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  Editoriali  »  L'origine della vita, di Lorenzo Russo 07/02/2019
 
L'origine della vita

di Lorenzo Russo



Chissà, se una volta, in un tempo molto lontano, gli individui furono talmente uguali, da poter convivere in armonia e pace?
Essere uguali comporterebbe un vivere senza cognizione del differente, con il quale confrontarsi e, come accade ancor oggi, contrastarsi e combattersi anche ferocemente.
Comporterebbe uno stato d'essere senza averne coscienza, il che  piegherebbe il fatto di non aver traccia della loro esistenza.
In una tale condizione di vita non esistono rancori, conflitti e tutto ciò che rende la vita tutt’oggi difficile.
Anche il tempo trascorse inosservato, perchè non ci furono osservatori 
che avessero inventato un sistema per misurarlo.
Solo dopo, ma molto dopo, accadde una mutazione profonda degli elementi 
che avevano formato questo mondo irreale, detto così perchè era senz
cognizione di esistere, e adagio adagio il tutto incominciò a mutare con 
moto perpetuo fino ad oggi.
Gli scienziati sono tuttora del parere che all'inizio fosse esistita una massa enorme e inerme, che poi si disgregò con una esplosione enorme, disseminando il suo contenuto in tutte le direzioni, ognuna sottoposta a regole gravitazionali specifiche, ma sempre tenute unite in uno spazio denominato Universo, anch'esso diventato vasto e in continuo moto di espansione per raccogliere il tutto.
Il moto di espansione mi fa pensare all'inizio di una nuova era in fase evolutiva, come se il periodo precedente fosse servito a raccogliere ed 
elaborare tutti i dati per formare il dopo.
È proprio dallo sgretolamento degli elementi della massa originaria, e 
apparentemente senza vita, che  è sorto il nostro mondo e in esso la nostra capacità di percepirlo e visualizzarlo.
Il tempo che ci ha impiegato non conta, mentre conta quello percepito e 
assunto dall'uomo.
Con questo voglio affermare che un sistema basato sulla uguaglianza non 
può aver coscienza di essere, e in più e correlativamente alla sorte 
dell'uomo, voglio affermare che un mondo totalitario, dove tutti gli esseri dovrebbero essere simili, se non uguali, diventerebbe nel tempo un mondo senza energia creativa e quindi non auspicabile.
Detto così si può ammettere che gli uomini abbiano gli stessi diritti di 
origine, ma guai a volerli costringere a vivere in un sistema totalitario, del quale ne esistono diverse forme e strutture secondo la volontà dei loro capi.
Da qui la concretezza e indispensabilità delle differenze tra gli uomini, quali sorgenti di energia e quindi di vita continua; da qui anche il sorgere delle difficoltà dell'uomo a convivere in pace con il suo prossimo, tali da sfociare, in alternanza, in lotte, guerre, paci, amori, tradimenti ecc.
Ed ora, come la mettiamo con le annunciazioni cristiane che impongono di 
amare il prossimo come se stesso?
Allora erano già difficili da comprendere e realizzare, figuriamoci oggi con quasi otto miliardi di esseri, viventi in diversissime culture e stato sociale, da far venire i brividi a volerli unire nell'amore cristiano, tanto da farmi pensare che ogni tentativo finirebbe nel suicidio volontario.
Arriverà il tempo, dove tutte le energie, sorte dalla enorme esplosione e in continua modificazione e allargamento, saranno consumate e il tutto 
esistente sarà selezionato e riassorbito in un unico mondo, con o senza 
coscienza, chissà.
Di fatto, potrebbe essere che solo in questo mondo esista l'agognato  paradiso, nel quale gli eletti vivrebbero in pace e serenità, fino al  momento nel quale anch'esso si disgregherebbe nuovamente per ricreare,  tra l'altro, il mondo che conosciamo.
Visto così, mi sembra che esista un moto perpetuo di unione e separazione, voluto da una energia superiore per scopi inesplorabili, almeno finora.
Che cosa rimane all'uomo, in questo processo di mutazione continua, che 
dia un valore vero alla sua breve esistenza e certezza di miglioramento nel dopo?
A mio parere,  vivere per scoprire le sue qualità migliori e metterle in pratica, sfidando i pericoli incombenti.
Con ciò intendo affermare di dare testimonianza e validità della sua venuta, contribuendo, con tutte le sue forze e capacità, allo svolgimento del processo universale in atto.
Essere attore e non visitatore. Non è poco, ma sarebbe qualcosa se molti 
lo facessero.
Per il momento accontentiamoci di esplorare l'Universo, di scoprire i suoi confini che, come mi sembra logico, sono là dove finisce l'energia che lo mantiene.

 
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