Nomi
di
Salvatore Armando Santoro
Nomi
rivedo dei miei giorni andati
allineati
sul foglio di un portale,
visi
oggi che tornano fanciulli,
urli
di notte al buio del rione
svolazzano
quei nomi
pipistrelli
impazziti
urlanti
sulle nostre teste pien di sogni.
E
ridisegno quei volti,
spesso
con un panino farcito di patate
su
un muretto che ancor resiste al tempo
urlo
la frase magica, “mangiosa”,
che
mi preserva dalla rapina
d’una
misera cena serale
tra
ragazzi più affamati di me.
Puleo,
Modafferi, Cimino,
Crucitti,
Cuzzola, Labate, d’Agostino,
nomi
che risvegliano i rimpianti
la
perdita di persone care
chiuse
nel cuore,
serrate
nella mente
che
tornano a cantare a primavera
su
quel muretto con le luci spente.
E
tutti li rivedo ancor viventi
con
le voci stridule e pungenti
senza
pensieri e ricchi di speranze,
sono
dentro di me
occhi
lucenti,
li
sento urlare,
rivedo
il riso che sui volti abbonda
li
sogno come un tempo li ho lasciati,
ritorno
fanciullino
coi
pantaloni corti e con le frecce
d’un
vecchio ombrello mezzo demolito,
con
una rametto fragile da archetto,
ritorno
come ero e come sono
bimbo
sognante al buio sopra un muretto
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