La
leggenda dell’albero di Reginella
di
Giovanna Giordani
Si
racconta che, in una piccola casetta di un paese adagiato alle falde
di una possente montagna, erano vissuti tanto, tanto tempo
fa, un vecchio vedovo con la sua giovane figlia di nome Reginella.
Costei
accudiva con cura il vecchio padre e spesso gli chiedeva di
raccontargli com’era la sua mamma della quale proprio non
poteva ricordare nulla in quanto, quando il cielo se l’era
presa, lei era troppo piccola.
Pur
sentendo sanguinare una ferita che non si era mai chiusa, il vecchio,
per amore della figlia, cercava di accontentarla e le raccontava
della bellezza e gaiezza della madre e di come era buona e gentile
con tutti.
Reginella
ascoltava estasiata e cercava di immaginarsi i lineamenti ed il dolce
sorriso della madre.
Gli
anni passavano implacabili. Reginella si era fatta una bella ragazza
ed il padre era sempre più debole e stanco.
Un
giorno passò da quelle parti un giovane signore e, mentre
percorreva la strada principale del paese in cerca di un ostello,
incontrò Reginella che usciva dal negozio del droghiere.
Colpito
dalla sua bellezza la seguì e le chiese dove poteva trovare
alloggio per quella notte.
Reginella
guardò quel signore dall’aspetto gentile e, poiché
in quel piccolo paese non c’erano ostelli, pensò
che avrebbe potuto chiedere al vecchio padre di ospitarlo presso di
loro. Lo invitò quindi a seguirla nella sua umile casetta.
Il
padre, naturalmente, non si oppose, anche perché non avrebbe
mai osato rifiutare qualcosa alla sua buona e adorata figlia.
E
così Reginella fece accomodare quel signore e si prodigò
per preparare una buona cenetta per tutti e tre.
Erano
così rari gli ospiti a casa loro.
Si
accomodarono quindi attorno al tavolo e Reginella servì delle
gustose vivande fumanti. L’ospite disse che era un ballerino
alla corte del re; il suo nome era Omar ed era molto
felice del suo lavoro perché quando danzava si sentiva sereno
e leggero e si scordava di tutte le cose tristi della vita.
Reginella
lo ascoltava con interesse ponendo parecchie domande mentre le sue
guance si facevano sempre più rosse.
Il
padre guardava i due giovani in silenzio e all’improvviso sentì
che i suoi occhi erano molto pesanti e non riusciva più a
tenerli bene aperti. Si alzò dal tavolo e si sdraiò
sulla poltrona ben ricoperta dai cuscini che la figlia aveva
confezionato e ricamato per lui.
Fra
un racconto e l’altro, il tempo fuggiva veloce e la notte stava
avanzando a grandi passi.
Reginella
disse che sarebbe andata di sopra a preparare la stanza per il
giovane viandante e così lo lasciò solo con il padre.
Omar
si avvicinò alla poltrona e si accorse che il vecchio si era
addormentato. Lo lasciò ai suoi sogni ed attese il ritorno di
Reginella la quale non si fece aspettare molto.
Si
avvicinò alla poltrona del padre e lo invitò dolcemente
ad andare a letto. Il padre non rispondeva.
Gli
pose una mano sul volto per accarezzarlo e sentì sotto i palmi
un gelo che la riempì di terrore.
Iniziò
a gridare invocando il nome del padre, ma tutto era inutile.
-
E’ morto – disse Omar.
Il
giorno successivo lo seppellirono accanto alla moglie.
Omar
chiese a Reginella di partire con lui ed ella acconsentì.
Fu
portata alla corte del re e le fu insegnata l’arte della danza.
Ma Omar era scomparso. E questo era il suo grande cruccio.
Le
piaceva danzare, ma sentiva molto la mancanza del padre e di Omar e,
seppure vivesse in mezzo alla ricchezza e agli agi, non era felice.
Una
sera, dopo l’ennesimo successo per una danza in onore degli
invitati del re, Reginella, nella solitudine della sua stanza, pensò
alla sua mamma.
La
chiamò così intensamente che le sembrò che ella
fosse lì, accanto a lei ad ascoltarla.
In
quel momento una forte folata di vento gonfiò i pesanti
tendaggi che adornavano la stanza e Omar in persona le
apparve nel vano della finestra.
- Vieni, corri, non c'è
tempo da perdere - la invitò concitato Omar.
Reginella
era sconvolta dall’emozione e si lasciò sollevare dalle
forti braccia del giovane che la condusse con sé.
Un
cavallo nero li stava aspettando nella strada e, appena
furono ambedue in sella, fuggì via al galoppo.
Correvano
veloci, attraverso le stradine e poi, fuori, nei prati e poi su, su
verso i boschi e la montagna.
- Ti
spiegherò dopo - le disse Omar.
Quando
gli parve di essere abbastanza lontano dal castello del re, fermò
il cavallo e, dopo essere smontati dallo stesso, si sedettero su di
un masso lì vicino.
- Ti
ho mentito – le confessò Omar. - Io avevo ricevuto
l’incarico dal re di procurargli delle belle ragazze per
insegnare loro la danza e rallegrare quindi le feste frequenti che
organizzava al castello. Se non avessi obbedito mi avrebbe fatto
tagliare la testa. Ma tu, eri talmente innocente e gentile che, dopo
averti condotta da lui, sentii muoversi dentro di me i
rimorsi come serpenti. Finché presi la decisione di
rischiare la mia vita e di portarti via -.
-
Ti ringrazio, mio Omar, rispose Reginella. Io, infatti, non ero
felice là, in quel castello e il pensiero di te non
mi lasciava mai. –
Mentre
stavano parlando la prima neve cominciò a cadere e si
preoccuparono subito di cercare un riparo. All’improvviso,
però, udirono l’abbaiare furioso di cani ed Omar disse
che erano stati sguinzagliati al loro inseguimento dai soldati del
re, per uccidere lui e riportare lei alla sua vita
infelice.
La
neve cadeva sempre più copiosa e Omar coprì Reginella
di un mantello bianco che aveva portato con sé. Si alzarono in
piedi e lui la strinse forte, sempre più forte, accanto al suo
petto baciandola appassionatamente.
Poi,
lentamente, cominciarono a girare su se stessi, prima
piano, poi più forte, poi sempre più forte, abbracciati
come fossero un corpo solo mentre la neve li nascondeva in un gelido
turbinio che faceva fremere tutto ciò che li circondava.
Giravano
incessantemente, e da quel vortice bianco si formarono delle raffiche
di ghiaccio che accecarono tutti i cani che si stavano avvicinando e
così i soldati rinunciarono all’inseguimento
per paura di essere colpiti a morte.
Finché
la calma ritornò. Un bianco silenzio copriva ogni
cosa.
Omar
e Reginella erano talmente avvinghiati che nessuno mai più li
avrebbe potuti dividere.
Col
passare del tempo, da quelle parti fu visto un albero strano ed
originale, col tronco bianco chiazzato di scuro, che
si ergeva in spirali verso il cielo assieme ai rami ad esso
attorcigliati come in un abbraccio forte e struggente. Nessun altro
albero gli somiglia.
Fu
così che, piano piano, nacque fra gli abitanti di quel luogo
la leggenda dell’Albero di Reginella.
E
ancora oggi, nel paese, quando inizia a spirare il vento
forte dell’inverno, si va dicendo che Omar e
Reginella stanno ricominciando a danzare, lassù nella foresta
alle pendici della possente montagna.
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