia in
positivo sia in negativo, cioè… nel bene e nel male.
Quando
inizia a sentire un certo interesse verso un uomo, si pone nella
situazione non di chi vuole conquistare qualcosa, ma di chi vorrebbe
vedere nell’altro qualcosa di eccezionale che non le faccia più
distogliere l’attenzione da ciò che ha intuito.
Se
questo avviene, la positività dell’esperienza la lascia
quasi stordita, quell’uomo l’ha conquistata senza averne
avuta alcuna intenzione, soltanto la sua presenza è fonte di
un piacere, prima di tutto estetico e poi anche emozionale e fisico,
tanto grande che vorrebbe ripeterne l’esperienza, come quando
si legge un romanzo che avvince, o si guarda un’opera d’arte
che è sublime nella sua essenza, ma anche, spesso, nella sua
semplicità.
Il
romanzo vuole conquistare? L’opera d’arte vuole
conquistare? I loro autori vogliono conquistare? NO.
Ma
se un’esperienza di vicinanza (nei diversi modi in cui si
verifica, con una persona, con un romanzo, con un quadro…) ha
quel particolare tocco di eccezionalità, ecco che la donna
rimane conquistata. Allora, non c’è in questa esperienza
nulla che accentua il valore della donna, nulla che possa accrescere
la sua autostima, ma soltanto l’aver scoperto qualcosa di
assoluto, di bello, di interessante in qualcos’altro (persona,
romanzo, opera d’arte… e si potrebbe continuare…
poesia, musica, opera lirica ecc.. ecc…)
Se
l’uomo fosse capace di ribaltare la sua prospettiva, capirebbe
molto di più l’anima della donna, non andrebbe dietro a
mille gonnelle, non cercherebbe di fare collezioni delle sue
conquiste, come ritorno a sé della sua propria bravura,
avrebbe una maggiore consapevolezza di tutte le cose belle che lo
circondano e che se ne stanno lì a loro volta inconsapevoli di
potere destare tanto interesse. Quando le cose belle vengono scoperte
come tali, acquistano maggior valore agli occhi di chi le ha
scoperte. Ma non c’è alcun ritorno della luminosità
dello sguardo dell’osservatore, semmai una gioia per la
serendipity che l’ha accompagnato nella scoperta, come un colpo
di fortuna inaspettato.
Tutto
questo certamente lascia indifferenti il romanzo, il quadro, la
poesia e tutto il resto, ma spesso non lascia indifferente una
persona che si sente scoperta come interessante, soprattutto perché
magari fino a quel momento non aveva pensato a se stessa come
possibile candidata ad una selezione per qualcuna delle sue qualità,
ritenute normali.
In
questo tipo di sguardo esattamente opposto sta la differenza tra
l’uomo e la donna.
La
donna infatti non ha mai avuto un copione, semmai una visione del
bello, un’intuizione del bene, un ideale di positività.
Quando s’imbatte in qualcosa che ne ha le sembianze, ecco che
si è lasciata conquistare senza che l’altro abbia fatto
nulla per includerla nel numero delle sue “conquiste”.
Riguardo
all’essere conquistate da un uomo, in particolare, le donne che
hanno questo tipo di approccio verso gli altri, non possono poi più
trovare qualcun altro che eguagli il cielo che hanno tenuto per sé.
In questo si configura l’esclusività del proprio amore,
che non ammette interferenze di sorta.
Per
l’uomo è esattamente l’opposto: oggi è la
“sua” conquista numero 1, domani la 2, poi la 3, ecc…
poi la conquista n… 20, o 10, o 30, o 100, o come il
dongiovanni, mille e trecento ecc..
Non
ha capito niente l’uomo. Non ha capito niente dell’amore,
non ha capito niente delle donne, non ha capito niente della
bellezza, dell’arte, della poesia, non ha capito proprio nulla
nulla!!!
E
questi copioni che si ripetono nei secoli dei secoli, sono di una
sconsolante piattezza, di una noia mortale, di un’insignificanza
abnorme, di una desolante frustrazione.
Non
sto generalizzando, nemmeno per l’uomo, perché voglio
pensare -e sono certa- che ci siano uomini con un approccio, verso le
donne, più intelligente del copione.
Esiste
nella vita civile una sorta di protocollo, un’etichetta, che le
persone per bene, le persone intelligenti e sensibili sanno
rispettare, riuscendo, proprio per questo, ad essere molto più
desiderabili.
Questo
vale anche, e forse ancora di più, per quei dialoghi virtuali
in cui le persone non si conoscono de visu, ma solo attraverso le
cose che scrivono. Quando uno dei due interlocutori (generalmente un
lui…) in ciò che scrive sottende scopi “di
conquista” allora si può stare certi che chi sta dietro
lo schermo con questi atteggiamenti tipici, da copione, appunto, ha
una vita insignificante, un’intelligenza meno che mediocre.
E
questo, anche quando alcune cose che scrive e il modo in cui le
scrive potrebbero far pensare ad una persona intelligente; che poi si
smentisce clamorosamente quando con insistenza e con superficialità
tratta temi che non possono avere alcun altro interesse se non solo
come livello astratto, filosofico, di discussione e che, se non viene
compreso, dà subito la misura dell’essere completamente
fuori strada, del non aver capito nulla.
Perché
si possa sviluppare un dialogo fecondo, si dovrebbe metabolizzare
questo scritto dall’inizio alla fine. Solo con una comprensione
fatta “propria” e con comportamenti conseguenti si
potrebbe riuscire a trovare sintonia anche tra persone virtuali. E
qui ci si ferma. In ogni senso.
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