L'intervista è a Cinzia
Pierangelini, già artista per professione (è violinista), ma che sta
dimostrando un innato talento per la narrativa
Perché scrivi?
Credo
di scrivere per dare un senso alla vita, darle un'eternità a mio modo. Non mi rassegno
al fatto di essere qui di passaggio, per così dire. Creare mi pare l'unica
forma possibile di prolungare il mio esserci. Avrei potuto dipingere o
costruire, inventare, comporre... il significato e l'esigenza sarebbero stati
gli stessi. Suonare non mi dà la stessa soddisfazione per esempio; proprio
perché, appena fatte, le note scompaiono. Sono molto arrabbiata con le leggi di
natura insomma e mi ribello per quanto posso. Odio l'idea della morte, davvero.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
No,
io racconto storie e basta. Qualcuno mi ha detto che mi comporto come una madre
amorevole con i miei personaggi, se c'è un messaggio credo anch'io sia la
pietas, ma è involontario. Non desidero in ogni caso scrivere per dare
messaggi, ovviamente questo immagino succeda lo stesso
ma tento di rimanere fuori dalle storie più che posso. Il mondo che creo ha
diritto alla sua libertà...
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Dicono
tutti di sì e quindi mi adeguo... Per ciò che mi
riguarda ho sempre letto tantissimo perché mi piace, senza doppi fini insomma.
Anche adesso che, almeno per furbizia, dovrei far tesoro di tecniche etc.
finisce che mi lascio incantare dalle storie senza pensare ad altro. Ritengo
però che leggere sia fondamentale per aprire la mente, allargare gli orizzonti,
elasticizzate il cervello e sopportare la noia della quotidianità. Leggere è
nutrimento per l'intelligenza e per il cuore.
Che cosa leggi di solito?
Romanzi,
racconti, in gioventù qualche saggio filosofico ma
poco... Leggo in maniera disordinata, non trattengo né stili, né storie, né
autori: nulla! Dimentico tutto subito, e purtroppo non solo dei libri. Non
sarei in grado di parlare neanche di uno solo dei libri che ho letto (e sono
centinaia), così come non saprei ricordare le ore del mio passato, i vestiti
che indossavo, le cose che dicevo. Di tutta la mia
vita mi rimane una sensazione più che altro e così di ciò che ho letto. Ho
appena finito un romanzo in cui il protagonista ha un problema simile...
Quando hai iniziato a
scrivere?
Con
la coscienza di scrivere nel 2004. Prima di allora avevo scritto solo un
racconto, durante una tournee con Nicola Piovani. La
compagnia faceva un gioco qualche volta: scrivere racconti anonimi e poi
votarli, ero nuova del gruppo ma ci provai
aggiudicandomi un onorevole terzo posto. Comunque ho sempre scritto dall'età
dei tredici anni: poesie adolescenziali, chili di lettere, agende e diari
(anche un diario di coppia, ottima esperienza per conoscere il lato migliore
dell'anima gemella). Solo che, fino al 2004, non avevo mai pensato di poter
scrivere storie di altri, sganciandomi dalla mia vita che non trovavo poi così
interessante. Ho scritto racconti dunque all'inizio e poi mi son chiesta: ma
come si scrive un romanzo? Mi sono messa al pc e ho scritto un romanzo per
ragazzi. Quella è stata la folgorazione! Dare vita a un mondo e vivere giorno
per giorno con i personaggi, assistendo quasi alle loro vicende (io non sono di
quelli che progetta le storie o i caratteri, attendo che il libro si costruisca
da sé) ha un sapore quasi divino.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Che
dire? Per ora ottimi, spero di non dovermi
ricredere... Non ho trovato alcuna difficoltà a pubblicare sino a oggi e senza
spendere nulla. Ho all'attivo un libro di racconti, due presenze in antologie e
in uscita due romanzi oltre a varie antologie di premi e presenze su e-book.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Non
me lo sono mai chiesto... In genere succede che mi
germoglia una frase in testa, la prima frase del libro (mai cambiata la prima
frase) e da lì nasce un mondo che pare indipendente e reale, vero. Come se la
gente che c'è nei miei romanzi esistesse sul serio da qualche parte e io
dovessi solo trascrivere insomma.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Vorrei
dire di no ma sarebbe una menzogna. Sì, radicalmente
sì. Presuppone ore e ore di lavoro e concentrazione. Tempo che rubi altrove:
alla bimba, al marito, alla musica, nel mio caso, e persino allo svago. E
questo non sarebbe nulla se non ci pensassi tutto il giorno pure, vivendo in
simbiosi con quel mondo che solo tu senti vivo e a cui
sei interessato, affezionato anzi, come fosse una seconda famiglia. E poi ci
sono le gioie o le sconfitte che finiscono col metterti in gioco totalmente.
Non si rimane estranei, oggettivi... è un gorgo in cui si precipita per me e di
cui non si riesce più a fare a meno.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Avevo
un sogno: diventare scrittrice. Ho aspettato quarant'anni per farlo, per
incominciare a provarci perlomeno. Il consiglio è: non abbiate fretta, non
forzatevi, non immaginate di farne un lavoro, non vaneggiate di sfondare, non cercate
storie per sconvolgere il mercato, non vendetevi a prezzo dei vostri ideali. So
di suggerire consigli impopolari, fuori moda... ma per
me il libro è sacro, va scritto col cuore in mano. Per il resto ormai ci son
mille manuali, siti, scuole di scrittura creativa, corsi on-line, forum,
blog... in cui reperire ogni tipo d'informazione e scambiare esperienze
istruttive. L'unica cosa che non si può trovare è ciò che si ha da dire. Se non
hai nulla da dire, lascia perdere... non è ancora il momento giusto.