L’oblio
che saremo – Hector Abad – Einaudi –
Pagg. 258 – ISBN 9788806192822
– Euro 17,50
Una
storia esemplare
Richiamata
da uno splendido titolo - scopro poi essere l'incipit di una lirica
di Borges, la cui attribuzione è stata più volte messa
in dubbio in quanto parte degli ultimi scritti senza attestazione
editoriale e citati per la prima volta da questo autore colombiano -
mi ritrovo a leggere un vero e proprio tributo a un padre molto
amato. È un memoriale autobiografico, non dunque un romanzo, e
insieme è un atto di scrittura necessario a un figlio che ha
perso il genitore amato e compie il definitivo e ultimo atto di un
laborioso percorso di elaborazione del lutto. La specificità
dello scritto, rispetto a quella che parrebbe a prima vista una
storie fra tante, risiede nel fatto che trattando un dolore personale
si offre il ritratto della travagliata storia colombiana di cui il
padre, annoverabile oggi fra i suoi martiri moderni, fu involontario
protagonista. Era un medico poco avvezzo alla pratica chirurgica e un
pragmatico dispensatore di principi di igiene, convinto, nonostante
fosse un professore universitario, di avere il dovere di istruire le
persone raggiungendole di persona nei luoghi più poveri del
Paese. Era un idealista e si batteva per una seria riforma agraria,
per l'acqua potabile accessibile a tutti, per i vaccini e per i
diritti umani, professore spesso costretto all'esilio volontario per
allentare la pressione ricevuta tra i palazzi dell'università
in seguito al suo pericoloso esporsi che lo rendeva inviso alle
classi sociali più conservatrici. La sua morte arriva
preannunciata e non temuta perché, benché morissero
progressivamente tutte le persone vicine a lui, egli era consapevole
della sua fortuna e della sua vita felice e pur non preferendo
morire, altro non poteva fare che vivere ancora come aveva sempre
fatto anche se minacciato.
Lettura
interessante, inizialmente eccessiva e ripetitiva nel decantar le
lodi paterne per giungere a un giusto equilibrio espressivo nella
parte centrale e in quella più delicata che ci consegna la
rappresentazione dell'omicidio e del dolore senza cadere nel vanto o
nella retorica. Lo consiglio, a me ha richiamato nomi quali Guido
Rossa, Mario Calabresi, gli anni di piombo ma anche Falcone e
Borsellino e la loro lotta alla mafia. Ci sono pagine in cui viene
descritto lo scenario colombiano fra gli anni '70 e '80 e ci si
ritrova basiti a contemplare la descrizione di meccanismi già
noti e già vissuti qui in Italia e purtroppo non ancora
tramontati.
Siti
|