Antonia
Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano 3 dicembre 1938). E’
stata breve la sua stagione, troncata dalla sua ipersensibilità,
quella stessa che la portava appena possibile sulle montagne, in cui
si immergeva anima e corpo.
Dolomiti
di
Antonia Pozzi
Non
monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in
volontà d'ascesa. E noi strisciamo
sull'ignota fermezza:
a palmo a palmo,
con l'arcuata tensione delle dita,
con la
piatta aderenza delle membra,
guadagnamo la roccia; con la
fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo
molle; ebbri d'immenso,
inalberiamo sopra l'irta vetta
la
nostra fragilezza ardente. In basso,
la roccia dura piange.
Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce
chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì
intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l'umidore
ed un remoto
lamento s'ode, ch'è come il
singhiozzo
rattenuto, incessante, della terra.
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