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  Editoriali  »  Ricreare nel rispetto del già buon creato, di Lorenzo Russo 29/01/2020
 
Ricreare nel rispetto del già buon creato

di Lorenzo Russo





Come si nota, tutto il mondo si trova oggigiorno in un movimento frenetico e dilagante. Il vecchio è diventato obsoleto e il nuovo irrompe senza garanzia di successo.

Non esistono più gli ideali che tenevano unito un popolo in un corsetto, dove la lingua e la cultura determinavavo il contenuto, la forma e tonalità delle sue espressioni, dei suoi atteggiamenti, da far emergere un insieme che valeva la pena difendere da tutto ciò che era sconosciuto, diverso.

Se il nuovo è, dal punto di vista della coesione pratica e duratura, da sfiduciare, lo è ancor più dal punto di vista della sua utilità per creare un futuro senza conflitti e discordie mondiali.

Certo è, che la strada che conduce alla sua realizzazione è ardua e pericolosa.

Lo si nota già oggi nei conflitti politici, dove le parti si contrastano con concetti del tutto contrari al senso dell'unità per il bene del paese, gli uni per difendere il raggiunto, cioè la lingua parlata che temono di perdere e la cultura nel suo insieme che determina il concetto di nazione, e gli altri che hanno capito che solo il nuovo, cioè l'unione dei popoli, può garantire la sopravvivenza umana.

E qui sono i giovani a sostenere l'unione in quanto sono biologicamente liberi dagli influssi degli avvenimenti storici, nei quali le generazioni precedenti sono stati attori e vittime per raggiungere lo status quo che, comprensibilmente, vogliono difendere.

Ed è qui che è necessario trovare un compromesso nel senso che il processo rigenerativo storico umano in atto vada sì avanti, ma con un ritmo più lento e prudente.

Non ha senso promuovere il nuovo, condannando il vecchio che ha dato loro la possibilità di vivere in condizioni, non perfette, ma sempre migliori.

Ed è proprio questo accanimento che crea in me il sospetto di assistere a una ennesima azione politica per mantenere al potere una classe non eletta e in più ipocrita e fallimentare.

Mai si dovrebbe causare il sorgere di una rivoluzione sociale, in quanto essa dimostrerebbe l'incapacità dell'uomo di rinnovarsi culturalmente e socialmente nel rispetto di tutto ciò che le generazioni precedenti hanno raggiunto a un prezzo altissimo.

L'incontro generazionale non deve sfociare in uno scontro grave, per cui deve essere condotto nel rispetto reciproco, senza confronti irrispettosi, per non dire violenti ed ancor meno dettati da propositi ipocriti come quello di mettersi in mostra, atteggiamento dietro il quale si nasconde la brama di vanità, successo e infine potere.

Ho sempre sostenuto, che tutto ciò che accade nell'universo si riflette anche nella vita dell'uomo, il che è come affermare che l'uomo agisce in sudditanza con l'universo.

Ritengo, anche, che tutto cambia non proprio per migliorare le condizioni esistenziali, bensì per rigenerare le energie diventate scariche.

L'uomo inspira allargando il petto ed espira restringendolo, così come succede nell'universo, e lo fa per esistere e determinare il suo status quo, cioè per sopravvivere.

Il principio delle cause e degli effetti ha sempre un valore determinante, perchè stabilisce il ritmo dinamico e continuo della vita con il rigenerarsi in loro.

Che poi l'uomo migliori in questo ritmo continuo è ancora da dimostrare.

Non riesco ad immaginarmi un mondo unito, se non in seguito a una catastrofe naturale di tale intensità da mettere a repentaglio la sua sopravvivenza, o a un'invasione di esseri provenienti da un altro pianeta.

Ma anche in questi casi sarebbe un'unione dettata dalla necessità e probabilmente di breve durata.

In ogni azione fatta dall'uomo c'è sempre un lato buono ed uno cattivo.

Sarebbe quindi opportuno conservare il buono di ogni epoca, opporlo al cattivo, per non creare danni ancora maggiori.

In fin dei conti, l'uomo dovrebbe tener conto di essere un essere debole e difettoso per natura e destino, per cui dovrebbe riflettere molto di più per non diventare troppo presuntuoso ed egoista, due caratteristiche dannose.

Aggiungo che i giovani vivono oggi in una condizione molto migliore di quella dei loro antenati.

Esiste quindi un miglioramento di qualità della vita sia economica sia intellettuale e sociale del quale dovrebbero essere grati alle generazioni che hanno combattuto e pagato un caro prezzo.

E qui sta il nocciolo inerente al susseguirsi delle generazioni, con i padri che hanno sopportato e rischiato moltissimo affinchè i figli potessero vivere meglio e quella parte dei figli che, non avendo vissuto il periodo di carenza del tutto, non ne sono coscienti come dovrebbero.

Questo, almeno, lo si desume dal loro odierno comportamento che risulta insaziabile perchè lontano dalla acerba realtà della vita.

Eppure è sempre stato così, cioè le giovani generazione agiscono con un grande entusiamo per realizzare un qualcosa di proprio e straordinario.

I risultati di tale dedizione, a volte fanatica, sono sempre insoddisfacenti, per non dire fatali al confronto con la realtà.

Ne deduco che la realtà sia la forza del destino, il destino come incapacità genetica, e conseguentemente culturale di migliorare, e la vita stessa condizione dimensionale agente come madre e matrigna, la vera padrona del nostro animo come l'universo lo è dello spirito.


 
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