Intervista
a Fabrizio Corselli, autore di Amor di Ninfa, edito in proprio tramite lulu.com.
L'intervistato è Fabrizio
Corselli, poeta e saggista, nato nel 1973 a Palermo. Ha pubblicato nel 2001 il libro di
poesie sui miti greci I Giardini di Orfeo,
Edizioni Laboratorio Giovanile. Diverse le pubblicazioni di poesie e critica
letteraria su riviste del settore. Si occupa da tempo di iniziative volte a
promuovere il mondo della poesia, con un occhio di riguardo nei confronti della
cultura classica greca.
Non è molto che è uscito
questo tuo ultimo lavoro che tratta, se non vado errato, del mito di Eros e
Psiche. Ce ne vuoi parlare?
L'opera in questione, che
rivisita il famoso mito di Eros e Psiche in una chiave del tutto nuova e
avvincente, è un tipo di lavoro che ben si scosta dal mio solito stile.
Amor
di Ninfa segue un iter tematico ben definito, accompagnando il
protagonista, per l'appunto Eros, che qui prende le vesti di un poeta, in
un'esperienza unica nel suo genere; in questo viaggio che egli intraprende
attraverso le foreste della catena montuosa di Nonancride,
in Arcadia, dove conoscerà l'amore della ninfa
Psiche, egli condividerà
finanche lo struggimento di Eco per il
proprio Narciso (Dolore di Ninfa) e
ancora il lamento di Orfeo per la sua Euridice. Un
tipo d'opera ad ampio respiro che abbraccia finanche diverse storie mitiche,
creando un particolar excursus sulla tragicità degli amori impossibili ma
sempre contestualizzate al tessuto ideativo del libro.
Il fulcro di Amor di Ninfa è la sua
strutturazione, la sua progettualità che affonda i propri nuclei ideativi nelle
articolate tesi estetologiche sulle ninfe, non intese
come mere creature dedite alla ninfomania, o semplicemente ridotte a detentrici
della fatuità erotica. I due caratteri principali sui quali si fonda l'opera
sono “il silenzio” nel suo senso di “muto tacere”, sintetizzato in un sottile
anelito per la propria ninfa amata (oltre che legato alla percezione del bello)
e l'elemento dell'acqua nella sua perspicua referenzialità
della ninfoflessia, di questo delirio e principio
cosmico che si perpetua attraverso e nell'acqua. Una possessione che per i
greci ha sempre avuto un valore ben più grande della stessa sophrosyne, ossia la
consapevolezza dei propri limiti e forma di autocontrollo. Ma questa è una
storia ben ardua e troppo onerosa da trattare in questa sede.
L'opera è stata divisa in quattro sezioni
più un epilogo poetico. Questa divisione è fedele al mio stile, alla mia
abitudine di scrivere non una silloge bensì opere tematiche.
La caratteristica di Amor di Ninfa è il
ribaltamento che viene operato nei confronti dei due personaggi della mitologia
classica, vedendo qui l'erote dalle frecce d'oro come
colui che soffre, e tale sofferenza sarà seguita dalla cruda meditazione di
Psiche, la quale si strugge per un amore così contrastato. Rispetto al mito per
eccellenza, qui viene tolto anche il “lieto fine”, relegando i due amanti a una
condizione di imperituro desiderio, anelando anche uno solo di quei doni mortali
che ritrova la sua passionalità nel… Bisognerà leggere il libro per poterlo
scoprire.
La figura della ninfa, si
esaurisce soltanto in questa figura di supporto all'Estetica o possiede un
altro significato?
La ninfa, in quest'opera,
si veste anche della figura di mediatrice delle muse; un delirio che non è solo
“mania” o causa dell'esser “nympholeptos” ma delirio
inteso come inafferrabilità d'una ispirazione
sublimata, che ritrova il suo paradiso in quel “muto tacere” che gli stessi
simbolisti elogiarono così tanto: “poiché tacendo la privazione che ne deriva
si veste di una forte carica metaforica”; ed è qui che il poeta Eros vacilla e
insorge nel suo dialogo poetico iniziale con un tono che richiama un satiro in
preda all'estasi bacchica; questo è il potere ma parimenti la condanna dell'ineffabile, questo il senso di
vuoto e impotenza di fronte all'aura che promana dalla propria fonte di
creazione, aura che diviene divinizzazione della stessa Arte. Anche il finale,
allegorizzato e metaforizzato, rivela la condizione dello scrittore di fronte
alla luce del creare, di un timore panico che viene generato nell'accostarsi
alla propria componente ispirativa, l'incontro con la
propria Musa (Ninfa).
