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  Editoriali  »  Capitalismo e comunismo, sulla scia di un cristianesimo interpretato nel tempo, di Lorenzo Russo 19/10/2020
 
Capitalismo e comunismo, sulla scia di un cristianesimo interpretato nel tempo

di Lorenzo Russo





Se si riuscisse a creare una simbiose tra i tre orientamenti fondamentali della vita in terra, sarei certo di poter affermare che staremmo tutti meglio.

Niente conflitti gravi, niente guerre, piena solidarietà nei casi di necessità e sventura.

Il capitalismo è necessario perchè sostiene la creatività dell'uomo in ogni sua forma espressiva, senza la quale egli diverrebbe pigro, apatico, nichilista, fino a renderlo bisognoso di un'assistenza che diverrebbe poi insostenibile per la collettività.

Capitalismo crea progresso sia materiale sia sociale, perchè mantiene attive tutte le energie che l'uomo possiede in virtù della sua predisposizione e volontà di vivere.

Questo, naturalmente, quando le sue attività avessero un riferimento cristiano, con il quale diventare, almeno un pò, un essere socializzato.

Si realizzerebbero così due fini, senza i quali la vita umana rimarrebbe primitiva e brutale, perchè seguirebbe ancora il principio primario arcaico di prevalere sul prossimo, considerato un nemico da dominare o eliminare.

I due fini sono sviluppo intellettuale e cognitivo accoppiato con il senso positivo del sociale, nel senso che è meglio vivere insieme.

L'energia primaria è rappresentata dalla forza della sopravvivenza, che si manifesta nelle più svariate forme secondo lo sviluppo cognitivo e conseguentemente di coscienza raggiunto dall'uomo.

Sta poi al lui di riflettere sulla scelta del proprio orientamento affinchè porti frutti migliori.

Ed è così che l'uomo, nel corso dei secoli fino ad oggi, è riuscito a creare un sistema economico altamente produttivo e una forma societaria evoluta non riscontrata prima.

Ed è anche qui che l'orientamento cristiano ha portato i suoi frutti, ma questo non basta oggi, in quanto l'uomo si è progredito ulteriormente e i suoi fini non concordano più con le posizioni delle autorità ecclesiastiche, con il loro ritenersi esclusivi detentrici delle verità cristiane.

Le chiese sono oggi semivuote appunto per questa discrepanza e non noto una reazione esplicita da parte delle alte autorità ecclesiastiche che sia tesa al ricongiungimento con i credenti.

Di fatto, quando noto che oggi il Vaticano prosegue una politica di fusione delle diversissime culture esistenti, formatesi nel corso dei secoli con il superamento di tanti conflitti tragici e dolorosi, sostenendo l'immigrazione in massa di persone che starebbero meglio a casa loro, unite con le proprie famiglie ed amici, non mi resta che sperare in un tempo migliore.

È evidente che sia il Vaticano del papa Bergoglio sia il comunismo sia le forze politiche e finanziarie mondiali seguano congiunti una uguale politica di dominio che poco ha a che fare con il cristianesimo praticabile del suo fondatore.

Al contrario, la loro politica dovrebbe essere unicamente quella di aiutare i bisognosi nella loro terra a diventare autarchici indipendentemente dal loro credo.

E qui è evidente che il Vaticano reagisce alla perdita della sua autorità sui credenti, diventati più istruiti e coscienti, con il sostenere l'immigrazione globale, senza tener conto dei gravi squilibri sociali che essa crea nei paesi accoglienti, per poi erigersi a benefattore e garante dell'equità di trattamento tra i residenti e i nuovi arrivati.

Tutto questo in conformità con il diritto universale di poter emigrare dove si voglia, propagato apposta dall'ONU, senza tener conto dei gravi danni che esso crea alle popolazioni stesse.

Ed è qui che si palesa il vecchio gioco politico di sempre, che consiste nel fatto, che un popolo bisognoso è più facilmente manovrabile.

Una pericolosa mossa politica è quindi in atto che, come tale, va contrastata energicamente con programmi informativi e illustrativi.

In questo senso giudico anche la mossa del Papa di avvicinamento all'islamismo, finora suo acerrimo nemico ed ora collaboratore celato per mantenere il potere.

Il motivo risiede nella odierna crisi culturale mondiale, sia politica sia religiosa, le cui origini sono da ricercare nello sviluppo cognitivo e di coscienza dei popoli che mette a rischio l'esercizio del potere della classe elitaria.

Il mantenimento del potere è quindi in questione, potere che gli attuali detentori non vogliono lasciare.

Con riferimento alla Chiesa , vedo un'unica soluzione, che è quella di riformare le sue alte strutture gerarchiche, perchè troppo rigide e non fondanti sul merito dei suoi detentori.

Mi riferisco qui ad una Chiesa che sia vicina al popolo e non al potere istituzionale, a una gerarchia eletta dai credenti e rinnovabile periodicamente.

Il cristianesimo è una ideologia fin troppo esemplare, della quale ogni uomo ha bisogno, da temere la sua fine, mentre la Chiesa, quale istituzione, deve rinnovarsi periodicamente.

Il motto è quindi: passano i Papi, le alte autorità ecclesiastiche, ma non l'ideologia che li ha creati.

E qui mi viene da aggiungere che il mondialismo in atto è antidemocratico, perchè deciso dall'elite mondiale per realizzare i propri interessi di potere e non dai popoli.

Saranno loro a pagarne il prezzo che mi rammenta che la storia si ripete.

Se allora il popolo fu ammaliato dall'importanza dell'unità nazionale, ora lo è da quella mondiale, che viene presentata come unica forma politica capace di realizzare benessere e libertà per tutti i popoli.

Sapendo come finì allora il grande progetto di conquista del mondo sotto l'egida di una nazione, possiamo immaginarci come finirà questo, che è di molto più complicato e rischioso.

La dittatura, che ne sorgerà, rafforzerà il potere dell'elite mondiale, a scapito delle libertà e dei diritti dei popoli, che saranno costretti a vivere in un grave stato di sottomissione.

Mi pongo ora la domanda sul come evitare l'andamento in corso?

A primo acchito bisognerebe aggiornare il sistema capitalistico, creando i suoi impianti produttivi e di ricerca in tutto il mondo secondo delle caratteristiche ambientali e territoriali esistenti, di modo che si possa evitare le immigrazioni in massa, ma senza privarlo delle sue energie che generano creatività, rendimento e merito, al contrario della prassi comunista della raccomandazione ed assistenza senza diritto per merito acquisito.

La fine di una istituzione non è la fine del mondo, per cui non ha senso sostenerla, quando non riuscisse a rigenerare le sue energie.

Una cosa è certa: entrambi i sistemi devono svilupparsi insieme, perchè è dai difetti dell'uomo che sono sorti.

Il fine deve essere il creare una società cosciente e libera, una società unibile nel tempo a venire.

Ed è così che le annunciazioni cristiane vanno interpretate per non perderle per strada.


 
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