Poggiare
la mia mano sulle spalle
di
Giuseppe Carlo Airaghi
Poggiare
la mia mano sulle spalle
non
era sufficiente a rincuorare.
A
che servivano le mie ali, i voli,
il
mio annotare diligente, muto?
La
mia perpetua veglia sulle voci,
le
preghiere, le bestemmie ascoltate
da
quella mia incolmabile distanza,
da
quel sentire senza comprensione?
Ho
barattato una immutata eternità
per
la sete di un bacio ricambiato,
per
un bicchiere di vino, per la curva
irripetibile
di un collo di donna,
per
pisciare sui cumuli di neve,
per
imprimere la mia presenza,
il
mio segno tangibile nel mondo.
Da Monologo
dell’angelo caduto (Fara, 2022)
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