La
caduta – Friedrich Durrenmatt – Einaudi –
Pagg. 62 – ISBN 9788806213756
– Euro 8,00
In
equilibrio precario
N
è il ministro delle poste di un governo rivoluzionario il cui
messaggio di sovvertimento della realtà deve essere ancora
imposto alla massa attraverso l’uso della violenza; affinché
sia reso possibile l’ordine nuovo occorre infatti che essa, la
massa, abbandoni il suo egoismo individualista per abbracciare un
significativo bene comune. Il popolo però non sta bene, direi
che in tanti, addirittura spariscono, e di essi non si sa niente. Di
contro, salda è la struttura del potere che questo nuovo
sistema alimenta. N è il tredicesimo, per importanza, ma in
realtà neanche lui è stabile nella sua posizione,
raggiunta tra l’altro per pura combinazione di eventi. Ci
troviamo con lui a un’importante riunione e assistiamo
all’arrivo progressivo degli altri membri del direttivo; mentre
essi prendono posizione intorno a un tavolo li conosciamo nei loro
ruoli ministeriali, nei loro profili professionali, anche tramite il
soprannome dato loro dal capo, e soprattutto li inseriamo in un
delicato gioco di potere che li vede schierati e, tutti, in bilico.
Insomma la società è instabile, il centro del potere lo
è ancora di più. L’assenza di uno di loro alla
riunione, l’ennesima epurazione del dissidente, mina
l’equilibrio precario e dà il via a un necessario
sovvertimento e a un nuovo gioco del potere. Qualcuno cadrà,
qualcun altro se ne gioverà, la casualità
trionferà.
Magistrale
racconto dello svizzero, una vera perla, che oltre l’estrema
gradevolezza narrativa impiantata su una struttura geometrica, su una
nomenclatura nota, su un’estrema spersonalizzazione dei
personaggi chiamati con le semplice lettere maiuscolo dell’alfabeto,
coinvolge il lettore con la necessità di appuntarsi
didascalicamente sigle, ruoli, posizioni, pensieri, collusioni,
alleanze e inimicizie, mantenendone desta e tesa l’attenzione
per avviarlo alla necessaria riflessione sociopolitica.
Rivoluzione,
strutture del potere da essa generate, il potere di per sé:
non c’è ideologia che regga, nonostante le buone
intenzioni, al limite che il potere porta in sé : è
gestito dagli uomini e nel caso del potere generato da rivoluzionari
diventa ancora più pericoloso perché mummifica ciò
che nasceva per sovvertire creando al suo interno un paradosso di
difficile gestione. Ben venga il caos, sembra dirci lo svizzero.
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