Natale
2019
di
Lorenzo Russo
Osservando
l'attuale situazione politica ed economica mondiale, il fermento
sociale in corso, non mi viene altro in mente che accusare non solo i
soliti approfittatori di sempre, ma anche la nuova moda del buonismo
ideologico senza alcun riscontro della sua fattibilità.
Dietro
il buonismo agisce, per ignoranza delle conseguenze che crea o per
velata brama di potere dei sostenitori, il volere creare un mondo
pacifico con l'unione di tutti i popoli.
Non
riesco a immaginarmi come sia possibile realizzarlo; mi sa quindi di
utopia perchè è contro il fondamento funzionale di
questo mondo, che consiste nel superamento dei conflitti senza
crearne dei nuovi ancora più grandi.
I
conflitti sono il sale della vita terrena, sono loro che creano
energie nuove, per far sì che la vita continui e si possano
correggere gli errori fatti, ma questo anche solo fino al giorno
ultimo deciso dalla volontà suprema, ma mai dall'uomo.
I
buonisti di questa sorte peccano di presunzione ideologica, dietro la
quale si nasconde la fama di potere che genera aggressione contro
tutto ciò che è diverso, fino a a minare le fondamenta
di uno stato nazionale di non loro gradimento.
Detto
questo, affermo che ognuno è libero di festeggiare il SS.
Natale nell'ambito della famiglia e vicini, così come fecero i
primi cristiani, ma mai per divertirsi in svaghi che hanno niente a
che fare con questa festività, come purtroppo è uso
oggi.
Il
Natale è ricorrenza dell'annunciazione di una nuova e migliore
era, accaduto duemila anni fa e che ogni anno è da riesaminare
e riproporre nel migliore dei modi possibili.
È,
quindi, un richiamo di un nuovo inizio per chi non ne abbia ancora
fatto il compito della sua vita e di festa per gli altri.
Con
esso non si migliora globalmente il mondo, ma ognuno può
migliorare le sue idee e comportamenti servendosi della nuova
coscienza acquisita.
Quante
forme ha il potere, a incominciare dalle palesi fino alle velate di
falso buonismo dietro il quale si manifesta la condizione
psicosomatica personale del soggetto, è da esaminare.
A
priori va detto, che vivere per scoprirne il buon senso è come
scalare una vetta elevata e insidiosa.
Chi
si mette sul cammino scoprirà verità prima ritenute
inesplorabili, mentre chi preferisce la comodità del far poco
o niente rimarrà un prodotto secondario se non di scarto.
Eppure
mi chiedo, che cosa hanno in sè le annunciazioni cristiane,
quando qui in terra non cambia nulla?
Per
mio conto, è il dare, nonostante tutto, un senso positivo alla
vita, ritrovare le energie di sopportazione e rinascita dopo ogni
sconfitta, dolore, tragedia sopportata.
Il
loro senso non è di vincere qui, ma di uscirne indenne e
innocente per il dopo.
Dare
a Dio quello che è di Dio e all'imperatore quello che è
dell'imperatore, è come dire che tutto ciò che si dà
all'imperatore finisce con questa vita, mentre quello che si dà
a Dio sopravvive ad essa.
Quale
senso profondo è rinchiuso in questa annunciazione e come è
difficile viverla per tutta la vita, lo si riscontra nello stile
superficiale di vita riscontrabile soprattutto nei paesi
economicamente più sviluppati .
Tutto
ciò che qui è grande e maestoso è fragile,
mentre tutto ciò che è semplice e piccolo sopravvive ai
limiti della vita.
Non
è facile vivere come visse San Francesco di Assisi, ma fa bene
tenerlo presente come richiamo forte e impegnativo.
Personaggi
di tale portata dimostrano che è possibile vivere
diversamente.
Esiste
allora una provvidenza e o predestinazione per illuminare l'Umanità
intera a prendere la via giusta?
Se
così è, penso che esista anche un Dio benevolo, un
padre che interviene nei momenti di smarrimento generale per
comunicare all'Umanità di non essere sola.
E
adesso, dato che siamo perlomeno tutti cristiani comuni, o detto
meglio più o meno negligenti e ottusi, festeggiamo pure il
Natale col sostenere le esigenze dell'economia del profitto, l'unica
che è praticabile perchè illude di dare sempre un
lavoro remunerato a chi avesse voglia di lavorare e conseguentemente
uno stile di vita soddisfacente.
A
questo punto, tutto ciò che riguarda la vita nel dopo
interessa meno.
Andiamo
quindi in vacanza per godere la natura, per consumarla per il proprio
piacere e lasciamo la soluzione dei veri problemi a coloro che da
sempre hanno saputo manovrarci, fino ad arrivare al punto di non
lasciare traccia della nostra esistenza, perchè troppo comune.
Dimenticata
è, quasi, la venuta del cosiddetto Salvatore della vita.
Troppi
sacrifici e privazioni richiede il seguirlo, da non prenderlo più
in considerazione come si dovrebbe, da considerarlo un sognatore di
una vita non reale, un illusionista, uno scherzo che la natura di
quando in quando combina.
Su
di lui fu creato un mito, che regge ancor oggi e ci lascia perplessi.
Cos'è
allora il Natale, se non l'aspirazione dell'uomo di liberarsi del
fardello terreno o errore di progettazione che la natura sempre di
nuovo presenta?
Ma
festeggiamolo pure, fa bene illudersi di poter diventare nuovi e
migliori.
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