Esecuzione
Angela Capobianchi
Piemme
pp. 448 € 18,50
di
Salvo Zappulla
Premetto che sono un lettore
pigro, per cui seguire la trama di un thriller mi costa fatica, rischio di
perdere la fitta tela di indizi,o falsi indizi, spesso
intessuta dagli autori; rischio di dimenticare i nomi dei personaggi e
l'intreccio del romanzo. Ma questo libro mi ha tenuto con il fiato sospeso
dalla prima all'ultima pagina e ho seguito l'evolversi della vicenda senza
perdermi i più
piccoli particolari. Potenza della scrittura. Definire un thriller “Esecuzione”
di Angela Capobianchi mi sembra estremamente
riduttivo. Ci sono i morti, è vero (una strage), c'è un commissario dalla mascella dura che
indaga come nelle migliori tradizioni
poliziesche. Ma c'è anche dell'altro. Molto altro. Le
meravigliose descrizioni della pineta, un mondo incantato, con i suoi silenzi,
i fruscii del vento, il profumo del muschio, gli infiniti odori che si respirano. E
le macchie di sangue che ne spezzano l'idillio. Una capacità dell'autrice
questa che fa sussultare il lettore, lo scuote, lo trasporta dal paradiso
all'inferno e viceversa con grande maestria. Poi ci sono i profondi risvolti psicologici, un rapporto tra padre e figlio da
recuperare, un amore perduto e ritrovato. Il commissario Conti è un uomo con le proprie
debolezze, i momenti di abbandono che
ispirano simpatia e inducono a parteggiare per lui. Altra figura di grande
spessore è l'insegnante di piano, Luisa Baratti, una donna apparentemente
rigida e fredda, una donna tutta d'un pezzo, che ha consacrato la sua vita alla
musica e all'insegnamento, i cui allievi vengono
trovati uccisi uno dopo l'altro, ma che alla fine rivelerà una insospettata profonda sensibilità d'animo. Questo lo ritengo uno dei colpi a effetto più interessanti del
romanzo. Ancora un plauso all'autrice che padroneggia e gestisce con efficacia
la personalità dei suoi personaggi. E infine su tutto si eleva
la musica, l'incanto delle note che pervadono di aurea magica l'intero romanzo,
le note di Chopin che sembrano librarsi incantate per aria e ricadere macchiate
di sangue. Ancora una volta arte sublime e miserie umane a
far da contrasto. Di questa autrice ho letto anche I
giochi di Carolina, un altro romanzo che ha lasciato in me il segno, stessa
scrittura al fulmicotone che ti tiene incollato alla pagina e ti causa la
tachicardia, meno lirico e più classico come thriller, ma la mano è sempre
quella, cioè di un'autrice che ha un rapporto privilegiato con la scrittura.
Angela è nata per scrivere, per trasmettere emozioni violente ai suoi lettori.
Non a caso Esecuzione di recente si è
aggiudicato il premio NebbiaGialla di Suzzara (MN)
riservato alla letteratura noir e poliziesca, organizzato da Paolo Roversi. E
allora andiamo a conoscerla da vicino questa
scrittrice in continua ascesa e che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione
da stampa e addetti ai lavori.
Angela come nasce la passione per la letteratura poliziesca? Il
sangue che scorre, i delitti efferati fanno parte del tuo DNA o sono arrivati
dopo?
Sono
arrivati dopo, molto dopo… Fino a un certo punto della mia vita ho ignorato -
forse anche snobbato - il poliziesco. Erano i tempi in
cui leggevo quasi solo classici, condizionata com'ero dal vecchio pregiudizio
per il quale i gialli sono solo letture disimpegnate, leggere, di mera
evasione. Ed è stato appunto per evadere da un momento buio e doloroso della
mia vita, che ho preso in mano il mio primo Simenon.
