Dialogo
tra un architetto e un sognatore
di
massimolegnani
Prima
la pietra, poi il legno, quindi il mattone e a seguire il cemento,
l’acciaio, il vetro. Non è una graduatoria ma la
successione temporale nell’uso dei materiali da costruzione.
Nella storia dell’architettura abitativa puoi leggere
l’evoluzione dell’uomo.
Per
me è anche una classifica delle mie preferenze, modificando
appena il tuo elenco, primo è il legno, poi la pietra, e a
seguire gli altri in ordine sparso. Un progresso che a me sembra una
involuzione verso materiali e risultati sempre più freddi.
Fosse
per te staremmo ancora nelle caverne o al massimo nelle palafitte.
Nelle
caverne forse no, ma ammetto che ho nostalgia per le costruzioni
semplici e i materiali umili, quando nei villaggi l’unico
architetto era l’uomo, di solito anziano e carico di passata
esperienza, che sapesse sistemare le pietre ad angolo e i tronchi ad
architrave.
D’accordo,
ma perché fossilizzarti a quel periodo? Da allora la tecnica
edilizia si è evoluta, è diventata cultura, ricerca
della bellezza. Guarda i grattacieli sempre più arditi,
strutture di acciaio e vetro che con linee pulite svettano in cielo.
È
una bellezza senz’anima, tecnicismo che mi lascia indifferente.
Anche
nei secoli passati, accanto all’edilizia basale, contadina, che
ti sta tanto a cuore, si sono sviluppate l’architettura
religiosa e quella civile con opere mirabili. Le nostre città
d’arte sono colme di chiese e palazzi dalla bellezza
insuperabile. Prendi SanPietro…
San
Pietro è “troppo” perché possa commuovermi.
Troppo
cosa? Non capisco.
Troppo
sontuoso, sfacciato, una soffocante affermazione di superbia. Troppo
marmo, troppe statue, troppe colonne.
Ma
è assurdo. San Pietro è il punto più alto
toccato dall’architettura religiosa, non solo cristiana.
Io
sono per l’estetica delle piccole cose. A dirla tutta spesso
non sopporto i monumenti, il loro imporsi con prosopopea, la spocchia
delle statue, gli obelischi, i mezzi busti, i colonnati, non sopporto
il marmo, il bronzo e gli altri materiali nobili. Milano, Firenze,
Roma le accomuno nell’accusa di un eccesso, che il Duomo è
esagerato, il battistero troppo tondo ed è tronfia di trionfi
la colonna di Traiano. Al trionfalismo preferisco le tracce minime di
un’arte umile, ai palazzi medicei antepongo un casolare in
pietra che da secoli resiste, alle cattedrali gotiche la pieve in
tufo fuori porta, con la parietaria che le ricopre i muri e il cielo
a sostituire il tetto che s’è arreso.
Il
tuo minimalismo è puerile. Così ti poni fuori dai
canoni estetici universalmente accettati.
Forse
sei tu che rischi di restare ingabbiato in canoni preconfezionati che
ti impediscono di cogliere la bellezza delle piccole opere. Io ho
volutamente estremizzato dei concetti per rendere più chiara
la mia posizione. Ma il punto fermo per me è che non c’è
bellezza senza commozione.
Su
quest’ultima affermazione sono in parte d’accordo con te,
anche se non siamo fatti di sola emotività. La conoscenza e la
cultura portano ad apprezzare la bellezza non meno della commozione.
Ecco,
tornando all’elenco dei materiali, io ho scelto il legno
proprio perché non necessita di particolari conoscenze per
essere utilizzato, ma di una sensibilità adeguata a
rispettarne nodi e venature.
E
io scelgo il vetro e l’acciaio per i motivi opposti, è
attraverso lo studio delle loro potenzialità che posso
progettare cose ardite e belle. È una continua sfida
all’impossibile.
Io
non amo le sfide, la frenesia del fare, il voler superare a tutti i
costi i limiti. Preferisco la contemplazione, stare lì a
guardare ciò che c’è già, e più è
semplice e puro e più l’ammiro.
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