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  Editoriali  »  Quanto è vero che la storia si ripete, di Lorenzo Russo 05/07/2018
 

Quanto è vero che la storia si ripete

di Lorenzo Russo



Ciò che tuttora sta succedendo nel mondo democratico non è altro che il fallimento delle speranze che la sinistra ha inculcato nelle menti degli uomini, vale a dire di poter creare in breve tempo il paradiso in terra.

Già in partenza non si era accorta che il paradiso non è creabile, se non mutando i geni dell'uomo e che essi, per mutare nel meglio, abbisognano di uno sforzo globale rivolto al miglioramento della situazione sociale generale.

Il primo segno di una eventuale possibile mutazione sarebbe la volontà dei dirigenti di ogni attività esistente di frenare la loro corsa alla ricchezza personale senza limiti.

Nello stesso tempo dovrebbe anche mutare il comportamento delle classi loro sottostanti, così che ne possa sorgere un clima di sostegno e fiducia.

Con questo intendo dire che la prima cosa che dovrebbe succedere sarebbe l'acquisizione di una coscienza sociale globale di molto più elevata dell'attuale, tanto da vedere nel prossimo non più un concorrente, bensì un collaboratore necessario e affidabile.

Considerando che ciò non potrà mai verificarsi a causa della troppo egocentrica individualità dei soggetti, creante egoismo e quindi cecità globale, è anche tempo perso rivolgersi a un Dio della provvidenza, affinchè intervenga per l'uomo, in quanto un tale intervento potrebbe verificarsi solamente nella mente dell'uomo maturato.

Di fatto è l'uomo che deve maturare per sentirsi vicino a questa divinità, della quale ne ha oggi più che bisogno per sopravvivere.

Lo sviluppo demografico fuori controllo rappresenta un pericolo gravissimo per la sopravvivenza umana, per cui il primo provvedimento da praticare sarebbe il controllo rigido delle nascite, seguito da una amministrazione austera e sotto continuo riscontro in ogni campo.

Speranze per il futuro dell'umanità ne ho poche, anche perchè non vedo nessuno che sia in grado di ottenere la necessaria accettazione esecutiva e ancor meno di controllo.

Vedo già sorgere conflitti gravissimi nei prossimi decenni che decimeranno gran parte della popolazione da non escludere la sua eliminazione.

L'unica speranza che mi sostiene è che esista nel piano della sopravvivenza un meccanismo che costringa l'uomo a rimediare in tempo.

Me lo immagino già le scene strazianti di una Umanità che, con sguardo smarrito e rivolto verso il cielo, supplica il Dio della salvezza, per la quale è pronta ad accettare ogni compromesso prima ignorato.

Nonostante il mio pessimismo, ritengo sia un dovere impegnarsi maggiormente per evitare l'avverarsi di tale catastrofe.

Lo ritengo un dovere morale e di coscienza come individuo di questo pianeta, che vorrei lasciare a testa alta.

Nel credo che la vita possa proseguire altrove in un altra forma, ritengo che chi l'abbia vissuta in sobrietà e riverenza verso l'ambiente e il vicino avrà migliori possibilità di sopravvivenza.

E qui aggiungo che il criterio di giudizio sarà l'impegno assunto e non il risultato ottenuto.

Di certo è un tema molto ipotetico e profondo, al quale ci si può avvicinare unicamente con la fede sentita nell'animo.

Ed è qui che mi sembra importante il connubio tra gli ideali di fratellanza con la ragione.

Entrambi sono indispensabili per evitare di creare più danni che benefici.

Se gli ideali sono l'energia creativa, sfociante spesso in caos e distruzione di ogni ordine, la ragione assicura ordine e praticabilità nel tempo.

Ritornando al tema di questo mio scritto, spero che con il ritorno al governo delle forze politiche appartenenti principalmente alla destra storica queste dimostrino di essere maturate, cioè che la nuova destra non sia la stessa del passato, una destra di approfittatori e sfruttatori delle classi sottostanti.

Non dimentichiamo che il sorgere della sinistra fu causato proprio dal mal governo di una tale destra sopra citata.

Il ricorso storico si fonda ebbene sul fatto che qualunque gruppo arriva al potere diventa poi, nel suo esercizio, come il precedente che aveva contrastato e combattuto, così che anch'esso prima o poi subirà la stessa sorte.

Potrei anche affermare, che ogni conquista del potere con la forza abbia in sè il germe del dominio e sfruttamento per mancanza della necessaria maturità e coscienza sociale.

Potrei ancora affermare che l'esistenza di diverse e tra loro concorrenti forze politiche sia già sinonimo di immaturità sociale quando continuassero a combattersi con falsità e ipocrisia.

Si delinea così un susseguirsi di forze che poi si consumano e lasciano spazio a nuove, anch'esse a tempo determinato.

Sono forze identiche, una loro ripetizione quindi, la cui sostituzione garantisce il loro sopravvivere, come per portare a termine un compito non risolto o la continuazione di uno stato di condanna.

Che in questo flusso continuo un qualcosa muti in meglio rimane una speranza vana, in quanto non percepibile nel breve corso di vita generazionale.

E qui aggiungo, che l'uomo, essendo prigioniero dello scorrere mutevole del tempo in cui vive, è costretto ad adattarsi al meglio. Da qui il concetto di condizione costrittiva temporale ed epocale.

La forma a sfera del pianeta, girante continuamente sulla propria asse, crea l'impressione che nella vita tutto si ripeta senza mutare.

Comunque in qualsiasi direzione ci si metta in movimento, non si arriverà mai a un punto fermo, così che ogni destinazione raggiunta risulta una stazione di transito.

Così come il pianeta si muove, ci muoviamo anche noi in continuazione, viviamo una realtà ingovernabile fino a essere sostituiti dalla prossima generazione, sottoposta anche lei allo stesso destino.

È così che tutto si ripete, le guerre come le paci, i disastri ambientali come quelli creati dall'uomo stesso, l'immaginazione dell'esistenza di un Dio che varia secondo le necessità dell'individuo, una volta è benevolo, poi severo e vendicatore contro chiunque non lo voglia riconoscere.

Ci creiamo un Dio celeste e anche uno umano, idolatrando quello di turno in ogni campo delle attività umane e dei bisogni da soddisfare.

E dove rimane il serio, l'attendibile se non nel cuore degli umili e parsimoniosi con tutto ciò che la vita offre. Lo sono perchè hanno intuito che solo così si rimane equilibrati e sereni, senza percepire il bisogno di rivolgersi a un Dio di turno per ottenere consolazione, sostegno, conferma.




 
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