I
fratelli Askenazi
– Israel Joshua Singer - Newton Compton – Pagg. 630 –
ISBN 9788822711724
– Euro
4,90
Nel
cuore della storia
Dopo
aver letto “La famiglia Moskat” e “La famiglia
Karnowski”, per citare le due più conosciute saghe
familiari della letteratura yiddish, l’una del premio Nobel
Isaac B. , l’altra del fratello Israel J. e dopo aver inseguito
per alcuni anni le rappresentazioni del popolo annientato, in terra
europea come in terra americana per il tramite di J. Roth e del suo
“Giobbe” o attraverso Malamud e il suo malinconico
commesso, davvero non pensavo di poter nuovamente imbattermi in una
narrazione che potesse uguagliare le precedenti. Inutile dire che il
corposo romanzo di Israel J. Singer ha oltrepassato ogni mia
aspettativa, con il suo solito stile pacato e asciutto, con un’
inesauribile capacità narrativa, a cui basta un unico colpo di
fioretto per arrivare al cuore e per il suo tramite passare alla
mente a suggerirle le verità nascoste ma già rivelate e
contenute, come arcani misteri sopravvissuti al tempi, nei sacri
libri della Bibbia. Non occorre crederci a tali verità, ci si
riveleranno comunque nel nostro percorso di vita e anche noi avremo
un momento nel quale, ripiegati su noi stessi, cercheremo il
significato della nostra esistenza, domandandoci se quella vissuta è
stata degna di noi. Tale è il lascito di questo coinvolgente
romanzo storico, di ampio respiro, poggiato su solida ambientazione
storica e geografica: la Polonia e i possedimenti dell’impero
russo negli anni cruciali compresi tra la seconda rivoluzione
industriale e la prima guerra mondiale, passando per la rivoluzione
russa e terminando con l’involuzione economica generata dalla
sovrapproduzione sul finire degli anni venti del secolo scorso. Una
narrazione dunque che intrecciando la storia universale a quella
particolare punta i suoi riflettori sul nucleo originario di quella
che poi sarebbe diventata la fiorente e feconda industria tessile di
?ód? . Protagonisti due fratelli ebrei, gemelli diversi, Jacob
Bunim e Simcha Meyer, pur senza fare della loro originaria diversità
e del loro antagonismo, l’unico e riduttivo fulcro narrativo.
Direi anzi, che le loro storie individuali scorrono su binari
paralleli, con rari e sporadici incontri che fomentano il seme della
discordia la quale però è sempre taciuta, sottintesa,
mai dunque direttamente rappresentata ma quasi filtrata dal
succedersi incalzante degli eventi, della vita. Un romanzo che
permette di approfondire altresì la parabola crescente
dell’odio antisemita, il suo montare in una terra dove tedeschi
ed ebrei avevano creato, dal nulla, ricchezza e prosperità e
con esse disparità e differenze di classe, una terra capace di
digerire il capitalismo borghese solo quando non generato dagli
ebrei. Uno scritto che restituisce dunque una visione più
completa della storia, inserendo le comunità ebree in qualità
di protagoniste in quel parossismo capitalista che generò poi
solo abominio e violenza. Da leggere, sicuramente.
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