E' stata una folgorazione. Da quel momento sono diventata una compulsiva
“consumatrice” di gialli, che ancora oggi costituiscono un buon cinquanta per
cento delle mie letture. In seguito, mentre ancora facevo l'avvocato, ho voluto
provare a scriverne uno io; e ho scoperto che quella che sembrava una
distrazione nei momenti liberi dal lavoro, era invece una passione autentica e
totalizzante che chiedeva di occupare nella mia vita molto più dei ritagli di
tempo che fino ad allora le avevo dedicato. L'istinto
mi diceva di assecondarla, la razionalità di ignorarla. Io, per una volta, ho
seguito l'istinto.
Le tue letture preferite. Gli autori che
hanno contribuito alla tua formazione di scrittrice.
Come ho detto,
i gialli ne costituiscono una buona parte. Ma,
all'interno del genere, prediligo le narrazioni d'atmosfera e introspezione,
che indagano nella psicologia dei personaggi oltre che sul delitto di turno.
Autrici come P.D. James ed Elizabeth George, con il
loro tocco sensibile e avvolgente, sono particolarmente nelle mie corde e non
escludo che in qualche modo abbiano influenzato il mio modo
di scrivere. Mi piace molto anche il legal thriller:
avendo svolto la professione legale, seguire le vicende processuali dei
personaggi di autori come Grisham e Turow mi intriga e mi diverte particolarmente. Per il resto leggo
di tutto, salvo i libri che vanno molto di moda.
Quanto influisce la tua professione di avvocato nei romanzi che
scrivi.
La mia vecchia professione mi
ha insegnato moltissimo quanto a logica, disciplina, rigore e attenzione per i
dettagli: tutti elementi che ricorrono nel concepimento di una buona difesa
“tecnica” e che - a mio avviso - sono altrettanto importanti nella costruzione
di una trama gialla. E poi, dato che le norme cambiano e si evolvono nel tempo,
i miei amici avvocati restano sempre il mio punto di riferimento quando si
tratta di aggiornare le mie nozioni di diritto penale e processuale.
Il tuo rapporto con la Sicilia. So di una grande nonna palermitana
che ricordi ancora con grande affetto.
Sì, mia nonna era di Palermo
e ne andava orgogliosa. Pur essendo arrivata in Abruzzo negli anni Venti - ed
essendoci poi rimasta per tutta la vita – neanche per un momento ha abdicato
alla sua forte sicilianità: mai le ho sentito dire una parola nel nostro
dialetto, piuttosto mi ha insegnato una quantità di espressioni del suo. Aveva
un carattere fiero e di poche parole, ma con un gran senso dell'umorismo. E
poi, per la sua generazione, era estremamente moderna:
mi lasciava una grande libertà, riuscendo a sorvegliarmi senza mai sembrare
invadente. L'ho amata come una seconda madre e stimata moltissimo come donna;
per cui - visto che peraltro sono vissuta con lei e in
certe cose ho finito per assomigliarle molto - è inevitabile che mi senta un
po' siciliana anch'io.
Il miglior pregio che ti riconosci.
L'onestà.
Il peggior difetto.
L'orgoglio smodato.
Nell'antologia “Giallo Panettone”, appena uscita per Mondadori,
con introduzione di Luca
Crovi, so che ci sono alcuni tra i più famosi scrittori italiani,
oltre te. Ce ne vuoi parlare? E cosa c'è
in cantiere?
E' un onore trovarmi in un
tale contesto, fra maestri del giallo italiano e un editore prestigioso come Mondadori. Del
mio racconto - “A pranzo con la zia” - posso dire che è ambientato in Abruzzo
e, a dispetto del titolo innocuo e quasi rassicurante, ha un intreccio decisamente diabolico.
Intanto sto lavorando a un
nuovo romanzo, che stavolta sarà ambientato in un liceo classico. Atmosfere gotiche, storia antica, lingue morte, vecchie e giovani
generazioni a confronto. E, ovviamente, un altro
sanguinoso enigma per Riccardo Conti, il commissario di “Esecuzione”. Di
più non posso dire, perché in un giallo è severamente sconsigliato fare
anticipazioni sulla trama. E poi, per essere sincera fino in fondo, al momento
non ne so molto altro nemmeno io: i miei personaggi non mi dicono mai tutto
fino alla fine.