Intervista a Marco Solfanelli, editore della “Tabula Fati”
Un'intervista? A me? E se poi
dimentico di citare tutti gli autori? Forse sarebbe meglio intervistare loro (ma l'elenco lo fornisco io!).
Mi chiamo Marco Solfanelli,
sono del 1954, dirigo una casa editrice, per carità!,
mica una grande, una piccola piccola. Faccio tutto
io! Certo, con la collaborazione di mio padre (una volta c'era anche mia
madre), una segretaria, cinque collaboratrici tra redattrici e correttrici di
bozze, decine di prefatori e critici letterari, un
pugno di direttori di collane, e poi il grafico, la tipografia e tanti autori…
Però, sia ben chiaro, faccio tutto io!
Le origini della sua casa editrice?
L'editoria è una tradizione familiare.
Potrei partire dal 1962 con la Marino Solfanelli
Editore, ma è troppo lontano nel tempo, e poi io non c'ero. Allora saltiamo al
1975 con le nuove Edizioni Solfanelli? Io c'ero ma siamo ancora troppo lontano nel tempo. Va bene,
saltiamo ai primi anni Ottanta, è allora che la Solfanelli
si da una caratura nazionale con le tante collane
dedicate al fantastico e alla saggistica. Un collaboratore per
tutti, Oreste del Buono, e fra i tanti saggisti Franco Cardini e Giorgio
Galli. Solo una breve pausa tra il 1995 e il 1997, per poi ripartire con una
nuova avventura, la Tabula fati, che nel nome porta il suo destino.
Ma è solo un preludio, lo scorso anno 2005 diamo una svolta che riteniamo possa
riportarci ad una valenza nazionale con la diversificazione della casa editrice
in tre sigle editoriali.
Quali sono gli elementi di
originalità del suo progetto?
E' stato così sin dal principio: la
volontà di coniugare letteratura popolare con saggistica di spessore. Nel
nostro catalogo da sempre c'è stato spazio per onesti e sconosciuti scrittori a
fianco di autori già affermati.
Quale pensa che sia il futuro
dell'editoria in Italia e della sua casa editrice in particolare?
In fondo in fondo qui non cambia
nulla, anno dopo anno constatiamo che solo le novità di qualità, ancorché legate
alle mode del momento, si fanno classici consegnando all'umanità un accresciuto
patrimonio di inestimabile valore.
La nostra casa editrice fa la sua
piccola parte, sarà probabilmente solo letteratura popolare
e d'evasione ma le nostre pretese non sono quelle di generare pietre miliari
della civiltà, ma divertirci con l'onesto prodotto professionale di una
passione familiare.
In Italia si legge poco: di chi è la
colpa? Un po' anche delle case editrici?
In Italia si legge poco perché siamo
un popolo solare, che ama la vita all'aria aperta, la buona cucina e la vita di
comunità nelle mille piazze del nostro bel paese (altro che le brume
germaniche!). Siamo anche pochi milioni
a parlare la lingua italiana, a differenza di altri popoli che hanno una popolazione molto superiore alla nostra, vedi francesi,
spagnoli e anglofoni.
Le case editrici non hanno colpe! Se
poi i lettori prendono “fregature” con tanta letteratura spazzatura è perché se
lo sono andati a cercare! Perché non comprano le riviste letterarie?
Come immagina possa essere il suo
lettore ideale? E quali passi per avvicinare i lettori ai libri da lei editi?
Il nostro lettore ideale è colui che è
alla ricerca di letture appassionanti senza troppe elucubrazioni intellettuali.
L'importante per noi non è avvicinarne altri lettori, ma non perdere quelli
affezionati con qualche opera che si riveli una “fregatura”.
Cerchiamo di essere attenti alle opere
letterarie di “genere”, fantascienza, horror, giallo, che hanno un pubblico affezionato
e attento. Investiremo molto nei prossimi mesi in questo campo.
Quale dei suoi libri le ha dato le
maggiori soddisfazioni e perché?
Alcuni libri ci hanno dato
soddisfazioni per il solo motivo di averli editi; alcuni hanno avuto anche un
moderato successo di pubblico. Ricordo con piacere un'antologia di racconti
“fantastici” di Luigi Pirandello, “La villa del
caos”; ma sono veramente tanti i libri che ci hanno gratificato.
E' già finita l'intervista? Ma come si
fanno a raccontare, in poche battute, oltre 500 titoli curati, rapporti di
amicizia ed inimicizia con centinaia di autori, decine di direttori di collane,
migliaia di lettori? E delle delusioni? Insomma, non si può raccontare una saga
familiare in poche cartelle!
Facciamo ancora in tempo a riscrivere
tutto daccapo?