Hai
detto prima che lo stile in Amor di Ninfa è diverso, in che senso?
Lo
stile cambia nel senso che è più diluito rispetto alle forme epiche (“metro
arcadico” ed “epica forma”) che sono solito usare e cambiano i registri
linguistici, anche se l'opera diventa una forma ibrida a causa della presenza
dei testi appartenenti al Satyros. Diversa è anche
l'impostazione della musicalità del verso che qui non assume un aspetto
fondamentale come nei precedenti lavori, bensì è la parola stessa a far da
padrona. Questo lavoro è più una sintesi tra il moderno e il classico. Ha scritto,
di recente, Matteo Veronesi, in una email privata, dopo aver letto Amor di Ninfa: “Mi sembra
che tu abbia riletto Apuleio attraverso il Mallarmé
del Pomeriggio di un fauno, riuscendo dunque a fondere mirabilmente classicità
e modernità”.
Hai fatto riferimento ad
altri miti in Amor di Ninfa, e in
particolar modo, ho potuto notare, esattamente nella sezione Cuore di Ninfa, la presenza di testi
prelevati proprio da un'altra opera, per la precisione dal Satyros; non credi che questo
possa sminuire il libro?
Assolutamente no. Questo
fa anche parte del mio modo di strutturare certe opere. L'inserzione avviene
sempre per contestualizzazione; ricorda che è un'opera tematica. In questa
maniera, creo una interattività concettuale con altre
mie opere, lo scambio è dinamico. Il tutto ha sempre una sua logica. Psiche,
nel momento in cui si cruccia per questo amore impossibile, forgia
tristi canti altresì rievoca una serie di paradigmi di amori impossibili
attraverso i versi del satiro Chelide; un capripede che intraprese un lungo viaggio, salpando dalla
propria Arcadia, alla ricerca del senso dell'esistenza mortale e del principio
cosmico dell'Amore.
Questa tua passione per
la mitologia ellenica si traduce, anziché in testi in prosa, in veri e propri poemi
e poemetti, tanto che si ha l'impressione di leggere qualche cosa scritta
all'epoca di Omero.
Ho sempre detto che sei
nato almeno con 2.500 anni di ritardo, ma la tua visuale del mondo è
necessariamente nel presente. Arrivo alla domanda: c'è richiesta di questa
poesia classica, oppure l'italiano, che disdegna perfino quella contemporanea,
è dimentico delle grandi opere del passato ed è quindi restio ad accettarne
versioni scritte al presente?
Richiesta non credo.
Stiamo parlando in ogni modo di un contesto dove la stessa lingua madre sta
perdendo terreno, non solo per l'ignoranza e la stupidità della nuova
generazione ma anche per il tipo di abitudini sbagliate, come quella del
messaggio da cellulare. A tutto questo aggiungiamo anche una falsa democratizzazione
dell'Arte che ha fatto la fortuna degli imprenditori editoriali, i quali
nemmeno operano una selezione sui testi pur di intascare i soldi del
malcapitato e sedotto scrittore; questo appianamento culturale dato dalla
troppa facilità di pubblicazione (compresa la formula “paga e diventa
scrittore”) porta a una dequalificazione dell'Arte stessa; nessuno più saprà
riconoscere un'opera buona da una cattiva, l'importante è l'avvenuta
pubblicazione. Molti di questi, alla fine, quando ci si confronta in un dialogo
sulla poesia, hanno dubbi su cosa sia un verso. Inoltre, coloro che dovrebbero
assicurare la salvaguardia dell'istruzione, e non parlo solo dei politici incapaci, sembrano quasi concorrere in questo gioco
di autodistruzione.
