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  Editoriali  »  La fragilità della cultura europea al confronto con le altre culture esistenti, di Lorenzo Russo 29/01/2022
 
La fragilità della cultura europea al confronto con le altre culture esistenti

di Lorenzo Russo





Premetto che deve essere chiaro che la globalizzazione in corso sta sconvolgendo il già precario equilibrio sociale mondiale.

Questo perché il progetto, all'inizio di carattere mercantile, ha spinto conseguentemente le popolazioni dei paesi più poveri a emigrare in quelli più benestanti, assumendo così il carattere di globalizzazione di beni e popolazioni.

È un fattore non trascurabile, in quanto crea gravi problemi relativi alla loro accoglienza, creazione di posti di lavoro soprattutto nei paesi con un elevato tasso di disoccupazione e problemi relativi alla sicurezza sociale che la mescolanza massiccia di individui appartenenti a culture troppo differenti crea.

Il progetto, voluto dalle élites finanziarie e dirigenziali, è già tanto progredito sul suo percorso programmatico da non essere più controllabile e ancor meno contrastabile con azioni pacifiche.

Per questo propongo di impegnarsi molto di più affinché questo progetto, di per sé utile perché unisce finalmente i popoli di tutto il mondo, non crei grandi danni sociali.

Pur ammettendo che ogni cambiamento sia necessario perché rigenera energie nella fase del loro indebolimento, bisogna stare molto attenti affinché le nuove non distruggano il meglio generato prima.

Lo affermo perché ritengo che aiutare chi appartiene ad una cultura molto differente da quella del paese ospitante non significa concedergli ogni libertà di comportamento, sia pure consono al suo stato di cultura, quando essa sia troppo in contrasto con quella del paese ospitante.

Significa che bisogna usare anche la ragione, che ci avverte dei pericoli che, per fare un esempio, una massiccia e infinita immigrazione incontrollata porta con sé.

I soprusi e le violenze, che così accadono nel paese ospitante, sono causati da soggetti cresciuti in una cultura incompatibile con quella del paese che li ospita.

Ragionare significa, quindi, evitare che il buonismo in atto peggiori ulteriormente gli ancora irrisolti conflitti sociali.

Non è una cosa da poco, quando noto che il già raggiunto sia stato possibile con il superamento di tantissimi conflitti sia politici sia sociali avvenuti nel corso di tanti secoli, da non doverlo mettere per leggerezza a rischio.

Solo il pensiero alle tantissime vittime dovrebbe essere un monito serio per chi sia talmente pervaso da ideologie quasi irrazionali, se non modificando la composizione genetica dell'uomo.

Ed è qui che accuso i buonisti di mancanza di buon senso nelle loro iniziative di carità, perché non tengono conto della loro fattibilità economica e sociale.

Dunque, sì all'immigrazione, ma purché sia regolata e controllata, affinché il già debole e vacillante tessuto sociale non causi quei gravi conflitti già riscontrati nel passato.

Ma è chiaro che l'attuale tendenza segue un piano ben definito e forzatamente voluto dalle élites dei poteri finanziario, politico e religioso.

Ma è chiaro che chi è al potere vuole conservarlo, chi guadagna di più vuole guadagnare ancora di più.

È tutta una questione di potere, quindi, che i suoi detentori abilmente conservano, raggirando i popoli con la diffusione di terminologie idealizzate e fantasiose, quali democrazia, uguaglianza sociale, amore per il prossimo, superamento del male ecc.

È tutto un raggiro, quindi, e non facciamoci illusioni, perché nulla muterà sostanzialmente se non il senso di essere vissuto per un qualcosa che riporti al paradiso perduto.

Qualcuno pagherà già il conto per questi sognatori, che agiscono senza ragione perché vogliono solo il potere per sé e la loro casta, costi quel che costi.

Quando l'uomo tradisce la natura, sarà lei a vendicarsi e lo farà con i suoi ben conosciuti metodi che mi fanno venire in mente le pene dell'inferno.

L'Europa ha gravi problemi di identità, questo è vero. Finita la grande guerra, ha fatto un passo in avanti unificandosi per il bene dei suoi popoli; questa è stata almeno la promessa.

Lo ha fatto senza tener conto che i suoi popoli fino a pochi decenni fa si combattevano, parlano lingue differenti, per cui pretendono giustamente la libertà democratica di difesa della propria lingua e cultura.

Il primo errore, a mio parere, è stato l'introduzione dell'inglese quale prima lingua ufficiale, invece che concentrarsi sulla propagazione dell'esperanto o sulla riattivazione del latino che fu per secoli la lingua madre dell'Europa.

L'italiano è già sparito dalla nomenclatura delle lingue ufficiali, e per colpa dell'italiano stesso che non ama, come dovrebbe, la sua lingua, la sua storia, la sua civiltà millenaria.

Sottomesso per secoli da potenze straniere, un tempo tutte dominate, si è lasciato ingannare dalla diffusione di un cristianesimo inteso male ed esercitato ancora peggio per scopi di potere.

L'immigrazione in atto cambierà lo stile di vita degli europei e soprattutto degli italiani, ma è sempre stato così, per cui c'è da sperare che la fusione delle culture non crei gravi difficoltà di assimilazione sia per i residenti sia per i nuovi arrivati.

Meglio così - direbbero i martiri del risorgimento- noi siamo vissuti per una causa sacra che ha giustificato il nostro sacrificio, per cui sta agli italiani d'oggi riguadagnarsi il rispetto e il pane.

La situazione politica e sociale odierna dell’Unione Europea è vacillante, per cui è immaginabile che essa diventerà terra di conquista per gli africani e altri arrivati, perché più determinati, volenterosi ed astuti.

Aiutiamo pure i poveri immigrati, saranno loro a conquistare il potere e lo faranno addirittura democraticamente. E’ del tutto naturale che, quando l'energia si scarica e mancano le virtù necessarie per ricaricarla, venga sostituita da un'altra più forte e motivata.

Ma non facciamone un dramma, il mondo funziona in questa maniera da sempre, così che ognuno potrebbe ottenere il privilegio di comandare a sua maniera sugli altri.

Le energie sono neutrali, non hanno volto, regole, ad eccezione di quelle che ci fanno notare che tutto scorre e muta.

Un nuovo modo di vivere sta sorgendo all'orizzonte, con nuovi accadimenti che metteranno in mostra nuovi eroi, vittime, perseguitati, disonorati, traditi, oltraggiati, potenti, despoti, idealisti _ per una causa non realizzabile ma che vogliono realizzare perché creduta voluta dall'Alto invece che dalla propria prepotenza e presunzione -, santi, nulla facenti quindi sfruttatori di chi lavora, psicologi, filosofi, politici senza qualità se non quella di guadagnarci sopra, imprenditori che licenziano senza rimorso i propri dipendenti per trasferirsi laddove c'è più guadagno, ecc.

Il tutto sa di un dramma scritto altrove da chi non ha pietà per le sue creature.

Gli eroi del risorgimento hanno segnato un'epoca che fu sentita e segnata nel loro animo da riuscire a cambiare la società, mentre oggi si delinea quella di avventurieri speculatori e sfruttatori senza etica e morale per possedere tutto il mondo.

Mi sembra che il dramma sia arrivato al suo epilogo e al suo ideatore non rimanga altro che spegnere le energie che lo hanno tenuto in moto.

Ai superstiti non rimane più nulla che accontenti la loro avarizia ed egoismo.

La giostra dei desideri inappagati ha smesso di girare e alla fantasia è subentrata l'apatia e la solitudine del nulla.


 
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