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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Amal, di Gianluca Ferrari 02/12/2018
 
Amal

(Speranza, in italiano)

di Gianluca Ferrari



Amal, che l’aria fu qualcosa

da mangiare ma nuvole

avare grevi di polvere

di sole, arsure non potevano

bastare…


e venne il giorno che il respiro

diventò morso al proprio corpo:

l’etere porta nella luce

- bimbo meticoloso perfido

che spella poco a poco

inerme insetto, sapendo

d’ingigantire il male -

tuo implacabile scheletro vivo.


Amal morta di fatica e fame

come gli schiavi sotto

i colossali vertici di Giza,

dell’enigma della Vita.

Morta di fatica e fame

in braccio all’impotente madre.

Di te che imperituro

monumento resta?


Forse la foto del reporter

d’America: a stento

contiene le sporgenze

delle tue piccole ossa

(riproducono, qui in Terra,

quale indifferente costellazione?!

Gli dei eravamo noi

e il cielo un’illusione).

Trovi la forza di dare

basamento con falangi,

tarsi all’enorme testa.


Occhi nero granito

portano inciso tutto quello

che più non riesci a dire

(neppure il pianto,

l’ultimo miserrimo appetito);

lo scalpello del Dolore

gli lascia, al fondo,

sgomento d’infinito.

 
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