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  Letteratura  »  I fratelli Askenazi, di Israel Joshua Singer, edito da Newton Compton e recensito da Siti 15/03/2020
 
I fratelli Askenazi – Israel Joshua Singer - Newton Compton – Pagg. 630 – ISBN 9788822711724Euro 4,90



Nel cuore della storia



Dopo aver letto “La famiglia Moskat” e “La famiglia Karnowski”, per citare le due più conosciute saghe familiari della letteratura yiddish, l’una del premio Nobel Isaac B. , l’altra del fratello Israel J. e dopo aver inseguito per alcuni anni le rappresentazioni del popolo annientato, in terra europea come in terra americana per il tramite di J. Roth e del suo “Giobbe” o attraverso Malamud e il suo malinconico commesso, davvero non pensavo di poter nuovamente imbattermi in una narrazione che potesse uguagliare le precedenti. Inutile dire che il corposo romanzo di Israel J. Singer ha oltrepassato ogni mia aspettativa, con il suo solito stile pacato e asciutto, con un’ inesauribile capacità narrativa, a cui basta un unico colpo di fioretto per arrivare al cuore e per il suo tramite passare alla mente a suggerirle le verità nascoste ma già rivelate e contenute, come arcani misteri sopravvissuti al tempi, nei sacri libri della Bibbia. Non occorre crederci a tali verità, ci si riveleranno comunque nel nostro percorso di vita e anche noi avremo un momento nel quale, ripiegati su noi stessi, cercheremo il significato della nostra esistenza, domandandoci se quella vissuta è stata degna di noi. Tale è il lascito di questo coinvolgente romanzo storico, di ampio respiro, poggiato su solida ambientazione storica e geografica: la Polonia e i possedimenti dell’impero russo negli anni cruciali compresi tra la seconda rivoluzione industriale e la prima guerra mondiale, passando per la rivoluzione russa e terminando con l’involuzione economica generata dalla sovrapproduzione sul finire degli anni venti del secolo scorso. Una narrazione dunque che intrecciando la storia universale a quella particolare punta i suoi riflettori sul nucleo originario di quella che poi sarebbe diventata la fiorente e feconda industria tessile di ?ód? . Protagonisti due fratelli ebrei, gemelli diversi, Jacob Bunim e Simcha Meyer, pur senza fare della loro originaria diversità e del loro antagonismo, l’unico e riduttivo fulcro narrativo. Direi anzi, che le loro storie individuali scorrono su binari paralleli, con rari e sporadici incontri che fomentano il seme della discordia la quale però è sempre taciuta, sottintesa, mai dunque direttamente rappresentata ma quasi filtrata dal succedersi incalzante degli eventi, della vita. Un romanzo che permette di approfondire altresì la parabola crescente dell’odio antisemita, il suo montare in una terra dove tedeschi ed ebrei avevano creato, dal nulla, ricchezza e prosperità e con esse disparità e differenze di classe, una terra capace di digerire il capitalismo borghese solo quando non generato dagli ebrei. Uno scritto che restituisce dunque una visione più completa della storia, inserendo le comunità ebree in qualità di protagoniste in quel parossismo capitalista che generò poi solo abominio e violenza. Da leggere, sicuramente.


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