Riflessioni
sulla mia riflessione del 12 maggio 2006 dal titolo “ Letture e riletture “
In genere non mi piace tornare su
qualche argomento per affondare – come si suol dire – il dito nella piaga, ma dopo una decina di
letture, per nulla gratificanti, mi sembra necessario richiamare l'attenzione
su un fenomeno che sta sempre più prendendo piede.
Lo scrivere per essere pubblicati, se
da un lato è una legittima aspirazione, dall'altro impone all'autore un'analisi
approfondita di ciò che
desidera sottoporre all'attenzione del lettore.
In fin dei conti uno scritto è il
biglietto da visita di chi lo ha realizzato e questo, pertanto, è di
fondamentale importanza.
Leggo storie inverosimili, scritte in
pessimo italiano, banalità sconcertanti che sembrano messe lì per riempire dei
fogli, non di rado senza un filo conduttore logico.
Si dice spesso che in Italia ci sono
più autori che lettori, e alla luce della scarsa qualità degli scritti questa
asserzione appare perfettamente verosimile.
Per principio cerco di dare risalto
agli esordienti, perché in fondo sono il futuro della letteratura, e con essi do ampio spazio anche ai piccoli editori che hanno una
funzione determinante nel proporre gli autori sconosciuti, rifiutati dai grossi
gruppi per motivi esclusivamente economici.
Purtroppo, però, anche queste piccole
realtà imprenditoriali soffrono, non tutte, ma di sicuro in numero non esiguo,
di scarsa capacità di valutazione; pubblicano opere di esordienti senza un
occhio alla qualità, immettendo di fatto sul mercato
prodotti scadenti che non fanno altro che accentuare la disaffezione del
lettore.
Comprendo quanto sia
difficile scrivere, ma proprio per questo l'autore, per primo, dovrebbe essere
in grado di comprendere la valenza del suo lavoro, dovrebbe essere il primo
critico di se stesso, e non correre dietro all'illusione di un'eventuale fama
legata alla pubblicazione. Un esordio che non trova riscontro nei consensi gli
tarperà le ali per sempre, non gli consentirà di accedere alla grande editoria,
la sola in grado di dargli quel successo in cui spera.
Se facciamo una piccola analisi,
abbiamo una miriade di esordienti che non sono andati oltre il primo volume,
poi ce ne sono altri, in minor numero, che sono riusciti a dare alle stampe
altri lavori, restando pur tuttavia sempre nella pressoché totale anonimità e
infine ci sono quelli, pochi, che sono riusciti a emergere.
La selezione del mercato è durissima
e allora il mio consiglio a questi autori è quello di ponderare con la massima
scrupolosità e senso critico il loro lavoro, perché l'essere riusciti a
scrivere un romanzo non è poi difficile, così come averlo pubblicato: la vera
difficoltà è scrivere qualche cosa di valido. Ai piccoli editori il mio
consiglio è quello di attuare un'attenta e anche inflessibile scrematura,
affinché sul mercato vadano solo opere di livello accettabile.