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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Due o tre cose che so di lei, di massimolegnani 10/05/2018
 

Due o tre cose che so di lei

di massimolegnani



Ogni vita è un mosaico difficile da ricomporre perché, se alcune tessere sono lì a disposizione di tutti, precise e facili da collocare, altre mancano o sono ricoperte di una patina bianca che le rende incomprensibili.

Mentirei se dicessi che io questa donna la conosco bene, non so il suo nome né dove abiti, né se viva sola. Posseggo, però, qualche pezzo rivelatore del suo mosaico, che se lei fosse un personaggio famoso potrei rivendere al miglior offerente; purtroppo invece è una di quelle persone che scivola via, inapparente come un’ombra. Per esempio, senza che gliela chiedessi, mi ha dichiarato la sua età, mossa forse dalla vanità a rovescio di portare male i propri anni, perché in realtà ha un’età decisamente inferiore a quella che l’aspetto fisico generale, il bastone, qualche ruga, la schiena curva, suggeriscono. La pallavolo mi ha rovinato le articolazione mi ha confidato una volta che in negozio era l’unica cliente. Così ho appreso dalla sua bocca che l’attività sportiva intensa (aveva fatto parte della Nazionale giovanile) ti fortifica finchè la pratichi, ma poi, dopo che hai smesso, spesso ti presenta un conto salato. Personalmente non corro questi rischi, sedentario e pigro come sono. Mesi dopo, come fossero passate poche ore, aggiunse ma non è stata solo la pallavolo a ridurmi così, e mi strizzò l’occhio sinistro a far balenare scenari inimmaginabili. Allungandosi sul bancone che ci divideva mi sussurrò che Giulio era stato per anni un amante focoso e assai perverso. Lei non ha idea, concluse con aria da cospiratrice. Poi, come seguisse un suo pensiero, aggiunse sin da bambina mi sono sempre piaciuti i pipistrelli. Forse per questo Giulio mi affascinava così tanto. Probabilmente s’aspettava che le chiedessi qualcosa, ma io non sono un tipo curioso. In effetti non avevo idea di chi potesse essere Giulio né che diavolerie combinasse con la signora, né soprattutto che c’entrassero i pipistrelli, ma mi guardai bene dal fare domande.

Un giorno, mentre ero in chiesa raccolto in preghiera, me la ritrovai accanto sul banco come comparsa dal nulla: bofonchiava a mezza voce, ma non erano preghiere, sembrava piuttosto che stesse litigando con qualcuno. Andò avanti per un bel pezzo, con brevi pause in cui concedeva al suo invisibile interlocutore la possibilità di difendersi dai rimproveri che lei gli muoveva con veemenza. Non so se Dio le rispondesse, forse sì perché a un certo punto la donna assunse un’espressione soddisfatta. Ho parecchi conti in sospeso con Lui, mi soffiò all’orecchio prima di allontanarsi zoppicando.

Ormai è mesi che non entra nella mia bottega, né la vedo più passare come un tempo davanti alla mia vetrina col suo passo strascicato, diretta in chiesa o forse al mercato. Sparita. Chissà che fine ha fatto, fossi uno scrittore la sua scomparsa mi scatenerebbe la fantasia e da quei pochi pezzi costruirei un ritratto a tutto tondo. Ma sono un ciabattino e della signora dall’invecchiamento precoce e dalla fede litigiosa non so proprio che farmene. Magari ne accennerò col Giosuè, il Daniele e il Pinotto, stasera tra una partita e l’altra a scopa. Calcherò la mano sulla perversione misteriosa del suo amante, che quello è un argomento che li manda in fibrillazione.


 
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