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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Il sole anche di notte, di massimolegnani 05/11/2023
 

Il sole anche di notte

di massimolegnani


Sono le 15 di un qualunque giorno di metà ottobre ed è buio come a dicembre. Da tre giorni stiamo sperimentando tutti i tipi di pioggia, lo scroscio violento, i goccioloni isolati, l´acquerugiola ostinata, i chicchi di grandine fuori tempo massimo, l´acquazzone fulmineo da inizio estate, la pioggerella marzolina, fine e metodica, e quell´umidità palpabile a mezz´aria che non sai se è pioggia, nebbia o nuvola adagiata tra colline e piana. Dio sembra un piazzista smaliziato che sfodera tutto il campionario aspettando che tu scelga quale stoffa, tocchi, tocchi, ti dice, e tu allunghi un palmo aperto fuori dalla finestra a sentire come lo bagnano le gocce. Potessi, sceglierei il modello temporale estivo, che dopo lo sconquasso d´acqua e fulmini dovrebbe cedere il campo al sole. E invece no, sembra un moto perpetuo di tutto il repertorio, come ripassare le tabelline, che dopo il nove si ricomincia con il due (di quella dell´uno non ne ho bisogno, è come contare, mentre la tabellina dello zero ancora mi sconvolge: tu il numero lo hai lì davanti, concreto e solido, ma se lo moltiplichi per zero, zac, ti scompare sotto gli occhi, mistero!).

Anche allora pioveva sopra i vetri e mi chiedevo che tabellina usare per poter contare tutte le gocce. Guardavo mio padre e suo fratello parcheggiare la Giulietta a dieci metri da casa e quei dieci metri erano una doccia che sui vestiti non ritrovavi più le gocce ma acqua che grondava.

Dicono lo sconvolgimento climatico, l´inquinamento e il buco dell´ozono, non discuto, sarà vero, ma io ho memoria d´acqua di ogni tipo, il temporale a Nervi, stavamo senza luce raccolti in una stanza come in guerra e ricordo il sollievo alle campane che annunciavano il pericolo scampato. Alla radio i mille senzatetto per una tromba d´aria, forse era Veneto forse Romagna, io m´immaginavo le case scoperchiate, i tetti che volteggiavano per aria e la gente che pranzava con l´acqua nel tinello.

In quel tempo avevo paura della pioggia, in via Palestro penetrava dagli infissi, io aspettavo la catastrofe. Poi mi è diventata quasi amica, gocce benevole a confondere le prime lacrime di rabbia, gocce d´avventura da affrontare al campo scout, protetto dalla tesa ampia del cappello, gocce dispettose da riderci in bicicletta tornando da Arconate, gocce d´amore, un ombrello per due cuori, troppo ghiotta l´occasione da scuola a casa sua.

Infine l´ombrello l´ho buttato, assieme all´orologio, che il tempo facesse pure quello che voleva, a me bastava (e ancora basta) una cerata alla bisogna e un campanile per ascoltare quante ore sono. Ed è stato come avere il sole anche di notte.




 
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