Nisse
e Gunnar
di
Danila Oppio
C’era
una volta, ma non proprio così tanto tempo fa, un bimbetto
molto povero che avrebbe tanto desiderato decorare l’abete di
fronte a casa sua per festeggiare il Natale, che presto avrebbe
bussato alle porte. Non aveva però neppure un soldino per
acquistare quei bei ciondoli colorati che erano esposti nelle vetrine
dei negozi della sua città.
Una
sera - e il Natale si stava avvicinando a grandi passi - sentì
uno scampanellìo e un fruscìo vicino alla finestra
della sua cameretta.
Tre
colpetti sul vetro della finestra lo fecero sobbalzare. Si avvicinò
cautamente, appoggiò le manine e il nasino sui vetri gelati –
fuori faceva davvero molto freddo – e vide un ometto non più
alto di una spanna, con un berretto rosso in testa che indossava un
giacchino grigio. Una lunga barba bianca ornava il suo mento.
Chi
sei? - Chiese il piccino.
Sono
Nisse, lo gnomo che esaudisce tutti i desideri, per caso tu ne hai
uno in particolare? Puoi dirmi come ti chiami?
Mi
chiamo Gunnar. Si, vorrei decorare con tanti ciondoli luminosi
quell’abete là fuori, perché senza quelle
decorazioni, non mi sembra neppure Natale.
Allora
Gunnar, fammi entrare ed io ti narrerò una storia e magari,
mentre te la racconto, succederà qualcosa di straordinario.
Fammi entrare subito, che qui fuori tremo dal freddo!
Il
bambino aprì la finestra e Nisse si intrufolò nella
stanza che a dire il vero non era neanche calda perché il
fuoco si era spento nel camino.
Nisse
si affrettò a soffiare sulle braci e all’improvviso un
bel fuocherello divampò e la stanza si riscaldò in un
istante.
Ma
tu sei proprio un mago! Esclamò Gunnar.
Non
so chi siano i maghi, ma so come posso realizzare i sogni dei
bambini buoni.
Intanto
Nisse, profittando del momento in cui Gunnar era andato a scaldarsi
accanto al fuoco e si era appisolato, chiamò la Regina delle
Nevi, Snedronninga, che di cose belle ne sapeva fare davvero tante.
Le disse sottovoce, ché il bimbo non sentisse:
Per
favore, fai cadere tanti fiocchi di neve, e falli diventare
grandissimi, come quei lampadari di cristalli di Boemia, e poi
appendili sui rami di quell’abete. Ma non farti vedere né
sentire.
La
Regina delle Nevi non riuscì a trattenere una risata,
ovviamente cristallina. Proprio a lei Nisse chiede di essere
silenziosa? Ma da quando la neve che scende volteggiando lieve fa
rumore? Non solo è muta, ma ammutolisce anche tutto quel che
sfiora al suo passare. Non si odono i passi e neanche le ruote delle
auto che circolano sulla strada innevata. Tutto è ovattato e
quindi lei sa - che quel che farà
- non si sentirà.
E
piano piano, mentre Nisse pensa alla storia da raccontare a Gunnar,
Snedronninga sparge i fiocchi di cristallo, li appende sui rami
dell’abete, perché sa che quando la luna si accenderà
e illuminerà il cielo notturno, i cristalli di ghiaccio
brilleranno come tante argentee lucine.
Gunnar
si sveglia e sbadiglia
Così
Nisse comincia a raccontargli una storia lunga e senza fine, per dare
tempo a Snedronninga di terminare il lavoro che le ha commissionato.
Nisse
inizia così questa sua fiaba.
che
lentamente si scioglieva.
Come
si dice
quando
una candela finisce?
Ah
sì, fino a ridursi
a
un piccolo moccolo
che
quasi non si vedeva
neanche
con il binocolo.
Ah
sì, e dopo cosa accadde?
È
successo che all’improvviso
è
spuntato un sorriso sul tuo viso.
E
poi? Come finisce la storia?
Finisce
che devo accendere
un
altro cero di cera
e
questa è una storia vera.
Non
posso leggere senza un lumino
anche
se fosse proprio piccino.
E
Nisse ricominciò a narrare la fiaba...
Ogni
volta ricominciava la solita tiritera per distrarre Gunnar, fino a
quando sbirciando fuori dalla finestra, vide che la Regina delle Nevi
aveva finito il suo lavoro. Allora lo gnomo disse al bambino di
guardare fuori dai vetri, che la notte era quasi terminata e domani
sarà già Natale.
Si
può solo immaginare la gioia di Gunnar, quando vide appese
all’abete delle magnifiche stelle fatte di ghiaccio
cristallizzato e di ogni forma che, al chiaro di luna, brillavano
come lucenti fiammelle.
Buon
Natale piccino, io devo andare.
Di
già? Non puoi restare?
No,
non posso, devo scappare
ma
ci vedremo ancora il prossimo Natale.
Gunnar
si stropicciiò gli occhi, si era addormentato sul tappeto
accanto al fuoco del camino, che ancora scoppiettava allegro. Le
prime luci del giorno accendevano le decorazioni di ghiaccio appese
sull’abete, e il bimbo rimase a guardarle incantato. Davvero
Nisse aveva fatto tutto questo, o se lo era solo sognato? Fosse anche
così, era stato proprio un bellissimo sogno, certo però
che le decorazioni di Snedronninga fossero più fantastiche di
tutte quelle luminarie che illumano a giorno le vie delle città.
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