É
sempre estate - Abdou
Mbacke Diouf – goWare – Pagg. 286 – ISBN
9788867975143
–
Euro 13,99
Un
libro può arrivarti sul desktop anche sotto forma di quieta
provocazione.
“Avete rifiutato la mia partecipazione al
vostro Premio perché sarei arrivato oltre i termini previsti e
allora io mi presento lo stesso. Sono qui. Se vorrete leggermi…”
Eh,
caro libro, i concorsi, quando vogliono essere seri e inattaccabili,
non possono derogare dalle regole stabilite, ma – si sa –
i libri desiderano partecipare non tanto e non solo per vincere,
soprattutto per farsi leggere. E io che a simili provocazioni
rispondo con entusiasmo e curiosità mi dico: bene! Ti leggo.
Anche se leggerti in PDF stancherà non poco i miei occhi.
285
pagine ripartite in 85 capitoli, un breve epilogo, un’appendice.
Ma non sono capitoli, sono 85 brani di prosa per lo più
poetica, che gioca soprattutto con l’uso talvolta quasi smodato
delle iterazioni. E così il concetto o il sentimento espresso
s’imprime nella memoria proprio come succedeva un tempo per le
storie orali. Certo, penso, agli estimatori della “bella
lingua” questo stile potrebbe non piacere: è troppo
semplice, troppo parlato, troppo minimale. Ma è il linguaggio
vivo dei giovani venti – trentenni di oggi. Sì, proprio
di quelli che puntano all’autenticità e all’eliminazione
delle sovrastrutture; di quelli che anche in letteratura
improvvisano: la generazione degli anni Novanta. E infatti trovo
scritto in Appendice:
“…Nessuna
preimpostazione.
Scrivo
a caso. Come mi viene, come sento, come mi va, “per gioco, per
il gusto di potermi sfogare”, senza correzione, ma solo
improvvisazione. Un po’ come vivo la mia
vita.
Improvvisando.
Ma
sempre con lo sguardo rivolto dritto in avanti. Cercando di trarre il
meglio da tutto ciò che mi capita”
Nei
siti che frequento ne ho già conosciuto qualcuno che scrive
così, narrandoci la vita quotidiana. La vita quotidiana in un
“io e gli altri” raccontato con il cuore in mano e il
linguaggio usuale. Mi piace questa aderenza a se stessi, questo
denudarsi. Lo trovo coraggioso e, appunto, pacificamente
provocatorio.
E mi immergo nei capitoli che capitoli non sono.
Me ne rivesto. Partecipo. Sorrido. M’indigno. Annuisco. Mi
commuovo. Sento i personaggi. Eh, sì, è sempre estate
dentro questo libro!
Ma non dirò niente della trama ben
sviluppata. Lascerò che le piccole storie quotidiane che
“fanno” le intense storie affettive di Abdu, Modou,
Aicha, Anna, Saahra restino una bella sorpresa per i lettori.
Alla
fine mi chiedo a quali altri libri, senza fare graduatorie di merito,
potrei accostarlo. Mi torna in mente un “Jack frusciante è
uscito dal gruppo” Bologna – anni Novanta, un “Chiedi
alla polvere” – Los Angeles, anni Quaranta; e vari altri.
Romanzi per lo più autobiografici che raccontano la formazione
di una nuova generazione immersa in un certo ambiente culturale e in
una certa epoca; e restano a testimoniarne le peculiarità.
“E’
sempre estate” ci racconta l’intimità della
generazione nata negli anni Novanta: multietnica, multiculturale,
tecnologica, non arresa a farsi schiacciare dalla paura e dalla paura
di non farcela, quella dei giovani definiti da Umberto Galimberti del
“nichilismo attivo” che, nonostante la complessità
caotica del mondo globalizzato, pur consapevoli di non essere per la
società quelli “di
prima scelta”, si
sforzano con ragionevole pazienza di realizzare i propri sogni di
amicizia, amore, lavoro e partecipazione positiva alla vita
civile.
Un libro la cui lettura consiglio vivamente sia ai
giovani per specchiarvisi, sia ai “grandi” per
comprendere meglio i moti dell’anima di figli e nipoti.
Dopo
la lettura sono stata molto contenta di scoprire che sui social sta
spopolando “Resilienza” un bel brano poetico tratto dal
cap. 39. Da parte mia, per illustrarvi l’approccio alla vita di
Abdou Diouf ho scelto un altro capitolo – brevissimo:
da
“E’ sempre estate” di Abdou Mbacke Diouf
CAPITOLO
78
FIRENZE
Per
nascondere una delusione, di qualsiasi tipo, ho sempre pensato che la
miglior cosa sia innamorarsi. Di nuovo. Non parlo di una persona, ma
di quello che ci circonda.
Mi
sono alzato presto oggi: vado a innamorarmi. Di nuovo.
Di
una città, di una piazza, di una stradina, di un paesaggio, di
una margherita che sbuca tra le rotaie della tramvia, di una coppia
di turisti che mi ferma per una foto, di un bar, dei lungarni, di un
piazzale da dove si vede l’intera città, dei mercatini
davanti alla stazione, di un monumento, di un venditore ambulante che
mi ferma, della casa di uno scrittore, degli artisti di strada e del
loro cappello per i soldi accanto, di un pittore che dipinge lungo il
marciapiede, dei palloncini disegnati sui muri da un personaggio
sconosciuto, di una ragazza che cerca il mio sguardo senza
trovarlo.
Di
una giornata di Sole. Vado a innamorarmi di nuovo. Di Firenze.
Abdou
Mbacke Diouf
nasce a Cotonou il 7 agosto 1989, da genitori senegalesi. Cresce in
Senegal dove resta fino all’età di cinque anni per poi
trasferirsi in Italia, ad Arezzo, con tutta la famiglia. È il
più grande di cinque figli, tre sorelle e un fratello.
Frequenta tutte le scuole nella città aretina e prosegue il
suo percorso formativo all’Ateneo di Firenze dove si laurea in
Biologia nel 2013, consegue poi la specializzazione in Biologia
molecolare nel 2017. Ha giocato a pallavolo tra Arezzo, Firenze e
Pisa. E proprio qui, a Pisa, come passatempo tra un allenamento e
l’altro, ha iniziato a scrivere le pagine di questo libro col
titolo iniziale di “Appunti di un libro che non ho mai
scritto.” Dal 2017 gioca come centrale nel Sabaudia Pallavolo.
Franca
Canapini
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