Altra
Asia
di
massimolegnani
Compariva
in piazza nei giorni di mercato, spingendo una bicicletta
sgangherata; s’aggirava tra le bancarelle come un animale
impaurito che la fame spinge al rischio. A gesti e mozziconi
d’italiano si offriva per le consegne a domicilio. Erano altri
tempi, ancora non eravamo abituati agli stranieri, così donne
e vecchiette la guardavano male e stringevano le sacche della spesa
come tesori da difendere.
I
miei colleghi dagli altri banchi le gridavano Ehi
Cina, smamma, e qualcuno
le tirava dietro un ortaggio marcio. Lei non faceva nulla per
schivare il proiettile, ma ogni volta, pestando la ciabatta sul
selciato, ribadiva: No
Cina, Vietnam. Altra Asia.
Quelli ridevano sguaiati e intonavano un coretto: Altraasia,
Altraasia, pedala, non è aria.
Dal
mio camioncino dei formaggi la vedevo allontanarsi esile e dritta
come una canna di lago e poi riprovare poco più avanti con
uguale risultato.
Non
sono migliore degli altri, lo so, ma ho l’occhio lungo e non mi
piace sprecare le occasioni se ci posso guadagnare in soldi o sesso.
Così un giorno la chiamai al mio banco, ehi,
Altraasia vieni qua. Le
diedi un pezzo di formaggio come si tira un tozzo di pane al cane,
per risultare gentili e restare padroni.
Tu
stai qua, le dissi
indicando un angolo del banco, mentre lei sgranocchiava la
crosta.
Quando
arrivò la signora Lampugnani le decantai il nuovo servizio
gratuito di consegna a domicilio. La signora squadrò la donna
orientale con una evidente diffidenza, allora aggiunsi E’
fidata. E in ogni caso ne rispondo io.
Dopo
quella, altre clienti chiesero la consegna a casa. Alla “Cinese”
dissi che si sarebbe dovuta accontentare delle mance, se mai ne
fossero venute. Io già la stavo avviando al mestiere, non
potevo certo anche stipendiarla. Lei non mi rispose ma chinò
il capo in un gesto che interpretai come un assenso.
Quella
stessa sera caricai la sua bici nel furgone e la feci salire accanto
a me. Mentre andavamo verso casa mia, le chiesi come fosse arrivata
in Italia. Io, botpipol.
Mi ricordai di certe immagini viste al telegiornale. Mi piacevano i
suoi zigomi orgogliosi e la pelle colore delle olive. Ma non volevo
sentire storie tristi, non mi interessava il viaggio avventuroso fino
a qui dopo la prima nave della fuga, così non chiesi altro. E
lei non chiese dove la portassi.
Da
allora ci ho fatto l’amore tutte le sere o quasi. Ma sempre,
mentre prendevo il suo corpo docile, avevo l’impressione che
lei si ritirasse più lontano.
Forse
per questo alla fine l’ho sposata, per cercare di raggiungerla
dove si nascondeva.
Ma
non è cambiato nulla.
Lei
è rimasta morbido burro, dove è facile affondare con la
lama, ma passo da parte a parte senza che sul coltello ne resti
traccia.
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