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  Letteratura  »  L'uomo è forte, di Corrado Alvaro, edito da Bompiani e recensito da Siti 10/09/2019
 
L’uomo è forte – Corrado Alvaro – Bompiani – Pagg. 288 – ISBN 9788845298356 – Euro 12,00



Una distopia ignota ai più



L'ingegnere Dale, disgustato dalla vita che conduce all'estero e smosso nell'intenzione dalla visione di una scultura proveniente dalle sue terre in mostra nell'Esposizione della città ove abita, decide di tornare nel suo Paese, vi manca dagli anni della prima infanzia e si è costantemente tenuto aggiornato sulla guerra fra partigiani e bande che vi imperversa; Barbara, una giovane donna sua amica, gli scrive che al momento i partigiani hanno la meglio e che è dunque un periodo relativamente tranquillo. Gradualmente, col suo arrivo, il lettore viene immerso in un'atmosfera dapprima impregnata della novità tipica di chi prende contatto con una realtà nuova, per poi sentirsi avviluppato in atmosfere sempre più più atipiche, stranianti, inusuali: non sono eventi particolari a innescare uno stato di allerta quanto gli atteggiamenti, le predisposizioni personali, i comportamenti. Tutto invita a una moderata presa d'atto di un costume nuovo, di un fare da rimodulare, a partire dalle relazioni da instaurare con le persone.

Soprattutto Dale si rende conto che egli è avvertito come uno straniero, un diverso, un potenziale nemico, offrire la sua professionalità al servizio del governo non sarà semplice, conoscere nuove persone sarà altrettanto arduo e perfino frequentare la sua amica Barbara potrebbe destare sospetto...
Un romanzo distopico, anticipatore del grande fratello di Orwell, una società privata di libertà, in balia di sussurri, delazioni, tradimenti, denunce. Al bando ogni forma di individualità: pensieri e sentimenti sono pericolosi, il governo ambisce alla felicità di ognuno che può essere raggiunta annullando il sentimento di colpa che si proverebbe al solo pensiero di non conformarsi. -“Noi” proseguì l'Inquisitore, “vogliamo che i nostri cittadini siano felici. Devono essere felici per forza (...) Tutto quello che li turba è delittuoso. Essi hanno la verità, la giustizia , la felicità. Essi non hanno misteri. Possono vivere pubblicamente uno di fronte all'altro, senza nascondersi nulla. Non si devono nascondere nulla. Il mondo intero deve essere pulito, senza ombre, senza segreti, senza veleni di desideri e di nostalgie. Ora esiste una pianta umana che non siamo riusciti ad estirpare del tutto, è un'intera razza di uomini. Essa deve scomparire. Dopo il mondo sarà felice, soltanto dopo. Deve essere felice”-. Dale tenterà di muovere obiezione a siffatte ideologie senza riuscire però a rappresentare se stesso e la sua volontà, vittima anche a lui, sebbene a modo suo, di un processo di involontaria adesione. L'opera uscì nel 1938, epurata di una ventina di righe per mano della censura fascista che avrebbe voluto falciarla di venti pagine, passò inosservata, venne bandita solo nella Germania nazista, fu costretta sempre per mano della censura ad un' ambientazione russa; gli è più congeniale la dimensione atemporale che si adatta a qualsiasi frangente nel quale venga negata la libertà. A me ha ricordato la Spagna di Salazar rappresentata da Tabucchi in “Sostiene Pereira”. Interessante prova di un autore non troppo conosciuto e che si associa generalmente al mondo calabrese da lui rappresentato nella sua opera più nota mentre penso sia più rappresentativo il suo “Quasi una vita”, vincitore del Premio Strega nel '51 per restituire all'intellettuale la sua giusta dimensione.


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