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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Alba antica, di Aurelio Zucchi 14/07/2018
 

Alba antica

di Aurelio Zucchi



Sul mare del passato di un poeta
tuttor si pavoneggia l’alba antica
che lui non vede eppur morta non crede.

Il bel ricordo avanza verso l’oggi
e la sostanza appena ne scalfisce
com’onda bassa ch’a baciar lo scoglio

residui d’erba bruca al suo passaggio
lasciando eretta la falesia, esposta
al sole, al vento e del cielo all’acqua.

Mirabil vista viene offerta agli occhi
nel mentre monta ingenua onnipotenza
per quel serbar, del catenaccio in atto,

la chiave ch’apra la sala dei miraggi
rivolta a Sud con la finestra al sole
e giù, al mar, salsedine impazzita.

L’ancor dormiente e provocante specchio
al Nostro va, protetto dalla sorte
nella porzion di tempo ad intervallo

tra il cobalto e la nascente aurora
e calmo il miracolo s’avvera
al primo raggio sopra l’orizzonte.

E nastri e nastri incidono la luce
sul blu ch’adesso vuol chiamarsi azzurro,
azzurro pria che il cielo se n’avveda.

Schiarito appar metà dell’universo
a mo’ di quando dopo il lungo inverno
i primi verdi muovono la zolla

prendendo posto ov’era solo brina
con il silenzio a fare da interregno
nel freddo assolo regalato al vento.

Fantasma destinato negli abissi,
solitudo, che scoglio or abbandona,
sfibrata defluisce verso il largo

e lascia spazio a piedi di fanciullo
dacché le orme su quel ner lui vuole
calcare ancora come pria ha fatto.


 
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