Contadini
in Molise
di
Michael Santhers
Erano
gli anni sessanta di uomini fuori tempo,
in
camera da letto con galline, aprivano la botola
e
lasciavano cadere misurati pugni di fieno all'asino
e non tutti
avevano simile fortuna,
spesso la misera stanzetta dei più
poveri
si trovava distante dal tesoro stalla
e in rigido
inverno, semiscalzi sfidavano neve e gelo
per pasturare stenti
all'animale
-Anni nefasti al raccolto vincevano sui benevoli
e
tanti torchiati dalla fame emigravano in America
in speranza a
nuova futura luce di sazietà
ma spaesati in rumori di
lingua in promiscue razze
mendicavano i più umili lavori
o presagi
e dimoravano in lerce baracche sovraffollate
ove
topi mosche e violenze proliferavano
in sporcizie così
nauseabonde
che persino il vento schifato a disperderle
-Sto
parlando dei contadini Molisani
selvaggi,prototipi umani
eruttati da orgasmi
indottrinati in superstizioni e orgoglio
analfabeta,
ai gesti tozzi incollavano sputi e rumori di
bocche
copiati a ghigni d'eterna difesa al fato
-Avevano
sempre mimiche arcigne
su brecciati visi infilzati da falasche
barbe
e non era raro che s'ammazzassero
per un confine o un
ceppo di legno
-Pezze saldate a tamponare multistrati sudori
flautolenti
si chiamavano vestiti,abbinati a berretti bisunti
a
cui attecchivano accennati funghi a tettoia di buonumore
quando
affiorava in mostra fuligginosa dentatura
simile a muraglia qua
e là abbattuta da invasori
-A guardia del niente
spelacchiati cani
in eterni inchini a seguire tozze mani al
pranzo
a sperare uno starnuto sparasse briciole
-Con
spuntati aratri tirati da scheletriti animali
scorticavano arida
impigrita terra
per un raccolto di grano che se
abbondante
restituiva seme e un piatto in più
-Paglia
era premio quasi certo
martoriate ossa in nuovo calendario
della
vita, il senso
Da Destini
E Presagi
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