Si parlava l'altro giorno con alcuni
professori di greco, proprio del fatto che ormai la cultura classica non
interessa più alla maggior parte della gente; basta pensare, alla proposta di
ridurre le ore di greco e quelle di latino, se non fino ad arrivare
all'abolizione di quest'ultimo. Non si tratta solo della poesia ma di tutto ciò
che riguarda il classico, il quale viene liquidato come “morto”. Come si
pretende di far accettare una poetica che richiede per di più molta
riflessività e attenta analisi. Ci vuole tempo per la lettura, ma chi legge?
Certo non tutta l'Italia, ma la stragrande maggioranza è pigra, e pretende
tutto sul piatto d'argento. Il libro più venduto, secondo me è il Bignami,
libro che merita di essere distintivo dell'individuo medio italiano.
Si ricorda che l'Italia è soprattutto una
Repubblica fondata sul calcio e sui reality show.
Tu prediligi soprattutto
l'epica (ricordo l'Achilleion), oppure quel lavoro su
Leonida. Non hai mai pensato di scrivere qualche cosa su Alessandro Magno?
Ho sempre pensato di
scriverlo un componimento, come lo è stato per Achille, sul grande Alessandro. Alessandro Magno è secondo me al pari di Achille o di un
Ercole, in effetti già lo vedo
vestito della Leonté, ossia la pelle del leone di
Nemea che lo stesso semidio uccise e che divenne simbolo di fierezza e
orgoglio; simbolo che influenzò anche atleti olimpici quale Milone
di Crotone. Del resto, trattare un eroe non è solo occuparsi della sua persona
ma dei concetti a esso sottesi, quale coraggio, propensione al valore bellico e
morale, gestione di un regno nella diretta forma di capacità di governo e così
via. Attraverso il mito oltre a eternare un ricordo, si riverberano anche nella
modernità precetti e concetti sempre attuali, immutati in ogni era.
Dovrei andare a studiare un po' di più sulla storia che gl'appartiene e
il contesto storico. La poesia è soprattutto ricerca e studio, specialmente per
l'epica moderna.
Ho notato che per
stampare questo libro sei ricorso ai servizi di lulu.com.
Hai provato prima con qualche editore e hai trovato porte chiuse, tranne per
proposte di stampa a pagamento, o è stata una tua precisa scelta, e in tal caso
per quale motivo?
Ho provato con qualche
editore, ma non ho agito più di tanto e non secondo una metodica ben definita
di pubblicità, ma non con l'epica moderna; ciò che mi caratterizza, forse, è proprio
una sorta di strafottenza per la pubblicazione (dai più tendenziosi
interpretata come una buona scusa per non essere stato pubblicato, “se non
pubblichi non sei uno scrittore”). Ricordo a tutti che Winckelmann
autoprodusse il proprio Pensieri sull'Imitazione.
Io ho iniziato a pubblicare e-book, perché
la mia intenzione è sempre quella: diffondere la cultura, specialmente l'amore
per il mito e i classici, e lo si può fare benissimo attraverso la rete.
Non tanto la pubblicazione in sé ma quanto
la volontà od ostinazione alla pubblicazione, la sento più una velleità da
Grande Fratello o da Reality.
Una volta scoperto Lulu,
ho deciso di usarlo, passando dall'e-book al cartaceo, comunque per avere
l'opera con una migliore veste grafica e renderlo presentabile fisicamente.
Per adesso continuo a fare ciò che ho
sempre fatto, io ho scelto un percorso e quello seguo. Magari un giorno mi
sveglierò e deciderò di consegnare una copia del libro a un editore… poi si
vedrà. Io, conosco me stesso.
Progetti letterari per il
prossimo futuro?
Tanti. Soprattutto quelli
di collaborazione con Università, Scuole e Professori di Greco. Per adesso non svelo nulla. A livello di produzione letteraria ho da
portare avanti un vero e proprio Ciclo Bellico, intitolato Promachos, Ciclo delle guerre antiche.
Grazie, Fabrizio, per le
interessanti ed esaurienti risposte, e auguri per Amor di Ninfa e per il
prossimo Ciclo
Bellico.
Amor di ninfa
di Fabrizio Corselli
per Lulù.com
Poesia mitologica
Pagg. 72
Paperback: € 5,50
Download: € 2,20
Il
link per poter acquistare il libro è: